Va di moda, in questo periodo, l’altra Corea, quella del Nord. Meno abitata, isolata dal resto del mondo, soggetta ai voleri strampalati del Caro Leader che tiene tuttavia il globo col fiato sospeso sotto la minaccia del nucleare.
Sicuramente (ammesso che ne siano a conoscenza) i Coreani del nord invidieranno il livello di vita e di benessere dei più fortunati fratelli del sud: numerosi questi, super-tecnologici, consumisti e buongustai.
Forse è comune ai due paesi lo spirito religioso e il retaggio storico degli antichi regni, quando la penisola dell’estremo oriente era potente e teneva testa ai grandi Imperi di Cina e Giappone. Ma al momento sono troppe le differenze che dividono rispetto alle affinità che uniscono. Tuttavia anche quelli della Corea del Sud, che pure sono aperti alle influenze e ai modelli di comportamento dell’area occidentale, conservano abitudini, tradizioni, piccoli rituali che, per chi vi si reca, è bene conoscere. Ecco allora giustificate queste poche note; una via di mezzo tra alcune “curiosità” e forse utili “suggerimenti pratici”.
Nomi e contatti
I nomi coreani sono in genere formati da un cognome di una sola sillaba e due nomi, anch’essi di una sillaba ciascuno. A differenza dell’occidente, nei cui paesi la donna assume il cognome del marito, in Corea del Nord ciò non avviene. La famiglia coreana si forma attraverso i legami di sangue, più che di nome.
La tradizionale struttura sociale confuciana (importanza degli anziani, delle coppie sposate ecc.), fa si che non sia infrequente sentirsi rivolgere domande sull’età, sullo stato civile; servono ai coreani per determinare la posizione nella società dell’interlocutore. E’ buona norma cercare di “soddisfare” queste richieste per noi “strane”.
Va poi detto che i coreani non apprezzano un comportamento eccessivamente espansivo; di solito limitano il contatto fisico diretto a una cortese stretta di mano. La cosa cambia quando si instaura un rapporto di amicizia fra uomini o fra donne; in questo caso gli uomini mettono le braccia sulle spalle dell’amico e le donne si prendono per mano; comportamenti questi non molto comuni da noi. Sono invece considerate sconvenienti le effusioni pubbliche fra sessi opposti, come l’abbracciarsi e il baciarsi.
Case coreane
Un pavimento speciale è quello delle case coreane. Si chiama ondol. I pavimenti sono coperti di carta oleata spessa, passata con diverse mani di lacca. Sotto i pavimenti vi sono i condotti di pietra o di cemento nei quali scorre l’aria calda e il fumo.
Sulle pietre, per proteggere gli ambienti dal fumo e rendere il fondo più morbido, viene stesa argilla oppure cemento. Naturalmente i materassi e i tavoli vengono messi dove è più comodo, sempre sul pavimento. I coreani non dispongono di camere “tradizionali” come le nostre. Ospiti di una casa coreana, si debbono togliere le scarpe, ma dato che i piedi nudi possono offendere gli anziani, è opportuno infilarsi un paio di calze.
L’approccio tra “diversi” (noi e loro!) diviene più rilassato quando c’è di mezzo il cibo. La cucina coreana è ricca di aromi e gusti particolari. Questi i condimenti più usati: aglio (usatissimo!) peperoncino, scalogno, salsa di soia, pasta fermentata di fagioli, zenzero e olio di semi di sesamo.
La cucina ha i suoi riti
Il piatto nazionale della Corea del Nord, famoso anche all’estero, è il kimch’i, a base di cavolo fermentato in salsa di peperoncino; ne vengono preparate diverse varietà. Chi non è abituato ai cibi piccanti può ripiegare sul kalbi e sul pulgogi, entrambi a base di carne di maiale o vitello. Il kalbi è simile al piatto cinese di costolette di maiale mentre il pulgogi è fatto con pezzi di carne marinati in aglio e altre spezie; non è molto piccante e viene cotto direttamente sul tavolo su un fuoco di carboni.
