Laddove lo scrivano e il co-èquipier Sergio si separano (peraltro si erano uniti soltanto per meri afflati turistici, nulla c’entrando i Gico) dopo aver pernottato nelle Cinco Villas nell’ovest Aragona, esplorato le desertiche Bardenas Reales e assistito a una corrida de Toros durante i Sanfermines in Navarra, percorso le strade dei Pirenei francesi del Camino de Santiago, goduto i bei panorami marini delle coste basche e infine visitato gli interessantissimi giacimenti di Fossili umani nella Sierra de Atapuerca (Burgos, Castilla y Leòn). Quart episodio.
Lasciata Atapuerca con il piacere di chi è convinto di aver aggiunto un ulteriore ancorché piccolo tassellino alla propria intelligenza, lo scrivano e Sergio vanno a prendere possesso della camera nel (già descritto nella puntata precedente) curioso hotelito Rusticae di Villanasur Rio de Oca. Dopodiché, verso le 21, partono alla volta della vicina (una quindicina di minuti d’auto) Burgos e fanno in tempo (tra le tante belle cose della Spagna c’è pure il piacevole dettaglio che viene buio più tardi che nel resto d’Europa e quindi il turismo ne guadagna) a godere il dorato tramonto del sole sui due merlettati campanili della splendida cattedrale.
E’ una domenica d’estate e lo struscio dei Burgaleses lungo il fiume Arlanzòn, desta tenera curiosità e lontani ricordi, quantomeno per chi visse in gioventù le abitudini della provincia italiana: anziane coppiette a braccetto, signore con l’abitino lindo e signori rigorosamente in camicia di bucato con le maniche corte (in Spagna, specialmente in terre tradizionalmente contadine, mentre la “polo shirt” è si e no accettata, la “tee shirt” è decisamente mal vista e disprezzata).
Si “sbevazza” un po’ di più, se a guidare è Lady Two
Il dì seguente la sullodata coppia si avvia verso Valladolid. Dopo una sommaria visita della città, capitale della Spagna fin quando (1561) Filippo II la fregò, trasferendo la corte a Madrid (nonostante “el Rey Prudente” fosse nato a Valladolid, poco distante dall’umile casa in cui ventun anni prima era morto Colombo) chi narra accompagna Sergio al locale aeroporto.
E’ infatti previsto un turnover nella gita o, per dirla parlando come si mangia, un cambio di equipaggio: Sergio torna nel Belpaese con il volo Ryanair in arrivo da Bergamo e trasvolante la sposa Marcella (alias “Lady Two” perché sposata due volte). Al di là degli aspetti affettivi e intellettuali (nel secondo caso solo pro cultura della Marcella, il suo sposo-bis ne sa già abbastanza di Hispania e dintorni) percorrendo le carreteras spagnole un co-èquipier con patente di guida è recentemente divenuta per lo scrivano una drammatica necessità.
Si dà infatti il caso che la “Guardia Civil Trafico” risulti sempre più ferramente determinata nella ricerca (e susseguente immediata tartassata per chi cuccato) di chi di sei o sette “cañas” (bicchiere di birra alla spina) e di (quasi o comunque almeno) due “bocce” di vino (più un paio di digestivi, tipo brandy o “pacharàn” – liquore navarro di prugnolo e anice -) non può proprio farne a meno.
E considerato che talvolta lo scrivano può inciampare in questa trasgressione (nessuno è perfetto) ecco che un quasi astemio sostituto al volante (come dicono a Torino) “neh che aiuta”?
Bergamaschi a Orio al Serio? No. A Valladolid e Saragozza!
Tra un goccio e un altro c’è peraltro tempo per elevare due lodi all’Aeroporto di Valladolid. In primis per un miracolo (opera di San Ryanair) di assoluta importanza culturale. Agli arrivi, al check in, al bar, al controllo sicurezza – salvo qualche rara locuzione in castellano – senti solo parlare la piacevole e musicale lingua bergamasca (quella che Alberto Sordi ne “La Grande Guerra” confuse con la parlata “tognina”). Nemmeno lungo il Sentierone ascolti tante soavi espressioni, sia della “Berghèm de suta” che di quella “de hura” (sopra), quanto quelle che ti deliziano negli spazi aeroportuali di Valladolid; e lo stesso piacere per l’udito sarà provato pochi giorni dopo all’aeroporto di Saragozza). Bergamaschi che in (numerosa, un casino) partenza e arrivo a Valladolid, oltre a parlare, “màgnano”.
E per poco o niente (seconda benemerenza dello scalo vallisoletano) per un abbondante pasto, belli seduti comodi al ristorante, ben serviti dal cameriere, vino dessert e servizio (nonché Iva compresa), spendi 15.95 euro; al self service, per un menu completo scuci 9.90, mentre per un menu medio l’importo si abbassa a ridicoli 6 euro e 50. Per lo scrivano, davvero un insperato non meno che bel quadretto di Bergamo felix (nel Seicento manzoniano, avamposto di San Marco anti Spagnoli del Milanesado) nella storica e monumentale Castilla y Leòn. Evviva.
Verso la “profumata” Santa Marina del Rey
Ecco pertanto lo scrivano proseguire la sua gita (doverosamente rispettando la raccomandazione di Cervantes: “meglio il cammino che le soste) dopo aver salutato Sergio e caricata la Marcella sull’auto noleggiata.
A proposito (comunicazione di servizio) “avviso” ai noleggiatori (al fine di evitare noiose quisquilie recentemente sempre più frequenti): stare accorti quando consegnate l’auto con il pieno non totale, se il serbatoio non è colmo; nel rabbocco compiuto dal noleggiatore qualche litro ve lo fregano, poco ma ve lo fregano.
E fu così che iniziò la seconda parte della gita nel nord della Spagna, con il narratore della medesima ufficiale di rotta e la Lady Two alla guida.
Si punta pertanto verso la Maragaterìa, le Medulas e una Feria dell’Aglio in quel di Santa Marina del Rey; il tutto nella già lodata Comunidad della Castilla y Leòn. Il tutto (come si usa dire) alla prossima puntata.