La situazione a Maiorca non era propriamente quella rumorosa e vacanziera dei nostri giorni. A cavallo fra il 1838 e l’anno seguente ha avuto la fortuna “storica” di ospitare due fra i più interessanti personaggi della cultura europea.
Il primo è Fryderyk Franciszek Chopin, il cui nome francese (Frédéric) è di gran lunga più conosciuto. Pianista polacco di eccelsa bravura e autore di ispirate composizioni. Chopin nasce a Zelazowa Wola, una cinquantina di chilometri da Varsavia, nel 1810 e muore a Parigi nel 1849. Il secondo, George Sand (nome d’arte di Aurore Dupin, baronessa Dudevant, 1804-1876) scrittrice francese di buona fama e di interessanti esperienze sentimentali e culturali.
Aurore-George, innamorata di un genio
Aurore ha un carattere forte e anticonformista sottolineato proprio dalla scelta di un nome maschile, dal barone Dudevant. Il barone aveva avuto due figli: Maurice e Solange. In Francia era stata legata sia al romanziere Jules Sandeau che al poeta Alfred de Musset; poi la grande passione per Chopin. Più giovane di lei di sei anni e già minato dal male che lo avrebbe condotto a morte prematura, con la Certosa di Valldemossa a Maiorca a fungere da romantico sfondo per un epilogo venato di malinconia.
La scrittrice (aveva trentaquattro anni) arriva a Maiorca accompagnata dai figli e dal compositore, con il battello “El Mallorquin” che salpa da Barcellona il 7 novembre del 1838 alle cinque del pomeriggio e giunge a Palma il giorno seguente alle undici e mezza del mattino, con questi passeggeri a bordo: Prima Classe: Madame Dudevant, sposata; Maurice, suo figlio, minore; Mademoiselle Solange, sua figlia, minore; Frédéric Chopin, musicista. Seconda Classe: Madeimoiselle Amélie, governante della Signora.
Rimarranno a Maiorca poco più di tre mesi, altalenando fra genuini entusiasmi per le bellezze e la pace dei luoghi e disagi di varia natura: la grettezza dei “paesani” locali, una cucina che preoccuperà non poco, con i suoi forti sapori, la delicatezza di stomaco e i languori del giovane Chopin e, infine, un clima invernale particolarmente piovoso, evento abbastanza raro per le Baleari.
Alla ricerca della sistemazione ideale
I primi sei giorni vengono trascorsi nella boarding-house in Calle della Marina, a Palma. Seguono poco meno di quattro settimane a Son Vent, distante circa cinque chilometri dalla città, nel distretto di Establiments. Permanenza resa all’inizio gradevole dal clima tiepido e da precoci fioriture, ma finita in seguito in modo traumatico con l’arrivo di piogge persistenti.
La salute di Chopin peggiora e si manifesta per mezzo di continui eccessi di tosse, al punto che il proprietario, tale Gómez, per timore di contrarre la tubercolosi, li caccia letteralmente da casa. Una volta espulsi, si rifugiano presso il Consolato francese nella Illeta d’En Moragues (da allora scomparsa) di fronte al palazzo maiorchino di Ca’n Berga.
Chopin alla Certosa di Valldemossa
Monsieur Fleury, console francese in Palma, li ospita per qualche giorno. Poi sentono parlare di Valldemossa, un monastero che a Chopin pare ideale per prolungare il soggiorno a Maiorca; annota il musicista: “vivrò in un delizioso monastero, nel posto più bello del mondo: il mare, le montagne, le palme, il cimitero, una vecchia chiesa dei Crociati e le rovine di una moschea… ulivi vecchi di mille anni”.
La Certosa di Valldemossa aveva tutti i pregi vagheggiati da Chopin, che era comunque stato mal informato circa i Crociati e la moschea, mai presenti in questi luoghi.
Il 15 dicembre del 1838 arrivano alla Certosa, una costruzione imponente ma già sensibilmente diversa da quella che era in origine: non più tracce del monastero gotico originale con la vecchia chiesa, non più torri; il resto della costruzione, la casa per gli ospiti, i chiostri e le cappelle, già sottoposti a lavori di riadattamento, in gran parte giustificati dall’uso che del complesso veniva fatto: abitazione per i contadini, stanze adibite a magazzini per le derrate alimentari, per vinificare, per ospitare i frantoi per la spremitura delle olive.
