Sapevate che.. Dopo settimane di futili argomentazioni e dibattiti politici dai contenuti estremamente labili e scadenti, negli ultimi arroventati giorni precedenti le elezioni del 13 e 14 aprile, la campagna elettorale si è finalmente e fortunatamente elevata di tono grazie a ben chiare dichiarazioni programmatiche dei candidati alla Leadership del Governo?
Basti citare il programma annunciato dalla potenziale, futura premier, Daniela Santanchè (Corriere della Sera, 10 aprile): “A Silvio non gliela do”.
Sapevate che.. Certe dichiarazioni d’amore hanno le gambe corte?
Berlusconi (La Repubblica, 11 aprile): “A Totti voglio bene”. Troppo comodo, e facile: adesso che ha scoperto che la Santanchè “non gliela dà”…
Sapevate che.. Sempre a proposito delle recenti elezioni del 13 e 14 aprile, non c’è stato un oratore (si fa per dire) che (almeno da quanto, fin troppo, appioppatoci dai resoconti dei mezzibusto tivù) abbia mai dedicato una parola che fosse una al Turismo?
Uno sconcio. Perché vabbè non perdere tempo e generare poco interesse parlando delle problematiche dell’allevamento bovino in malga o della pesca del pesce persico nel medio Verbano, ma è mica tanto bello da parte dei politici ignorare che nel Belpaese (come in gran parte del resto del mondo) il Turismo costituisce (tra imprese, lavoratori impiegati e indotto) una delle più importanti attività economiche e “industriali” nazionali.
Sapevate che.. Quelle che per una vita costituirono immaginifiche leggende, possono improvvisamente trasformarsi in tremende bufale, distruggenti fanciullesche certezze?
Prendete la faccenda della “Fiaccola Olimpica”, di cui ai casini tibetani di quelli che la spengono e la riaccendono come fosse un toscano. Nelle nostre fanciullesche credenze giovanili si pensava che ‘sta Fiaccola venisse accesa una sola volta, appunto a Olimpia, con le ben note lenti attiranti i caldi raggi del sole del Peloponneso, dopodiché il fuoco della Fiaccola stessa avrebbe raggiunto papale papale, senza nessuna manipolazione, le sede dei Giochi e sarebbe stato trasferito dall’Ultimo Fuochista nel “Braciere” durante la Cerimonia di Inaugurazione. Invece no, tutte balle. Prima ancora dei casini pro Tibet, il fuoco (avremmo dovuto peraltro capirlo, in tutto quello “sfaccimme” di trasferimenti su aerei navi pullman eccetera, fosse solo per motivi di sicurezza) veniva spento e riacceso a gogò. Roba che, a girare dalle parti in cui il tedoforo in mutande correva verso le Olimpiadi e a sentirsi dire “Scusi, ha un fiammifero?” c’era da pensare che il cerino servisse per riattizzare il “Mito di Olimpia”.
