Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Stoccolma, sei personaggi in cerca d’autore

Stoccolma foto Visit Stoccolmaa

Stoccolma è un luogo che “ha il potere di attirare la gente”, come dice Selma Lagerlöf, premio Nobel per la Letteratura 1909. Il fascino della più bella delle capitali del nord è concreto, impalpabile. Il mondo di Stoccolma e del suo arcipelago raccontando sei illustri personaggi

Stoccolma La città vecchia
La città vecchia foto Clorichs (pixabay.com)

Stoccolma, ah, Stoccolma. È un luogo che “ha il potere di attirare la gente”, dice Selma Lagerlöf, premio Nobel per la Letteratura 1909. Sì, deve essere così. Il fascino della più bella delle capitali del nord è concreto, ma impalpabile.

Se affidassimo, oggi, a Selma il racconto di Stoccolma, probabilmente ci direbbe di sei personaggi diversi, che ne danno cornice e spessore. Che individuano percorsi nella trama urbana. Dipende da quel passo veloce ma tranquillo delle sue bionde donne. Da quell’essere leggera anche se scava nelle coscienze, dalle certezze socialdemocratiche coniugate ad un individualismo imprenditoriale. Dall’essere gentile e sprezzante allo stesso tempo.

Stoccolma, Greta Garbo, la “divina”

Greta Garbo
Greta Garbo

Greta, per esempio, la grande Greta. Scostante, androgina, lesbica.
Una commessa diventata icona del muto, non solo nel senso di cinema senza voce, ma muto come immagine ieratica di sé. Il bianco e nero come tavolozza psicologica. Insuperabile Anna (Karenina) languida nell’abbandonarsi al suo capitano e persino nel gettarsi sotto al treno; inafferrabile Regina Cristina, perfida Mata Hari, strappalacrime Marguerite Gauthier, ironica Ninotchka.
La Garbo è con Marlene la “femmina” del biancoenero. Senza rivali.
Greta Lovisa Gustafsson, ragazza di bottega a quattordici anni, poi commessa, poi modella. Debutta in un filmino nel 1922 (Luffar Setter) studia al Reale Teatro Drammatico, poi incontra il regista Mauritz Stiller che la lancia, a diciannove anni, nel film “La saga di Gösta Berling” (1924, dal romanzo della stessa Selma).

E poi la porta a Hollywood. Successi e fama, ma a trentasei anni si ritira, per non scalfire la sua immagine di divina, irraggiungibile.
Greta da Stoccolma (1905-1990) che ne conserva, con discrezione, alcuni luoghi. Non molti, per la verità. Non c’è più la sua casa, ma c’è la clinica dov’è nata (Mariaklinikerna) la sua scuola elementare (Katarina Södra Folkskola) la chiesa della cresima (Katarina kyrka, Högbergsgatan 13) costruita a fine Seicento da Jean de la Vallée e rifatta nel 1990 in seguito a un incendio, in stile seicentesco.

Dal negozio di barberia a commessa di cappelli
Stoccolma the-royal-dramatic-foto Foto Ola Ericson theatre_rectangle
The Royal Dramatic Theatre foto Foto Ola Ericson

E poi il negozio di barbiere dove ha lavorato a quattrodici anni dopo la morte del padre (Ekengrens Frisörsalong, Götgatan 97). Tutti luoghi di Sődermalm, un tempo periferia povera e ora quartiere trendy, ribattezzato addirittura So-Fo (scimmiottando “Soho”) cioè “a sud di Folkungagatan”, luogo di artisti e stilisti, designer, con negozi particolari, bar e ristoranti.

In Hötorget c’è Pub, grande magazzino dove lavorava come commessa (vendeva cappelli) e dove incontrò il suo primo regista Erik Petschler. In Hamngatan c’è invece NK´s Terrace, dove Greta preparava torte e biscotti in uno spot. A Nybroplan c’è il Kungliga Dramatiska Teatern (Teatro Drammatico, costruito da Fredrik Liljekvist nel 1908 in jugendstil viennese, con facciata in marmo bianco, statue in bronzo dorato: “Poesia” e “Dramma” all’esterno, “Commedia” e “Tragedia”, nel foyer) dove studiò recitazione per tre anni. In Odengatan 7B, invece, c’è la casa del suo “pigmalione” Mauritz Stiller, che la prima volta che la vide le disse: “Ragazza, sei troppo grassa…”. E, infine, al cimitero monumentale di Skogskyrkogården, addirittura nella Lista Unesco, disegnato da Gunnar Asplund e Sigurd Lewerentz nel 1914. Al numero 12, la sua tomba. Sic transit….

Astrid Lindgren, regina delle fiabe

La scrittrice Astrid Lindgren con
La scrittrice Astrid Lindgren con “Pippi Calzelunghe”, Inger Nilsson

Per contrappasso Astrid, di cui è ricorso l’anno appena finito il centenario della nascita (1907-2002). L’emblema, l’essenza del  “politically correct.
Una donna-angelo, che ha dialogato con i bambini e con gli animali.
Pippi Calzelunghe” (1945) il nome che l’ha fatta conoscere in tutto il mondo. Ma anche “Karlsson sul tetto”, “Ronja”, i “Fratelli Cuordileone”, “Kalle Blomqvist”, “Emil il Terribile”, che hanno venduto milioni di copie e influenzato generazioni di ragazzi. Pippi è una bambina dalla forza prodigiosa, che vive sola in una casa dove può fare quello che vuole e da cui parte per fare quello che vuole. Una bambina allegra, viva, libera, pronta a regalare a tutti queste sue qualità. Altro che l’ “anemica” Bridget Jones dei nostri tempi esangui; Pippi è figlia del dopoguerra, della volontà.

Le storie di Astrid non sono da città. La sua felice infanzia in campagna, a Vimmerby nello Småland (c’è il parco tematico, il podere, il museo) ha fatto sì che il suo mondo fosse quello, dove campagna significa libertà. Tuttavia, Stoccolma è una capitale “verde” e ha in Djurgården (Parco dei Cervi) la sua “campagna”. Junibacken è dedicato a lei, al “mondo delle fiabe” di Astrid, con un trenino che ripercorre la sua opera e un Teatro per bambini che offre quest’anno “Karlsson sul tetto”.
Poi bisogna cercare la Lindgren al suo posto, vale a dire nelle librerie.

ABBA, musica pop venuta dal freddo

Gli ABBA
Gli Abba

E ora, tenetevi forte. Partono le prime note e la mente torna ad un palco dei Settanta, pieno di fasci di luce, con quattro figure longilinee che intonano: “There was something in the air that night the stars were bright, Fernando / they were shining there for you and me, for liberty, Fernando”. Gridolini al seguito. Che bella, la bionda! Ma sì, gli ABBA, i “Ricchi e Poveri” del Nord (o viceversa?).
ABBA, come Agnetha, Björn, Benny, Anni; acronimo da ragioniere alla prima ditta, ma alfieri della musica pop svedese, come si dice. Milioni di dischi venduti, un successo planetario, con quell’aria da nordici che se la tirano e i versi da adolescente in crisi ormonale. E perciò da immedesimazione immediata.

Ai tempi Stoccolma era fuori dalle mappe, ma loro l’hanno inserita a furia di “long playing”. Dove cercare gli ABBA? Beh, è un po’ più difficile. Tuttavia, tracce ce ne sono. Uno di loro, Benny, ha aperto un hotel particolare, il Rival (Mariatorget 3).
Un palazzotto del 1937, con tutti i suoi dettagli art déco, trasformato in hotel di design, con la moquette dei corridoi che riproduce i vecchi biglietti del cinema, i letti con dietro una gigantografia in bianconero del cinema anni Venti di Stoccolma (e qui, Greta, troneggia). Perché i film? Perché questo era un cinema, e l’hotel comprende anche una sala per le proiezioni, oltre a un bistrot e a un bar déco.
Anche nei negozi di musica potete incontrare il gruppo pop, in attesa che nel 2008 si apra l’ABBA Museum.

Carl Milles, la scultura “interpretata”
L'Orfeo di Carl Milles davanti al Palazzo dei Concerti
L’Orfeo di Carl Milles davanti al Palazzo dei Concerti

Carl è invece il quarto nome. In Svezia, un’istituzione. Presente in ogni “storetorget”  (piazza principale) con il suo bronzo modellato in fontane, statue classiche ripensate, gruppi improbabili. Basta andare a Stoccolma al Palazzo dei Concerti (in Hötorget) e vedere cosa ne ha fatto di Orfeo e della sua storia (1936). Ha preso le forme antiche, le ha messe dietro una lente convessa deformante e le ha riplasmate nella nuova versione.
Per vedere e capire, tuttavia, bisogna andare a Lidingö (Herserudsvvägen 30) dove c’è la sua villa, il suo studio, i suoi giardini.
Casa dello scultore (1875-1955) e della moglie Olga, che ne hanno fatto un luogo d’arte. Una villa mediterranea, con terrazze che scendono su un piccolo fiordo alla periferia di Stoccolma.

Milles, che ha studiato le forme classiche a Roma, ha una collezione d’arte antica, dalla Grecia al Rinascimento. Affascinato da Pompei, ha fatto una Sala Rossa (rosso pompeiano, of course) pavimenti con mosaici in bianco e nero. Ispirato dal Michelangelo della Cappella Sistina, ha plasmato una grande mano (Dio) che regge un uomo piccolo, sperso, che ballonzola in equilibrio precario. Metallo al posto della pietra, bronzo al posto del marmo, la lezione di Auguste Rodin c’è tutta. Tuttavia Milles non prende la classicità, la riplasma in chiave moderna, allungando e “deformando” le proporzioni classiche o quelle “abbondanti!”, “muscolose” del Rinascimento. Basta vedere “Le Danzatrici, La Fontana di Aganippe, La Fontana Europa”.

