Lunedì 25 Novembre 2024 - Anno XXII

Oaxaca, i creatori di sogni

Oaxaca panorama

Gli indigeni che abitano nelle sperdute vallate del profondo sud del Messico costituiscono il cosiddetto “popolo delle nuvole”, ricco di storia, raffinate tradizioni artigianali e folclore

Oaxaca Cafè del Jardin
Cafè del Jardin

Alle due in punto, sotto un sole che spacca le pietre, un allampanato trombettiere attacca melodie esageratamente languide davanti al Cafè del Jardin, tra gli applausi solitari di un anziano americano attorniato dai vuoti delle sue numerose birre “Corona”. Sul lato opposto dello “zocalo”, la piazza principale di Oaxaca, venditori dalle impenetrabili facce zapoteche alzano verso il cielo palloni di forme e colori imprevedibili, davanti alla grande cattedrale barocca.
E’ qui che batte da sempre il cuore magico di una città indecisa tra una tentazione cosmopolita e un languido charme provinciale.
Lo zocalo di Oaxaca non è solo una piazza, è un’irresistibile calamita che attrae ogni “oaxaqueno” almeno una volta al giorno: per leggere il giornale, protestare contro il governo, farsi lucidare le scarpe o scaldarsi il cuore assaporando un bicchierino della gloria locale, il “mezcal”, altra variante della distillazione dell’agave, come il più blasonato “tequila”.
Nello zocalo, prima o poi, confluisce inevitabilmente tutta la varia umanità che è parte integrante del fascino di Oaxaca; indigeni scesi a commerciare dai loro villaggi sperduti tra le vallate della Sierra Madre e “gringos” naufragati nella dolcezza di una città dall’eterna primavera.

Cultura pre-colombiana. Malgrado Cortès
Qaxaca Convento di Santo Domingo
Convento di Santo Domingo

Il primo straniero calato da queste parti è stato uno spagnolo tristemente celebre in Messico, Hernàn Cortès, che si innamorò del luogo al punto da auto-attribuirsi l’altisonante titolo di Marqués del Valle de Oaxaca.
Una bellezza dai tratti coloniali, quella di Oaxaca, che sa rivelare capolavori barocchi come l’ex-convento di Santo Domingo, o i grandi monumenti di pietra di Monte Alban, costruiti dagli zapotechi: strutture dai contorni essenziali che sembrano il frutto della fantasia di qualche gigante.
Sono tanti ancora oggi gli indigeni che vivono nello stato di Oaxaca, il più complesso mosaico etnico del Messico; sono il “popolo delle nuvole” che parla almeno quattordici linguaggi e oltre novanta dialetti dai modulati ritmi musicali.
Vivono disseminati tra vallate scoscese dove ogni villaggio è un mondo parallelo, in cui rinasce quotidianamente la ricchezza segreta di Oaxaca: animali scolpiti nel morbido legno di “copal”, ceramiche nere o “sarapes”, i grandi scialli tradizionali; coperte intessute con il tradizionale “telar de cintura”, il telaio a cintura precolombiano; ceste, monili e “huipiles”, le camicette ricamate. Oggi, cinque secoli dopo la Conquista, l’artigianato indigeno è una vera e propria enciclopedia vivente di una cultura che ha pazientemente rielaborato arte e tradizioni precolombiane, fondendole con influenze spagnole e persino arabe.

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Zapotechi, artigiani per vocazione
Oaxaca Mitla Palazzo precolombiano
Mitla Palazzo precolombiano

Probabilmente nessun altro paese al mondo ha una simile esplosione di colorato sincretismo, pragmaticamente creato con le risorse di materiali di cui ogni comunità può disporre. Un universo di dozzine di villaggi circondati dalle testimonianze di un passato glorioso annidato ovunque: dai palazzi precolombiani di Mitla, agli imponenti conventi domenicani di Cuilapàn e della Sierra Mixteca.
Fino a non molti anni fa era un mondo silenzioso, all’apparenza destinato a svanire inesorabilmente, sgretolandosi lentamente come i volti in pietra di divinità archetipo delle nostre inquietudini, che affollano siti archeologici spesso ancora avvolti da un senso di mistero.
Poi, con quella capacità di auto-rigenerazione di cui è capace una società indigena, spesso data per morta un po’ troppo prematuramente, è sbocciata una vera e propria rinascita quasi miracolosa, che ha finito col trasformare isolati contadini che sopravvivevano a stento, in prospere comunità di artigiani, stimati e apprezzati in tutto il mondo; abituati a trattare quotidianamente con mercanti d’arte e proprietari di gallerie.

