C’è un fenomeno “Brasile” in fase di espansione.
Musicisti, stilisti, designer, stanno esportando nuove formule più travolgenti, sensuali e solari. I fratelli Campana per il design e Ruy Ohtake per l’architettura (suo il suggestivo Hotel Unique di San Paolo, gigantesca fetta di cocomero con hall stratosferica, discoteca psichedelica e piscina panoramica) sono solo i due nomi di maggior rilievo. L’architetto Paulo Mendes da Rocha è stato insignito del premio Pritzker, l’Oscar dell’architettura. Un altro brasiliano, Giovanni Bianco, ha disegnato l’ultima copertina di Madonna e realizzato con Steven Klein una delle campagne più immaginifiche di Dolce e Gabbana. Vive tra Milano, New York e San Paolo, dove Vogue Brasile lo ha chiamato per progettare l’edizione speciale per i suoi primi trent’anni e da allora lo ha voluto come creative director. Un altro brasiliano ancora, Francisco Costa, è il disegnatore delle collezioni femminili di Calvin Klein. E alla recente Fiera del Libro torinese il successo è andato a un volume tra i più importanti della narrativa contemporanea brasiliana: “Due Fratelli” di Milton Hatoum.
San Paolo, un fenomeno “Brasile” in fase di espansione.
Una metropoli vivacissima, con alberghi da Gotham City e importanti biennali di arte contemporanea. E se fino agli anni Novanta le prime parole che venivano in mente pensando alla capitale economica del Brasile, con i suoi ventidue milioni di abitanti, erano criminalità e caos, oggi i suoi grattacieli che spuntano come funghi tra alberi di giacaranda dai fiori viola, palme e ficus, la fanno assomigliare piuttosto a una New York tropicale. Nuovi edifici sorgono ovunque: con un investimento stimato intorno a un miliardo di dollari Usa, il nuovo complesso residenziale Cidade Jardim, nel quartiere che porta lo stesso nome, una volta inaugurato nel maggio 2007, sarà uno dei sancta santorum del moderno culto imperante del vivere lussuoso e confortevole. Il Brasile è un paese immenso, con straordinarie risorse naturali. Le foreste che ricoprono il sessantasei per cento del territorio (secondo stime Abimovel del 2005) forniscono la materia prima per una fiorente industria del mobile, che offre lavoro a duecentomila dipendenti diretti in circa sedicimila aziende, distribuite soprattutto nelle regioni centro-meridionali. Abbiamo visitato una fiera del settore e abbiamo notato nei produttori una marcata attenzione per l’ambiente naturale e la sua conservazione, fino ad arrivare a operazioni di rimboschimento automatico per ogni taglio d’albero.
Immensa megalopoli
Come si può definire la città si San Paolo, bella o brutta? Né l’una né l’altra.
Anzi, tutt’e due. Comunque grande: di dimensioni e per l’animo o se vogliamo il cuore, dei suoi abitanti, una qualità universalmente riconosciuta. Un mix di culture differenti. Un puzzle caotico di suggestioni e profumi. Un mosaico di follia e divertimento. Nel cuore del Brasile moderno, San Paolo racconta l’anima variopinta e occidentale del sud America. Fondata da una comunità di Gesuiti nel XVI secolo, è diventata il centro contemporaneo, industriale e commerciale del Paese e ospita curiosamente la più grande comunità giapponese al di fuori del Giappone. “Mix and match” di architetture e colori, a un primo sguardo è una distesa immensa di case, fredda e distante. Un ritratto congiunto del lusso estremo e delle favelas sconfinate. Quartieri nascosti e skyline mozzafiato in un percorso trasversale tra luoghi e persone, da un quartiere all’altro, quartieri che sono città e nascondono nel loro interno comunità diverse e residenze privatissime. Ma la sua caratteristica maggiore è il suo essere una città cosmopolita. Tutti prima o poi vengono qui per vacanza o per lavoro. Tutti gli stranieri si fermano qui e la città diventa come un piccolo mondo. È veramente internazionale.
Fra avenide, monumenti e grattacieli
Ma come fare per visitarla? Tanti quartieri, distanze insormontabili, traffico pauroso. Bisogna fare una scelta. Il Centro, per esempio: la zona che mantiene maggiormente un suo carattere di interesse specifico. A cominciare dal vibrante Edificio Copan che Oscar Niemeyer costruì nel 1950 ed è tuttora attuale con la sua sinuosa curva che ospita quasi duemila appartamenti. Poco lontano, nell’avenida Ipiranga, c’è il più alto palazzo cittadino, l’Edificio Italia, con ristorante al quarantunesimo piano. A nord, l’avenida sbocca nella popolare praca da Repùblica, affollata a ogni ora del giorno e della notte da venditori e artisti. Popolare e molto folcloristica è anche la vicina rua Barao de Itapetininga, con i suoi mille negozi di ogni genere.
La rua sbuca nella praca Ramos de Azevedo, segnata dall’imponente massa del barocco Teatro Municipal, costruito nel primo decennio del secolo scorso sulla falsariga dell’Opéra parigina: Isadora Duncan nel 1916 e Anna Pavlova nel 1919 vi calcarono la scena. Dalla piazza, un sovrappasso monumentale, il Viaduto do Chà, opera del neo premio Pritzker per l’architettura Paulo Mendes da Rocha, scavalca il Vale do Anhangabau, proprio come una valle scavata nel cuore cittadino, e porta dall’altra parte, alla barocca Igreja de Sao Francisco de Assis, un bell’esempio di stile coloniale portoghese, e poi alla praca da Sé, tutta in pendenza, con in alto la Cattedrale. Il luogo è una mirabolante piazza dei miracoli, con immigrati in cerca di lavoro, mendicanti, ladri e bambini di strada. Seguendo la discesa si può passare davanti al più vecchio edificio residenziale della città, il Solar da Marquesa de Santos, che ospita un piccolo museo di storia della città. Di fronte, per un lunch veloce, una trattoria deliziosa, dal nome italiano di Piero.
Passeggiate con i cinque sensi all’erta
Si scende ancora per la rua Boa Vista e la rua do Tesouro, incontrando via via edifici che risalgono agli anni Cinquanta del secolo scorso, come il Banespa, o più indietro agli anni Venti e Trenta come il neogotico Martinelli, costruito da un italiano, come denuncia il nome. In questa zona, il ristorante del Centro Cultural Banco do Brasil è un’ottima sosta. La rua de Sao Bento porterà poi alla piazza omonima fiancheggiata da una chiesa, alcune vecchie case dai colori vivaci, un elegante Café Girondino e una stazione della metropolitana, utile per raggiungere la Pinacoteca do Estado, il Museu de Arte Sacra, il parque e la Estacao da Luz. Altrimenti, si può optare per un giro vizioso della città sulla falsariga dei cinque sensi, un po’ romantico e vagabondo: per il gusto, il mercato alimentare municipale; per la vista, la terrazza dell’edificio Italia; l’olfatto viene stimolato ovunque, non c’è che l’imbarazzo della scelta, la città è fatta di odori e profumi; per il tatto, l’indirizzo è 25 de Marco street, il quartiere arabo pieno di negozi all’ingrosso dove trovare tessuti, abiti, accessori e gioielli e i costumi del carnevale; e infine anche l’udito è stimolato ovunque all’interno della città: basta camminare per la strada e ascoltare le persone che parlano come se cantassero con quella loro bellissima lingua così melodiosa.
Il nuovo Auditorium di Ibirapuera
Firmato Oscar Niemeyer, cinquant’anni per realizzarlo. Sembra che il grande novantenne, Oscar Niemeyer abbia esclamato: “Dopo tanti anni, finalmente l’auditorium è stato costruito e pone la parola fine al progetto di Ibirapuera!”. Il nome, di origine locale, è stato dato al grande parco sognato e progettato non solo da Niemeyer, ma anche da Roberto Burle Max, autore del progetto architettonico del giardino e del museo “open air”, con l’apporto di Lina Bo Bardi al cui disegno si deve il luminoso MAM, Museu de Arte Moderna, dedicato alla fotografia. Firmati da Niemeyer sono il grande palazzo della Biennale d’Arte e l’edificio dell’Oca, che ospita il museo di paleontologia. Ora, l’auditorium. Una sala per concerti di ottocento posti, in forma di bianca piramide tronca con una lunga lingua rossa ondulata che sporge sul suo fronte rivelando l’ingresso. Ma l’idea è stata quella di realizzare un edificio che fosse fruibile non solo nel suo interno, ovviamente, ma che permettesse anche una molto maggiore affluenza agli spettacoli del vasto pubblico paulista: il palcoscenico si apre infatti sul retro, direttamente nel parco, offrendo così la possibilità di partecipare a chi sta fuori e non è potuto entrare, standosene magari sdraiato sull’erba. L’esterno dell’auditorium può sembrare a prima vista insieme rarefatto e duro, quasi brutale, ma l’interno è opulento, con una grande scala in curva e tappeti rossi, una “vip room” al piano terreno, accanto alla scuola di musica e alla cafeteria. Non solo la mancanza di fondi aveva ritardato la costruzione dell’auditorium, ma anche le diatribe relative all’uso degli spazi nel parco, che alcuni volevano fosse riservato al verde e non occupato da un altro edificio di cemento. D’altronde, la vocazione ecologica di Niemeyer è nota ed è stata proprio la municipalità paulista a impedirgli di sostituire con un giardino il percorso lastricato tra l’Oca e l’Auditorium. Comunque siano andate le cose, la musica alla fine l’ha avuta vinta sulla politica.
Alcuni luoghi “scelti”
Daslu
, chiamata la “powerboutique”, molto più di un grande magazzino: una grande villa dove solo le donne possono entrare perché non esistono camerini.
Avenida Chedid Jafet 131, www.daslu.com.br
Hotel e ristorante Unique, 4700 avenida Brigadeiro Luis Antonio, Jardim Paulista
Il luogo più trendy della città
Hotel e ristorante Fasano, un luogo dove stare per farsi vedere da chi conta
Rua Haddock Lobo 1644, telefono 0055 11 30624000
Hotel Emiliano, arredato dai fratelli Campana. Ogni ospite ha un maggiordomo personale a sua disposizione www.emiliano.com.br