Alfred Nobel, il “papà” dei famosi Premi
Stoccolma
Museo Börshuset in Gamla Stan foto Av Holger.Ellgaard – www.commons.wikimedia.org

Il quinto personaggio è “esplosivo”. Non solo perché ha messo a punto la dinamite, cambiando la vita a minatori e scavatori e facendo i miliardi. E questo già sarebbe qualcosa da ricordare. Il buon Alfred (1833-1896) però, ha fatto molto di più: ha inventato, con rispetto parlando, gli “Oscar per l’intelligenza”.
Nobel, da più di un secolo, nel linguaggio comune significa eccellenza, genialità. E la possibilità per l’inappuntabile Reale Accademia di Svezia, di decidere chi è il “più bello del reame”. Chimica, fisica, fisiologia-medicina, le scienze della sua epoca, e poi letteratura (perché appassionato lettore) economia (aggiunta nel 1968 dalla Banca di Svezia) e pace (deciso e consegnato a Oslo) permettono di fecondare con il prestigio di un premio conosciuto e riconosciuto ovunque, oltre ad un cospicuo assegno, la ricerca e il progresso umano.

Che era poi l’idea di Alfred, quando ha lasciato una montagna di soldi e le istruzioni per usarli. Nobel morì a Sanremo, nel 1896, e i suoi premi furono assegnati a partire dal 1901.
Dove cercare Nobel a Stoccolma? Semplice, al suo museo (Börshuset in Gamla Stan) dove si vede la storia della dinamite e i lavori e le idee dei settecento migliori cervelli del mondo, con oggetti e multimedia. Inoltre, al Palazzo dei Concerti (a Hötorget) dove il 10 dicembre di ogni anno il Re di Svezia consegna i Premi; o alla Sala Blu del Palazzo di Città, dove si tiene la cena di gala Nobel per i premiati.

August Strindberg, scrittore e drammaturgo
Strindberg
Strindberg

Infine Strindberg (1849-1912). Il cantore della non-famiglia, dei legami come prigioni. Basta ricordare “Il figlio della serva” (1886) dove racconta la sua vita famigliare con molto distacco e mette in evidenza la “meschinità domestica”, fino ad affermare: “Famiglia, tu sei il focolare di ogni vizio sociale, sei il ricovero di tutte le donne che non vogliono procacciarsi l’esistenza da sé, sei l’ardente ergastolo di ogni padre di famiglia, sei l’inferno dei bambini”.
Pessimista? Non solo, l’opera di Strindberg abbraccia temi diversi, influenzando fortemente il teatro europeo e americano, basta ricordare “La signorina Giulia” (1888). August, tuttavia, descrive anche il mondo di Stoccolma e in particolare quello del suo vasto arcipelago.

Arcipelago come libertà, come solitudine, come valore. Sentite cosa dice: “..Era ormai una mattina di fine giugno, abbagliante nella sua limpidezza, il cielo era biancazzurro, come latte scremato e isole, piccole isole, isolette, faraglioni, scogli, erano sparsi e così dolcemente stemperati nell’acqua che non si poteva dire se appartenessero alla terra o al cielo… alla fine le isolette si fecero più basse, più nude e qua e là appariva soltanto un pino solitario rimasto a reggere un nido di cui edredoni e pesciaiole saccheggiavano le uova, o un sorbo sopra la cui corona ondeggiava al vento un nugolo di zanzare..”.

Arcipelago di ventiquattromila isole
SStoccolma Fjaderholmarna
Fjaderholmarna

Se in città ci si può affidare allo Strindbergsmuseet (Drottninggatan 85) l’ultima casa del drammaturgo, con la ricostruzione della camera da letto, studio, soggiorno, con libri, foto, poster, ritagli di giornali, è l’arcipelago a offrire parecchi spunti. Parliamo di ventiquattromila isole mal contate, una meraviglia di scogli, stretti passaggi, bracci di mare, uccelli.

Crociera con uno dei battelli che partono dal centro città, in genere da Nybroplan, visita a: Fjäderholmarna (venticinque minuti dal centro) due isolette che formano la porta dell’arcipelago, con un piccolo acquario del Baltico, un museo marino e molti ristorantini. Vaxholm (settantacinque minuti) bella cittadina con case di legno, vicoli e una fortezza del XVI secolo. Värmdö (venti minuti di bus da Slussen, battello a vapore estivo) con la cittadina di Gustavsberg e la sua vecchia fabbrica di porcellane (1825) e il villaggio annesso (1870). Si visita il Centro della Ceramica e le sue collezioni, con caffè e outlet.
Sei autori, sei luoghi, sei momenti. Stoccolma è tutta lì. Ed è immensamente di più.

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