Sull’abbrivio del “Mundial del Balòn” si proceda a quattro chiacchiere sullo Sport, ancorché il Calcio non sia più uno Sport bensì uno spettacolo forzuto gestito da signori col cosiddetto “pelo sullo stomaco” per fini che con quelli del vero Sport rifacentesi al barone De Coubertin, hanno la stessa affinità che lega Rosy Bindi a Sharon Stone.
Lo Sport? …Nissun come mì!
E mettiamoci subito in chiaro che se c’è qualcuno che può parlare di Sport, perché di Sport ne sa, quello (molto immodestamente, ma la falsa modestia è peggiore del dire ciò che si pensa) sono io. Come utente, praticante, organizzatore e pure descrittore di Sport (e tanti: dal Calcio al Basket, dal Tennis alla F1, dal Motociclismo all’Ippica) ho trascorso circa mezzo secolo della mia esistenza. Sono stato nei più importanti Templi del Tennis, nei più noti stadi del mondo, sui più conosciuti circuiti, nei mitici ippodromi chiamati Vincennes, Ascot, Longchamps; dietro la mia scrivania, appiccicati su un pannello, esibisco biglietti di ingresso, accrediti stampa per scrivere o fotografare, attestati di presenza e partecipazione a eventi sportivi da fare invidia al direttore della Gazzetta dello Sport. Per Sport ho portato gente in Cile e alle Figi, in Sud Africa e in California, in Australia e in Polonia. Quante volte sorteggiarono l’Inter con il Legia di Varsavia (!) e visto che nell’Est di allora “si scopava a gogò”, dopo un po’ di queste trasferte nel gruppo c’erano più “allupati” tifosi di Juve e Milan di quanti andassero a sbandierare la bandiera per esclusivi ragioni di Sport.
… ancora della sublime “testata” (non è un giornale!)
Sempre a proposito di saperne molto di Sport (o comunque di più di tanti altri) informo pure che tutti gli squallidi non meno che improvvidi blablabla sulla vicenda Zidane-Materazzi (e mi riferisco a chi ha scoperto che in campo i giocatori si insultano di brutto) mi hanno fatto cordialmente sorridere.
Le mie certezze sulla trasmissione di notizie sull’illibatezza di madre e sorella da un giocatore a un altro risalgono infatti a più di dieci lustri fa, anche undici.
Roba, pertanto, da potersi dire che quasi quasi fui uno dei primi a sapere che in campo non ci si dava la “buona sera e l’arrivederci” ma invece oltre alle dita nel costato – fanno un male della madonna – si invocavano le parti intime delle appartenenti alle altrui famiglie, mentre all’arbitro provvedeva il pubblico accreditandogli quantomeno un paio di corna (più la vendita dei suoi servigi).