Tessuti, ceramiche, sculture in legno
Oaxaca Gli "animalitos" in legno di copal foto Thelmadatter
Gli “animalitos” in legno di copal foto Thelmadatter

Ogni villaggio si è specializzato in un particolare genere di produzione, molto spesso frutto dell’abilità di un artista particolarmente fantasioso o di una ragione storica, come a Teotitlàn del Valle, dove la tradizione della tessitura risale al periodo pre-ispanico, quando gli abitanti pagavano proprio in tessuti il loro tributo agli aztechi.
A San Bartolo Coyotepéc invece, è ancora riverito il nome di Doña Rosa, creatrice di un particolare metodo di lucidatura che rende brillanti le tipiche ceramiche nere locali, ottenute con un antico metodo di cottura con pochissimo ossigeno. I vicini villaggi di San Martin Tilcajete, La Union Tejalapan e Arrazola, sono famosi per i coloratissimi “animalitos”, gli animali fantastici ricavati dal legno di copal, oggi diffusi in tutto il mondo, che un tempo si ispiravano solo alla fantasmagorica cosmogonia pre-colombiana, mentre oggi sono sempre più pericolosamente infiltrati dalle icone di improbabili “cartoons” giapponesi.

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Un universo di fantasia e di colori
Oaxaca Foto di Carlos Aguilar da Pixabay
Foto di Carlos Aguilar da Pixabay

A Yalalag sono prodotti i migliori “huipiles” e di Oaxaca sono le figurine in coloratissima latta stampata, diventate popolarissime decorazioni natalizie soprattutto negli Stati Uniti. Microcosmi di artigiani dove riscoprire una fantasia che non conosce limiti, geneticamente e fortunatamente, spesso incapace di trasformarsi in una catena di montaggio di paccotiglia ripetitiva a basso costo.
Nei tessuti, anche se sempre meno spesso, vengono ancora usati colori naturali: il porpora per esempio è tratto da una lumaca marina, la Caracol Purpura, che vive sulle scogliere del Pacifico, mentre rossi e marroni sono estratti dal legno di alberi particolari. La creatività qui è parte della quotidianità, nasce dalle esigenze della vita e dalle feste dei pueblos e ha ancora oggi il suo sbocco naturale nei mercati, dove con un po’ di fortuna, sui banchetti di un venditore ambulante si possono trovare opere degli stessi artigiani che espongono in prestigiose gallerie d’arte.
Ogni venerdì mattina, cascasse il mondo, una marea di bancarelle invade a perdita d’occhio piazze e strade del villaggio di Ocotlàn, arrivando a lambire gli alti muri dell’antica chiesa coloniale.

Terra di “tortillas” e mercatini
Oaxaca Mercato
Mercato

Zapotechi, mixtechi, triques, mixes, si mischiano ai turisti, vagamente spaesati dal calore di un mondo che si espande letteralmente dalle torte fumanti dei venditori. Accanto ai banchetti dove vengono preparate e consumate, montagne di “tortillas” a ritmi industriali; gigantesche casse stereo sparano sui passanti micidiali “corridos norteños”, le ruvide musiche sincopate del Messico settentrionale che parlano, di contrabbando, emigrazione e narcotraffico. Poco più in là, piazzisti disposti a tutto, propagandano improbabili attrezzi da cucina a matrone indigene indecise tra un sano e atavico scetticismo e un’incontrollabile curiosità, mentre imitazioni locali di Barbie fiancheggiano ordinatissime pile di frutta tropicale; il tutto, in un allegro e folle sincretismo estetico, culturale e gastronomico.

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Manufatti che evocano santi, diavoli e streghe

Oaxaca Antiche superstizioni rievocate nell'artigianato locale
Antiche superstizioni rievocate nell’artigianato locale

Lo stesso sincretismo del barocco “reinterpretato” dalle maestranze indigene nella chiesa di Tlacolula, dove austeri martiri cristiani sono ritratti mentre se ne vanno in giro con la propria testa mozzata sottobraccio, in un continuo rimando di suggestioni religiose e culturali, identico a quello delle creazioni di artisti-artigiani che spesso trasferiscono nelle loro opere leggende e superstizioni antiche, tradizioni orgogliosamente ancora vive però, non nostalgiche rievocazioni di un remoto passato.
Ecco allora inquietanti cani neri dalle fauci arrossate, diavoli e streghe dai tratti molto umani e un bestiario inesauribile di animali fantastici che, più che paurosi, diventano irresistibilmente simpatici.
Mentre gli splendidi ricami degli huipiles nascondono un significato religioso, raccontato dalle trame di un gioco infinito, nato dalla fantasia di abilissime tessitrici, un universo di stoffa popolato da un mondo fantastico di fiori, dei e animali, che rinascono ogni volta diversi.

