Giovedì 25 Aprile 2024 - Anno XXII

Il “Museo della Figurina” di Modena

Una storia di generazioni. Il museo nasce nel 1992 dopo la donazione, alla città, della raccolta di figurine di Giuseppe Panini, tra le più importanti al mondo. Entrare nel museo è come rovistare nel baule della memoria tra sogni e entusiasmi giovanili

Il “Museo della Figurina” di Modena

C’è un luogo a Modena che assomiglia a un vecchio baule ritrovato per caso in soffitta, sotto a una pila di cianfrusaglie senza importanza. Quel baule, che contiene i sogni  e gli entusiasmo giovanili, è al contrario di grande valore affettivo.
E’ davvero così “magico” questo baule? Si, perché il tempo che passa e la previdenza dei tuoi genitori vi hanno riposto il tuo universo bambino: dall’orsacchiotto senza un occhio alla scatola del meccano, passando per i mattoncini Lego e i vecchi numeri di Topolino.
Vi sono anche molti album di figurine Panini e un sacchetto che contiene, alla rinfusa, i doppioni. Sono le immagini di calciatori nel fiore della loro giovinezza, adesso del tutto sfiorita.

Sull’onda dei ricordi

Il “Museo della Figurina” di Modena

Il “Museo della Figurina” di Modena (Palazzo Santa Margherita, in corso Canalgrande 103) può essere visitato (e goduto) a due livelli.
Il primo è quello tipico di ogni museo: si osserva una bacheca dopo l’altra, si leggono le didascalie, si individuano molte curiosità. Il secondo è meno distaccato e più emozionale. Porta a immaginare che il salone dove ti trovi non sia soltanto il “baule” della tua infanzia, ma anche di quella dei tuoi genitori, dei nonni e dei loro avi.
A pensarci bene è tutta una questione di anagrafe. Sarà molto difficile che chi è nato dopo gli anni Ottanta del secolo scorso, riesca a “entrare” nel baule.
Serve una frase magica, come in ogni incantesimo che si rispetti.
In questo caso la frase è: “Celo! Mima…”, ovvero, in meno arcane parole “Ce l’ho! Mi manca…”. Tale sorta di “mantra” veniva pronunciato scorrendo velocemente i mazzi di figurine degli amici per vedere se conveniva sfidarli a “Muretto”, per appropriarsi di tutto il loro tesoro, o passare invece a interminabili trattative del tipo: “Ti regalo Pulici e Graziani se mi dai Antognoni! No! Bettega non mi piace!”.
Quante bustine comprate dal giornalaio con la paghetta settimanale! Quante arrabbiature per quella figurina che mai riuscivi a trovare!
Un mare di ricordi, assolati come i sabati pomeriggio passati in oratorio a tirar calci a un pallone, riesce a farti tornare laggiù, dove tutto è iniziato. La stessa luce è negli occhi di chi ha più capelli bianchi di te e magari guarda nella bacheca di fianco, con lo stesso complice sorriso, figurine più vecchie di qualche decennio.

LEGGI ANCHE  Nel Wyoming di Buffalo Bill

Il “ragazzo” Giuseppe Panini, collezionista

Giuseppe Panini
Giuseppe Panini

Il Museo è nato dalla passione collezionistica di Giuseppe Panini, fondatore, insieme ai suoi tre fratelli, delle Edizioni Panini e “motore” del rinnovamento della figurina in senso moderno. Sin dagli inizi della sua attività imprenditoriale, Giuseppe Panini cominciò a raccogliere centinaia di migliaia di piccole stampe provenienti da tutto il mondo, affini alla figurina per tecnica o funzione.
La collezione si ampliò a tal punto da diventare, nel 1986, un vero e proprio museo, che allora si trovava però all’interno dell’azienda. Nel 1992, Panini decise di donare alla sua città la raccolta, divenuta una delle più importanti del mondo.
Negli anni a seguire l’attività dei curatori si è concentrata sulla catalogazione dei circa cinquecentomila pezzi. In mostra ve ne sono però attualmente soltanto qualche migliaio. Il resto della collezione può essere osservato tramite postazioni multimediali o su richiesta di ricercatori.
Un inedito punto di vista sulla storia e sul costume degli ultimi centocinquant’anni attraverso le figurine e ciò che più a loro somiglia, parte dalla tecnica della cromolitografia, dalla sua storia legata alla pubblicità e a nomi di grandi e piccole ditte che diffusero la figurina nel mondo.

Condividi sui social: