Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Biennale Arte, sguardo al presente

Prosegue, con grande successo di pubblico, l’esposizione internazionale che raccoglie a Venezia artisti di 74 paesi diversi. Forte il richiamo all’attualità nelle opere esposte all’Arsenale

L'Arsenale
L’Arsenale

E’ aperta ancora fino a novembre la Biennale Arte di Venezia, quest’anno in crescita di consensi di pubblico e con alcune novità di richiamo. La 52esima esposizione internazionale d’arte nel primo mese di rassegna, dal 10 giugno all’8 agosto, aveva registrato 100 mila visitatori, un’affluenza in aumento del 18 per cento rispetto all’anno scorso in particolare per i gruppi e i giovani. Restano aperti i giochi per i prossimi tre mesi dopo la chiusura del festival cinematografico, che monopolizza l’attenzione di quasi tutti i turisti al Lido mentre l’intera città, dall’Arsenale ai Giardini sino alle isole e negli eventi collaterali, è ovunque sede d’esposizione.
Una visita nella sempre splendente Venezia per la Biennale Arte, dal titolo “Pensa con i sensi, senti con la mente” val certo la pena anche se, a voler vedere tutto, sarebbero necessari più giorni di tour.

Paolo Canevari, Bouncing Skull, 2007
Paolo Canevari, Bouncing Skull, 2007

Il primo appuntamento è all’Arsenale, nel lato est di quelle che una volta erano le officine e i depositi della flotta navale della Serenissima. Un ottimo esempio di archeologia industriale che, negli spazi restaurati di Corderie e Artiglierie, fa da cornice ideale all’esposizione principe della Biennale. Introduce Luca Buvoli, classe ’63, con una reinterpretazione ironica dei temi futuristi e seguono autori giovani e meno giovani in una lunga rassegna di sguardi sull’attualità. Se l’arte è ancora il nostro occhio sul mondo vogliono bene ancorarci al presente le immagini di Paolo Canevari, una Belgrado in cui un ragazzino gioca a calcio con la testa di uno scheletro; o la composizione di Emily Prince, che in una parete disegna la mappa geografica degli Stati Uniti con i volti di chi è morto in Iraq e in Afghanistan.

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Emily Prince
Emily Prince

Guerra, devastazione, violenza politica ricompaiono in molte delle opere esposte che siano in forma di documento, di testimonianza, di racconto rielaborato o di evocazione: esplicite o indirette, simboliche o allusive ma quasi sempre ben comunicative. Da Hospital Party di Tomer Ganihar, israeliano, con le sue bambole nude, manipolate e manipolabili in vista di operazioni mediche alla Beirut del 1991 di Gabriele Basilico.
Tante le fotografie e i video, non mancano altri generi come i “tessuti” di tappi e cordini metallici di El Anatsui, le installazioni, le sculture. Il percorso dell’Arsenale prosegue con il padiglione africano, – da segnalare -, le sezioni cinese e turca e l’esposizione italiana dedicata a Giuseppe Pennone e Francesco Vezzoli. Ancora riflessione sul presente per Vezzoli che sceglie, per Democrazy, il gioco di parole tra ”democrazia” e l’inglese crazy, pazzo: due video, che hanno come testimonial Sharon Stone e Bernard Henri-Levy, simulano una campagna elettorale dove i due candidati ripetono lo stesso messaggio.

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