Tutti i popoli di Oaxaca
Triquis
Triquis

La ricchezza dell’’artigianato più ricco e vario del Messico è soprattutto il frutto di una popolazione indigena particolarmente numerosa, tra uno e due milioni a seconda dei criteri utilizzati, suddivisa in almeno diciassette popoli, ognuno con una sua spiccata identità. I più numerosi sono circa quattrocentomila Zapotechi che vivono nelle Valli Centrali e lungo l’istmo di Tehuantepec, prevalentemente artigiani e contadini.
Come del resto i trecentomila Mixtechi, disseminati tra le montagne dello stato di Oaxaca e quelli vicini di Guerriero e Puebla. I loro territori sono costituiti prevalentemente di terre aride e molti di loro sono costretti ad emigrare.
Ancora peggiore la storia dei circa quindicimila Triquis, le cui donne sono facilmente riconoscibili per gli scenografici huipiles, i tipici vestiti tradizionali, prevalentemente rossi. Da sempre le loro comunità sono dilaniate da feroci scontri per la poca terra disponibile.
Tra gli altri gruppi più numerosi figurano circa centosessantamila Mazatechi, famosi per i loro sciamani, molti dei quali vivono tuttora a Huautla de Jiménez, patria della celebre Maria Sabina che negli anni Settanta fece scoprire al mondo occidentale il potere dei funghi allucinogeni.
Circa centomila Chinantechi e altrettanti Mixe vivono poi nelle valli a nord della città di Oaxaca.

Da vedere, a Oaxaca
Mitla
Mitla

In città: Iglesia de Santo Domingo, la più bella chiesa di Oaxaca, uno dei capolavori del barocco coloniale messicano. All’interno del convento il bellissimo Museo Regional, con splendidi reperti provenienti dal vicino sito archeologico di Monte Alban. Il Museo Rufino Tamayo ha una bella collezione di opere pre-ispaniche, donate dal pittore alla sua città natale. La Basilica de la Soledad, contiene invece ancora una statua della Madonna decorata da una corona d’oro massiccio, del peso di quasi tre chilogrammi, oggetto di grande devozione popolare.
Su una collina a nove chilometri dalla città, l’antica capitale zapoteca di Monte Albàn è uno dei più celebri siti archeologici del paese, mentre a Mitla (quarantadue chilometri da Oaxaca) ci sono i bellissimi “mosaici di pietra” di un palazzo zapoteco. Non molto distante è Yagul, importante insediamento in cima a un’altura ricoperta da grandi cactus.
A dodici chilometri dalla città, tra le rovine dell’imponente monastero domenicano di Cuilapan, troneggia la grande “capilla abierta” all’esterno della chiesa, l’unica zona in cui erano ammessi gli indigeni.

Acquisti messicani
Oaxaca Coloratissimi animali in legno
Coloratissimi animali in legno

Oaxaca è un vero paradiso per gli appassionati di artigianato. I principali mercati si svolgono in località vicine alla città, nel Valle Central, in differenti giorni della settimana: Zaachila il giovedì, Ocotlan il venerdì, Tlacolula la domenica. A Oaxaca c’è invece un mercato quotidiano, più vivace al sabato. Prodotti artigianali di qualità (con prezzi adeguati) si trovano nei negozi specializzati e nelle gallerie d’arte popolare, quasi sempre in calle Alcalà e Garcia Vigil.
La “Mano Magica” (Alcalà, 203) offre un’ampia produzione dei migliori artigiani mentre “Yalalag” (Alcalà, 104) è specializzato in ceramiche e tessuti. “Aripo”, un po’ lontano dal centro (Garcia Vigil, 809) gestito dallo stato, ha prezzi più abbordabili. Una curiosità gastronomica: a sud dello Zocalo, nei pressi del mercato “20 de Novembre”, alcune botteghe producono il celebre cioccolato artigianale per cui Oaxaca è famosa in tutta l’America Latina.

Informazioni turistiche:

Ente Messicano per il Turismo

, via Barberini 3 Roma, telefono 06 4872182, 06 4827160. www.visitmexico.com è il sito ufficiale del turismo messicano. http://oaxaca-travel.com è il sito turistico ufficiale di Oaxaca.

Dove alloggiare

L’hotel Camino Real

, ricavato dal cinquecentesco convento di Santa Catalina, è il migliore di Oaxaca, in Calle 5 de Mayo 300, telefono 951-5160611, fax 951-5160732, oax@caminoreal.com, www.caminoreal.com).
Restaurato con cura in un ambiente sofisticato, in cui uno scenografico patio contiene la piscina. Dispone di 92 stanze arredate con mobili d’epoca.

Casa Oaxaca, calle Garcia Vigil 407, telefono 951-5144173, fax 951-5169923, www.casaoaxaca.com.mx, reservaciones@casaoaxaca.com.mx) Uno splendido palazzo coloniale del diciottesimo secolo a quattro isolati dallo Zocalo, ufficialmente dichiarato “Art hotel” dall’Unesco per il sofisticato interior design.

Las Bugambilias, Reforma 402, telefono-fax 951-5161165, bugambilia@infosel.net.mx, www.mexonline.com/bugambil.htm). Tre case coloniali nel centro della città, per il primo B&B aperto a Oaxaxa dalla famiglia Cabrera, probabilmente il migliore ancora oggi.
Colazione a base di ricette locali e possibilità di provare un autentico “temascal”, la tradizionale sauna indigena.

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