Possiamo essere felici, saremo felici, dovremmo essere felici. Abbiamo il diritto di essere felici. Ma gli esseri umani hanno sempre avuto questa sensazione? La felicità può essere descritta? E la storia della felicità si può raccontare? Secondo Darrin M. McMahon, autore della Storia della felicità, dall’antichità a oggi sembra proprio di sì. McMahon, però, è il primo a riconoscerne la difficoltà: “Ci sono stati dei momenti, durante l’elaborazione di questo testo, in cui ho dovuto riflettere sul paradosso che scrivere un libro sulla felicità poteva rendermi infelice”.
La felicità d’altronde è sempre stata al vertice delle ambizioni umane: uno stato di perfezione a cui aspirare. Ma, nel corso della storia del pensiero, l’idea di felicità non è sempre stata la stessa. Per gli antichi greci, coincideva con la virtù ed era un dono divino. Per i romani implicava la ricchezza e il favore degli dèi e prendeva come simbolo il fallo. Per i cristiani era sinonimo di Dio e implicava la fine delle sofferenze e la beatitudine eterna.
Negli ultimi due secoli, però, gli esseri umani hanno iniziato a considerare la felicità un obbligo, un diritto di natura, e non una delle tante possibilità dell’esistenza.
Nel ricostruire la storia dell’idea di felicità, Darrin McMahon parte dall’epoca classica per mettere in luce la rivoluzione che si è prodotta nel Settecento e ha plasmato la nostra idea di uomo e delle sue aspettative terrene. Con un forte impatto anche sulla politica: basti pensare al diritto alla felicità inserito da Thomas Jefferson nella Costituzione degli Stati Uniti d’America.
Utilizzando la genetica e la psicologia, esplorando la pubblicità e il consumismo, passando dai farmaci della felicità come il Prozac, ai sorridenti simboli che si vedono sui telefonini negli sms, l’autore suggerisce che questa forsennata ricerca della felicità può anche provocare nuove infelicità.
La prospettiva di manipolare i nostri geni per aumentare la nostra felicità è ancora fuori portata; ma forse ancora non per molto.
Il libro è un’opera ponderosa, però accompagna il lettore con delicatezza nel fargli approcciare il tema con filosofia mentre espone il suo pensiero e le sue idee.