I viaggi d’affari nelle aziende italiane crescono, ma insieme alle politiche di riduzione dei costi. L’ultimo osservatorio sul business travel, presentato nel corso della Bit pochi giorni fa a Milano, mostra che imprese e professionisti non rinunciano a viaggiare per lavoro, in Italia e all’estero ma al tempo stesso adottano misure per incidere meno sulle voci di spesa.
I dati dell’osservatorio, rielaborati sulla base di 390 interviste, 2000 aziende coinvolte tra industrie, distribuzione commerciale e servizi, hanno registrato nel 2007, 34,1 milioni di viaggi d’affari, una spesa totale di 19,9 miliardi di euro, una crescita del 7,2 per cento rispetto all’anno prima e un risultato che è stato definito tra i migliori da quando l’osservatorio è partito, nel 2001. Il settore del business travel, volano di mercato per vettori e albergatori, promette bene, quindi, ma rivela anche una tendenza a gestire meglio le opportunità dell’offerta: ad esempio, utilizzando le compagnie aeree a basso costo, privilegiando le trasferte brevi o l’automobile per le mete europee.
“Quasi 13,7 milioni di viaggi d’affari non usufruiscono del servizio di pernottamento, alimentando il settore dell’escursionismo d’affari”, spiega Andrea Guizzardi , professore del dipartimento di Scienze Statistiche Paolo Fortunati dell’università di Bologna. Quando la destinazione si può raggiungere facilmente in auto, “sono in molti a scegliere il mezzo proprio, forse indotti dalla politica dei prezzi delle ferrovie o dalla situazione della nostra compagnia di bandiera”, osserva Guizzardi.
Il numero dei viaggi, quindi, aumenta, mentre è in generale diminuzione il costo medio per trasferta e anche sui viaggi all’estero, ben sviluppati, la durata del soggiorno si è accorciata. Conforta sull’andamento del mercato la crescita dei viaggi internazionali: + 11 per cento, secondo la ricerca, con un 9 per cento in Europa e un 17,7 per cento, dato molto alto, per “ i viaggi intercontinentali, tra cui Asia e Africa”, aggiunge Guizzardi.
Nel vecchio continente, Spagna, Grecia e i nuovi Stati membri dell’Unione registrano aumenti superiori al 20 per cento mentre la Germania, destinazione in ripresa, arriva a quota 15 per cento. i dati diventano lusinghieri per le mete extraeuropee: poco meno del 20 per cento per Cina, quasi il 25 per Brasile, una crescita del 28 per cento per l’Africa. Le previsioni di spesa per il 2008 confermano il trend con stime al rialzo per i viaggi lunghi. A dimostrare una nuova maturità del settore viene anche il dato sulla travel policy, presente, stando all’indagine, nel 64 per cento del campione, con una crescita del 6 per cento rispetto all’ultima rilevazione del 2005. La presenza di una politica di gestione dei viaggi di affari tende a ridurre gli imprevisti: “un viaggio su tre genera eccezioni in assenza di policy, contro l’8 per cento dei viaggi con policy”, osserva Guizzardi.
L’osservatorio ha anche registrato l’utilizzo della carta di credito per regolare le spese di viaggio: i pagamenti salgono al 54,9 per cento, rispetto al 2002, ma a contrastare l’ulteriore diffusione del mezzo intervengono resistenze interne, dei dipendenti o della struttura aziendale.