Altri piatti da provare sono il pibimpap, un misto di riso, ortaggi, uova e salsa piccante; il toenjang-tchigae, una zuppa densa fatta di pasta fermentata di fagioli e verdure, mangiata con riso; il naengmyon, spaghetti in brodo freddo (cibo estivo) e il samgyet’ang, un brodo di pollo e ginseng. La cucina ha i suoi riti, in Corea come altrove. Per tradizione il cibo coreano non è servito in portate, ma è messo tutto sulla tavola, contemporaneamente.
Le regole nelle tavole coreane
Detto che il vero coreano non usa la sedia ma siede incrociando le gambe, è bene ricordare che non esiste un ordine prestabilito per consumare le vivande; si può scegliere ciò che più piace e non si è obbligati a mangiare tutto quello che c’è in tavola.
I coreani mangiano riso e zuppa con il cucchiaio, mentre usano le bacchette per gli altri piatti. Non c’è mai il coltello, usato solo in cucina; il cibo coreano è comunque sempre servito tagliato a pezzetti. È poi opportuno ricordare di non inserire le bacchette di legno o metallo direttamente nel riso, poiché questo è un gesto rituale che si compie nelle cerimonie in onore dei defunti.
Anche la tavola ha comunque le sue piccole “regole”. Ad esempio, non è educato parlare durante il pasto. Sono al contrario molto graditi i complimenti sul cibo e sul servizio. E’ poi maleducazione soffiarsi il naso mentre i presenti mangiano. Andando con amici coreani al ristorante, occorre tenere presente che non si usa fare “alla romana” all’atto di pagare il conto. Bisogna quindi essere preparati ad offrire oppure ad essere ospiti.
Abiti, medicina e giochi
Da millenni, i costumi tradizionali del popolo coreano sono l’Hanbok e il Chŏgori. Il primo è quello femminile, indossato unitamente alla Ch’ima (gonna) mentre il secondo, una specie di giacca, si accompagnava ai Paji (pantaloni). Oggi gli abiti di foggia occidentale stanno prendendo il sopravvento, ma specie in occasione dei matrimoni le donne indossano tuttora gli indumenti tradizionali.
Prodotto tipicamente coreano, conosciuto in tutto il mondo, è il ginseng (insam nella lingua locale). È una radice medicinale le cui proprietà medicamentose sono ben note. Il ginseng è molto usato e venduto dappertutto; nelle grandi città e nei più piccoli villaggi.
Discipline sportive coreane
Per quanto riguarda le discipline sportive, sono praticate quasi tutte; ad esempio il calcio ha avuto in questi ultimi anni una grande diffusione, specie dopo i Campionati del Mondo organizzati assieme al Giappone (2002). Così come il T’aekwondo, che ha fatto proseliti in ogni dove.
Alcuni giochi e sport sono però tipici della Corea del Nord. Il tiro con l’arco, le gare di aquiloni, il kune-ttwigi e il nŏlttwigi (altalena) riservato alle donne. La prima altalena è quella tradizionale con un’asse appesa a due funi e queste al ramo di un albero; la seconda è composta da una lunga tavola sostenuta al centro da una rigida pila di canne. Poi vi sono due giochi più sedentari: il paduk, simile alla dama e il changgi, più vicino agli scacchi. Infine lo yut-nori. La prima parola significa “quattro” e la seconda “gioco”; quindi, il gioco dei quattro bastoncini, coreano al cento per cento.
I “nonni” di pietra che proteggono
I Tolharubang sono un antico simbolo portafortuna e provengono dall’isola di Cheju, la maggiore delle moltissime isole coreane, situata nel Mar Cinese meridionale.
Sono i “nonni di pietra”, un tempo deità guardiane, oggi riprodotti in migliaia di statuette di ogni forma e dimensione, scolpite in pietra lavica. Non c’è turista che lasci l’isola senza il suo personale Tolharubang.
Qui, nel “paese del calmo mattino”, dicono che l’influsso benefico che sprigiona, doni al suo possessore calma e sicurezza.