La prima “Action Painting. Arte americana 1940-70: dal disegno all’opera”, al Foro Boario, su un periodo rivoluzionario di quell’arte d’oltreoceano che arriva, nel dopoguerra, a soffiare il primato creativo al Vecchio Continente.
La seconda, la “Trilogia” di Mimmo Paladino, Richard Artschwager, Olivier Richon, una mostra con tre anime dedicata ad altrettanti protagonisti dell’arte contemporanea internazionale, nei nuovi spazi espositivi di Palazzo Santa Margherita, già sede della Galleria Civica della città.
Per promuovere la diffusione dell’arte a Modena si è mossa, con ampie vedute culturali e “understatement” quasi anglosassone, la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena che, in collaborazione con la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia (e con il contributo dell’American Contemporary Art Gallery di Monaco di Baviera), ha realizzato l’esposizione al Foro Boario; credendo nel progetto di offrire una sede permanente alle collezioni di disegno, grafica e fotografia contemporanei della Galleria Civica, ha messo mano alla ristrutturazione di Palazzo Santa Margherita.
“Action Painting”, pittura d’azione
Nel titolo la chiave di volta alla mostra. Oltre cento opere di quella che è generalmente nota come arte astratta americana ma che ha varie correnti e denominazioni: dai più noti Pollock, Kline, Rothko, de Kooning, Gorky, a Baziotes, Marca-Relli, Motherwell, Francis, Hofmann, Gottlieb per non citarne che alcuni.
Non solo i capolavori dei maggiori rappresentanti di un movimento artistico quasi impossibile da chiudere nella rigidità di una definizione di scuola, ma anche gli studi, i disegni, i bozzetti: l’opera nel suo farsi.
“Forse il vero titolo della mostra è “Dal disegno all’opera”, conferma illustrando la sua creatura il curatore Luca Massimo Barbero (Curatore Associato della veneziana Collezione Peggy Guggenheim), che aggiunge: “l’esposizione è vista dalla sponda dell’Europa. È un viaggio, un racconto, che si svolge come su un nastro: si può andare e tornare. È la storia di un modo di dipingere. Forse l’Action Painting non è mai esistito, è un lavoro sofferto, meditato.”
“Etichettare in arte significa imbalsamare” cita Barbero da un articolo della compagna di Willem de Kooning, uno dei noti artisti esposti, e afferma: “Quella in queste sale vorrei che fosse una passeggiata dei sensi”.
Per apprezzare la straordinaria valenza artistica, ribelle e sperimentatrice, dei lavori dei protagonisti del primo movimento internazionalmente rilevante emerso negli Stati Uniti – grazie in particolare al ruolo di Peggy Guggenheim e alla sua galleria newyorchese “Art of This Century” – dove tanti artisti europei si erano trasferiti spostando da Parigi a New York il cuore dell’avanguardia artistica nel dopoguerra.
Alla richiesta di citare un paio dei capolavori esposti risponde Barbero: “Paesaggio con macchie rosse n.2 di Vasily Kandinsky”, che si trova nella prima sala dedicata agli autori delle grandi avanguardie di inizio Novecento che influenzarono i giovani artisti americani, e “Foresta incantata” di Jackson Pollock”.