Se si chiede “Che Cosa” o “Dove è?” Guam, a una persona Under 60 (e comunque non profondo cultore della Storia) si rischia di ricevere una risposta non dissimile da quelle commentanti il famoso “Oggetto Misterioso” presentato in Tivù dall’allora celebre Silvio Noto. Si è fatto riferimento all’età degli eventuali interpellati perché fino agli anni Settanta quest’isola del Pacifico (questa la risposta giusta, ancorché vaga) appariva frequentemente sulle prime pagine dei giornali in occasione delle frequenti crisi politiche (vedi Corea, poi Viet Nam) che sconvolsero l’area del più grande oceano del mondo e il sud est asiatico.
Guam costituiva infatti una base militare Usa di eccezionale importanza, ne rappresentava il fulcro della strategia, il punto di riferimento, la Santa Barbara, il centro di smistamento, il grande magazzino di approvvigionamento.
Anche qui, il “favoloso” impero di Carlo V
Ma le vicende di Guam non si circoscrivono ai fatti bellici del XX secolo, anzi, vantano una loro bella Storia “vecchia” di quasi cinque secoli (il che – per un posto collocato in parti del mondo non corrispondenti all’Europa e dintorni – costituisce già un buon record).
Se il potente monarca spagnolo Carlo V avesse mai dovuto dimostrare che sul suo impero “non tramontava mai il sole”, a dimostrazione del suo vanto avrebbe potuto citare proprio Guam, quel punticino sulla carta geografica in una zona del Pacifico chiamata Micronesia.
L’isola più grande delle tropicali Marianne (così battezzate in onore di Maria Anna d’Asburgo, vedova di Filippo IV nonché madre e reggente del sovrano spagnolo Carlo II) é infatti adagiata a est delle Filippine e a ovest del Perù (entrambe terre ex spagnole) e per più di tre secoli e mezzo costituì la cerniera di traffici e commerci (tra Europa, Asia e le Americhe) a dir poco avventurosi.
Una volta all’anno i galeoni spagnoli sfidavano i tifoni partendo dalle Filippine alla volta del Messico, scaricavano le merci (spezie, seta, essenze, porcellane) ad Acapulco e ne caricavano altre provenienti dall’Europa (armi di Toledo, stoffe) e dall’attuale Messico (argento).
Via terra, le mercanzie di provenienza asiatica venivano trasportate a Città del Messico e quanto destinato alla Spagna proseguiva per il porto caraibico di Veracruz per essere imbarcato alla volta di Cuba e Cadice (viaggio la cui riuscita stava al buon cuore delle navi corsare di Sir Francis Drake e più tardi del tremendo Morgan).
I Chamorros, ex “Ladroni”
Guam venne scoperta il 6 febbraio 1521 durante il primo Giro del Mondo compiuto dall’Uomo (e narrato dal vicentino Antonio Pigafetta, la cui statua abbellisce la passeggiata sotto le mura della filippina Cebu). Il portoghese Ferdinando Magellano, al comando della spedizione, prese possesso dell’isola a nome della corona spagnola (dal cui soldo dipendeva) e dopo pochi giorni la battezzò Isola dei Ladroni. Era infatti accaduto che i nativi, gli svelti Chamorros, saliti a bordo della nave ancorata nella baia di Umatac l’avevano accuratamente svuotata di provviste e quant’altro avanzato dopo aver solcato l’Atlantico, scoperto uno Stretto per evitare il tempestoso Capo Horn e navigato per tre quarti di oceano Pacifico (dopodiché, lasciata l’isola dei Ladroni al povero Magellano andò ancor peggio nelle Filippine, ove fu poco eroicamente accoppato dal guerriero Lapu Lapu in una scaramuccia di poco conto).
Divenuta spagnola, Guam ha sonnecchiato per vari secoli, con le truppe che si addestravano nella Plaza de Armas (vicino alle arcate dell’Almacén, il magazzino-arsenale) e la moglie del governatore che alle “cinco de la tarde” offriva la cioccolata alle consorti dei restanti amministratori della guarnigione, in un casottino tuttora esistente e mostrato ai turisti come monumento storico di eccellente importanza.