Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Alla scoperta della Sabina

Terra fiorente sin dai tempi dei romani. Ha dato i natali a tre dei sette re di Roma. Rinomata per le acque termali è anche una zona ricca di monasteri, abbazie e musei. Per il turista l’Apt ha approntato la Sabina Tourist Card

Il territorio di Turano
Il territorio di Turano

La Sabina madre di Roma, è soprattutto una terra in cui gli elementi acqua (attraversata dal Tevere, il Velino e numerosi laghi la provincia di Rieti), fuoco (gastronomia spettacolare dalle antiche tradizioni), terra (agricoltura fiorente), aria (quella pura delle tante colline e montagne) e divinità (dagli dei di origine romana alla religiosità degli Itinerari di Fede con i santuari francescani e i monasteri benedettini) si fondono creando un mix che, rispondendo al ratto delle Sabine compiuto nel lontano passato dai romani, va sotto lo slogan di “La Sabina ti rapisce”. 

Il passato attraverso il presente

Terme di Cotilia
Terme di Cotilia

Un viaggio in Sabina diventa così anche un viaggio nella storia di Roma. Basti pensare che dei sette re di Roma, tre avevano origine sabine (Tito Tazio, Numa Pompilio, Anco Marcio). Che l’imperatore Flavio Vespasiano, noto per aver fatto costruire il Colosseo, era anch’egli sabino e che tornò a morire a Cotilia, vicino Rieti, dove amava curarsi presso le Terme, ancora oggi uno dei fiori all’occhiello del territorio, dando vita alla dinastia flavia, che diede a Roma altri due imperatori, Tito e Domiziano.
La primavera è il periodo migliore per andare alla scoperta dei luoghi in cui ancora oggi si può ammirare l’opera compiuta dal popolo dei Sabini (stanziati in età protostorica, si ritenevano figli del dio Sabo, dal quale deriva il nome). Si può cominciare da Monteleone Sabino, antico sito di Trebula Mutuesca. Virgilio la definisce (Eneide VII, 1011) “olifera Mutusca”, in riferimento alla produzione di olio, attività tuttora molto fiorente in zona.
Nel II secolo d. C. la città di Trebula raggiunse il massimo splendore: possedeva le terme, un anfiteatro, grandi palazzi e templi consacrati al culto della Dea Ferronia. I resti dell’anfiteatro, uno dei più grandi di tutto il Lazio, con una capienza di almeno 5000 posti, sono ancora visibili presso la valle Pantano.

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Visita al museo Archeologico

Scorcio sull abbazia di Farfa
Scorcio sull abbazia di Farfa

Per farsi un’idea dello sviluppo del territorio sabino dall’età preromana all’alto Medioevo, basta visitare il Museo Archeologico, presso il Palazzo Comunale di Monteleone. Qui sono conservati numerosi ex voto che riproducono sia parti guarite del corpo umano, sia anatomici (teste, arti), sia figure di animali (buoi e cavalli), salvati da epidemie.
La visita al museo lascia emozionati, perchè i ritratti delle teste votive dell’antico popolo italico, hanno i volti e le sembianze della gente di oggi: chioma con riccioli appena accennati, naso allungato e schiacciato, occhi piccoli.
Fuori ad accogliervi, intatta, c’è la cittadina medievale con i frammenti architettonici, forse provenienti da Trebula, sparsi qua e là e spesso murati negli edifici.
Tra i borghi non si può non citare il più famoso: quello di Farfa. Si attraversa la porta di ingresso, costituita da un arco, ed è come essere entrati nella macchina del tempo che ci riporta indietro negli anni. Qui continua a battere il ritmo del Medioevo nelle strade acciottolate, dove i gatti sonnecchiano al sole, come nei negozi di artigianato, da quelli che vendono tessuti a quelli che propongono dolci della tradizione.

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