Lunedì 25 Novembre 2024 - Anno XXII

Diario enoturistico friulano prosegue nel goriziano

Gorizia, il confine con la Slovienia

Arruolato in un Famtrip del Movimento Turismo del Vino del Friuli Venezia Giulia, lo scrivano sta girando per la Marca Nordorientale del Belpaese. E poiché fortunatamente non si vive di solo pane (ogni tanto ci scappa anche qualche fetta di salame) ecco che – tra svariate agapi e degustazioni – i gentili anfitrioni hanno lasciato spazio pure a  qualche esigenza culturale. Per la gioia del cronista si  è pertanto  visitato Monfalcone, Gorizia, il Collio, Udine e Redipuglia. La mega gita approntata dagli amici furlà, volge  al termine,  ma – come sempre – c’è ancora qualcosa da apprendere… Ricordi non lieti … Leggi tutto

Arruolato in un Famtrip del Movimento Turismo del Vino del Friuli Venezia Giulia, lo scrivano sta girando per la Marca Nordorientale del Belpaese. E poiché fortunatamente non si vive di solo pane (ogni tanto ci scappa anche qualche fetta di salame) ecco che – tra svariate agapi e degustazioni – i gentili anfitrioni hanno lasciato spazio pure a  qualche esigenza culturale. Per la gioia del cronista si  è pertanto  visitato Monfalcone, Gorizia, il Collio, Udine e Redipuglia. La mega gita approntata dagli amici furlà, volge  al termine,  ma – come sempre – c’è ancora qualcosa da apprendere…

Ricordi non lieti alle spalle

Monte San Michele
Monte San Michele

Redipuglia è ormai alle nostre spalle e dio volesse che il nostro cervello fosse come un computer, in grado cioè – premendo un tasto – di cancellare ricordi di vicende inquietanti, non edificanti, quale ad esempio fu la Grande Guerra (forse – se mai esistesse una “classifica di intelligenza” tra le guerre – il più stupido conflitto mai deflagrato, un vero e proprio harakiri che mise fine a secoli di eccellenza del continente Europa).
Dopo aver passato in rassegna 100.000 tombe e assistito al goffo – ancorché vada applaudito chi dedica il proprio tempo alla cultura della Storia, quale che sia il suo ruolo – teatrino ricostruente alcuni momenti bellici tra Austriaci e Italiani, occorreva proprio qualche bel momento di relax.

Un ristorante per due Paesi

Il ristorante Devetak
Il ristorante Devetak

Ed eccolo, materializzato in una sontuosa non meno che tipica cena al ristorante Devetak, a un tiro di schioppo (il nome stesso lo conferma) dal bislacco confine con la Slovenia. Bislacco o demenziale, sennò come ti spieghi perché tante famiglie un bel giorno si ritrovarono a far da mangiare in patria e a dover emigrare per fare i bisogni nel cesso di casa, solo perché un pirla di geometra-politico aveva tracciato una linea di confine all’interno delle loro case?
Devetak, a San Michele del Carso (Goriziano) più che un ristorante è un mito (ma al contrario dei miti, che non hanno mai sfamato chicchessia, qui si mangia pure, e alla grande). Stessa proprietà da sei generazioni (bello, leggere in calce al menu “La famiglia Devetak vi augura buon appetito”, una chicca negata al mio quattrenne  nipote Xavier, deglutitore di mega hamburger surgelati al Mc Donald) da sempre arredato nel tradizionale stile mitteleuropeo (chi ha presente il Cavallino Bianco, la Vedova Allegra, la Principessa della Csarda?); il ristorante apre solo la sera e ammannisce piatti assolutamente rari. Una prova? Il menu che segue e che per certo stuzzicherà sia la curiosità che l’appetito del gentile lettore (tra parentesi i vini).

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Cena da Re

L'Isonzo del Friuli
L’Isonzo del Friuli

Frittatina carsolina ai due colori (Vitoska Mario Milic, 2005 Repnic, Trieste); Rotolo di pasta lievitata con ricotta fresca affumicata e fonduta di formaggi (Malvasia d’Istria Castello di Rubbia 2005, Savorgna d’Isonzo, Gorizia); Selinka (Sauvignon del Carso, Silvano Ferluga 2002, Piscanci, Trieste); Sguazzeto alla maggiorana, ricetta di famiglia (Refosco Castelvecchio 2003, Sagrato d’Isonzo, Gorizia); Trippe alla carsolina in scodelle di parmigiano e patate in tècia (Terrano Zidarich Benjamin 2003, Praprot, Trieste); Struklji kuhani ai fiori di finocchio selvatico e crema di zucchero aromatizzato (Longhino di Dario Coos 2003, Ramandolo).
Dopo cotanta dolce condanna ai bicchieri forzati, mancava solo un supplemento di pena, puntualmente comminata mediante un valida somministrazione di grappe, amari, slivovize, digestivi e quant’altro permettesse alla dissetata pattuglia della stampa turistica di dimenticare, almeno provvisoriamente, quanto visto e appreso nel pomeriggio su “La Guerra contro l’Austria-Ungheria ecc. ecc. Firmato Diaz”.

Nord Est: lavoro e vino

Il Vitovska del Venezia Giulia
Il Vitovska del Venezia Giulia

Sulla strada del ritorno a Monfalcone la mia coscienza si acquieta nell’apprendere dall’autista che (ahilui, ndr) è astemio sicché le citate libagioni e poi la visione (non parliamo dell’audizione) di tanto allegra brigata, non lo angustiano più di tanto (in effetti, concordi il cortese lettore: obbligare un amante del vino a partecipare a una cena come quella suesposta e nel contempo impedirgli di toccare il bicchiere è come portare un diabetico in una pasticceria; meglio evitare).
Già, il vino, una costante quindi una continua presenza durante la visita di questo chiacchierato (per il vanto – giustificato, chi sgobba ha diritto di gloriarsi – della sua ricchezza, da cui una proclamata differenza provocante una certa voglia di maggiore autonomia, libertà economica) estremo Nord Est del Belpaese.
Che non si limita al solo sviluppo industriale, a fabbricare soltanto lavatrici e frigoriferi, ad andare a impiantare aziende e laboratori nel Sud Est dell’Europa.

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Famtrip, Educational… meglio la “gita”!

Diario enoturistico friulano prosegue nel goriziano

La produzione vitivinicola è fiorente, dà ricchezza e si basa sulla qualità (in un supermarket una bottiglia di un “normale” bianco del Collio non si compra per meno di 7 euro) sulla bontà (durante una degustazione il titolare di un’azienda agricola commenta “nessuno è obbligato a bere il vino, il vino dà emozioni e piaceri che è giusto che la gente paghi”; verissimo).
Il famtrip, orrida parola yankee – ai raduni antiamericani potranno anche andare a manifestare in milioni, ma lo sport nazionale del Belpaese continuerà a essere lo scimmiottamento delle mode, delle abitudini, del periodare, in breve, dello stile di vita Made in Usa – volge ahinoi al termine.
Non resta che una bella gita a Trieste, raggiunta dopo stop e visita degli asburgici castelli di Duino e Miramare. Un’escursione che sarà puntualmente descritta “alla prossima puntata”.

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