Amore e lavoro: romanzi e i famosi Preludi
La reazione dei due ospiti della Cartuja si snoda su due differenti binari. Sand trae ispirazione per i suoi scritti dalle atmosfere sospese del complesso monastico (“Un inverno a Maiorca” sarà il libro che verrà pubblicato al suo ritorno a Parigi); Chopin, in attesa di ricevere dalla capitale francese il pianoforte Pleyel, perso fra mille pastoie doganali, utilizza quello “miserevole” della Certosa, non senza rimpiangere la brillante vita di società parigina cui era da sempre abituato.
In questi mesi, oltre a comporre la maggior parte dei suoi famosi Preludi, mette mano a quelli non ancora completi: modifica la seconda Ballata in FA Maggiore (Opera 38) che aveva iniziato nel 1836; compone le due famose Polonaises (quella in LA Maggiore a l’altra in DO Minore, che unite formano l’Opera 40), la Mazurca in MI minore (Opera 40 n°2) e il Terzo Scherzo (Opera 39).
Tortura prolungata
Nella “Storia della mia vita”, George Sand scrive: “…i chiostri della Certosa erano pieni di spiriti e di orrori per lui… qui ha composto gli splendidi lavori brevi che modestamente chiamava Preludi; sono autentici capolavori”.
Ma ricorda inoltre: “…la nostra permanenza nella Certosa divenne per lui una tortura prolungata e conseguentemente, per me, una specie di lunga agonia”.
L’11 febbraio del 1839, per ironia della sorte proprio quando il famoso piano Pleyel era giunto a destinazione e la natura volgeva al bello con la vivace fioritura dei mandorli, lasciano definitivamente Valldemossa.
Lo stato di salute di Chopin peggiorava giorno dopo giorno, con frequenti emorragie. Sul Mallorquin, in compagnia di un maleodorante carico di maiali che grugnivano, si compie il tragitto per mare fino a Barcellona. Quindi Parigi, meta finale del loro amore e di lì a pochi anni, della vita stessa del grande musicista polacco.
La Certosa di Valldemossa
Si trova a circa una ventina di chilometri da Palma, fra i monti della Sierra che fronteggiano la costa catalana.
Il complesso della Certosa è stato costruito in differenti periodi. Le fondazioni originarie mettono in rilievo tre grandi torri, edificate a difesa contro l’attacco dei corsari Mori. Le spaziose celle del nuovo monastero, invece, sono state approntate nelle vicinanze assieme a una graziosa torre campanaria il cui pinnacolo dal tetto verde sovrasta la chiesa del XVIII secolo.
Il monastero originale è stato quindi ampliato con l’aggiunta di chiostri, celle e cappelle, dal XV secolo in poi. Gli edifici, originariamente pensati per un’esclusiva vita contemplativa, sono in seguito stati ampliati per soddisfare le esigenze della comunità locale, dedita all’agricoltura, con edifici per gli ospiti, ricoveri per il grano, cantine e locali per la produzione dell’olio d’oliva.
La salita al monastero per mezzo di una scalinata conduce ai chiostri di Santa Maria, costruiti nel XVI e XVII secolo e circondati da celle e cappelle. Passando oltre la ex chiesa gotica si giunge al cimitero, vicino al luogo in cui si trovava il vecchio palazzo reale. Dal cimitero si accede a un terzo chiostro e a un largo e lungo corridoio, così come alla chiesa neo-classica, edificati nel XVIII secolo. Dalla terrazza finale lo sguardo spazia sulla verde vallata sottostante.
Le celle di Chopin e George Sand
Non è stato possibile documentare quali delle dodici celle della Certosa siano state occupate dai due geniali artisti. È comunque certo che abbiano utilizzato due celle contigue; amore si, ma anche desiderio di privacy!
Anche se può sembrare argomento di scarsa importanza, cercare di stabilire come si fossero sistemati a Valldemossa i due amanti è esercizio che ha impegnato a fondo la Comisión Provincial de Monumentos. Dopo una lunga e dettagliata inchiesta intrapresa sotto la Dirección General de Bellas Artes, il 19 novembre del 1935 stabilì che non esistevano prove documentali. Resta la tradizione storica, dovuta magari ai “gossip” tramandati dagli abitanti del luogo, che indica nelle celle numero 2 e 3 il “nido” d’amore di Chopin e George Sand. Né al riguardo sono risultati utili alcuni schizzi e appunti della stessa Sand, con tutta probabilità non esaurienti di proposito.
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