Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

O me’ bela Madunina, de Milan g’ho pien i bal…

Roberto Mancini Sì “g’ho pièn ì bàl” di Milano, nonostante il recente trionfo in Coppa Italia della locale squadra di Calcio, l’Inter (sembra che a Milano ci sia un’altra squadra, ovviamente di categoria inferiore, ma onestamente non ne ricordo il nome). D’accordo, la Coppa Italia sarà anche un trofeo del menga ma sempre di un successo si tratta, eppertanto orsù gioisca il popolo nerazzurro ancorché sarebbe molto meglio restare non solo coi piedi ma pure col culo per terra. Perché mai tanta sfiducia venata di scoramento? In primo luogo perché è meglio non fidarsi della sciarpa di Mancini: bastasse esibire … Leggi tutto

Roberto Mancini
Roberto Mancini

Sì “g’ho pièn ì bàl” di Milano, nonostante il recente trionfo in Coppa Italia della locale squadra di Calcio, l’Inter (sembra che a Milano ci sia un’altra squadra, ovviamente di categoria inferiore, ma onestamente non ne ricordo il nome). D’accordo, la Coppa Italia sarà anche un trofeo del menga ma sempre di un successo si tratta, eppertanto orsù gioisca il popolo nerazzurro ancorché sarebbe molto meglio restare non solo coi piedi ma pure col culo per terra. Perché mai tanta sfiducia venata di scoramento? In primo luogo perché è meglio non fidarsi della sciarpa di Mancini: bastasse esibire una fettuccia di cashmere anche Valentino vincerebbe uno scudetto. In secondo luogo, con certa gente nel giro del Pallone è meglio applicare la famosa Legge del Guffanti (“Stare abbottonati didietro e davanti”) e meditare su quanto lamentava il Grande, mitico avvocato Prisco: ”Se stringo la mano a un milanista me la vado a lavare; se la stringo a uno juventino controllo se c’è ancora la mano”….

Sopravvivenza difficile

E allora, nonostante il suesposto, enorme trionfo nerazzurro “ce l’ho con Milano”?
Sì, come titolato, “g’ho pièn i bàl” di ‘sta città ormai divenuta un invivibile sùk, meglio dire una giungla con esseri non più umani che al mattino escono dalle tane (dagli affitti mostruosamente cari), cercano una qualsiasi preda per campare, tornano negli antri al tramontar del sole e dopo aver smanettato davanti a frigo e tivù a rate per mandar giù qualcosa e vedere Pippo Baudo si sparano qualche ora di sonno nevrotico e il giorno ripartono nella caccia per la sopravvivenza.
Il mattino dopo, solita (direbbe Sacchi) “ripartenza” con concerti di clackson e insulti ai semafori, parcheggi in quarta fila, investimenti di biciclette mentre cammini in grazia di dio sul marciapiedi (in quale altra città al mondo moto e bici vanno sui marciapiedi spingendo in tal modo il pedone sotto i tram?).
Il tutto avviene in un centro cittadino circondato da baraccopoli, favelas (forse peggiori di quelle brasiliane) di disperati, zingari e non, che se non hanno da mangiare né un impiego in banca non possono che rubare (e la sera – non disponendo di soldi per le mignatte – vanno pure a commettere qualche stupro). Ma quanto a violenza anche nella cerchia dei Navigli non sono rose e fiori: al mercato di viale Papiniano i vigili che contestano gli ambulanti irregolari si beccano il loro bel cartone sui denti, prendono e portano a casa, 10 giorni 10 di prognosi non glieli leva nessuno.

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Dov’è la vocazione turistica della città?

Milano, via Brera
Milano, via Brera

Scrive un disfattista, un incazzoso? Occorrono prove? Eccole (e quanto commentato serva anche a chi bofonchia che Milano è una città con vocazione turistica), ecco quanto è accaduto (e scritto sui giornali) negli ultimi mesi sotto la Madonnina.
La vicenda della Darsena dei Navigli, è penosa. C’è chi vorrebbe preservare il tradizionale rione milanese e chi intende sostituire botteghe genuine con fasulli bistrot per una sorta di falsa Montmartre con Bateaux mouche (tutto quel finto che gli yankees chiamano Mickey Mouse) per rallegrare nelle sere dei weekend qualche credulone provinciale.
La stessa cosa era accaduta a Brera, che da vero quartiere bohemien fu trasformato per metà in dimore strafighe per multimiliardari e per l’altra metà in un posticcio e improbabile Quartier Latin a uso e consumo dei bancari di Busto Arsizio e dei moblieri di Meda. E sia a Brera che ai Navigli, avanti i sciur e via i pover crist (con la poetessa Merini che lamenta di essere stata sfrattata e aggiunge pure di essere stata fottuta nella graduatoria delle Case Popolari dopodichè interviene il politico di turno che dice che sì che tutto è vero, la Merini è stata fottuta, ma lui in compenso glissa e non fa un plissè per riparare all’ingiustizia).
Un assessore dice che fa i parcheggi nella Darsena? Il giorno dopo un suo compagno di schieramento dice che no, che chi vuol fare i parcheggi è scemo e allora i due si mettono a litigare. Milano – si diceva – città a vocazione turistica? Ma mi faccia il piacere, solo tante sconcezze e altrettanta demagogia mista a smancerie.

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