Sul ciglio di quella grande conca interna che è la Valle del Bove, l’uomo è davvero nullità. Alle spalle, una landa lunare nera e tormentata fatta di rocce laviche irregolari, alcune più scure di altre perché più recenti; di fronte, questa grandiosa depressione, ideale serbatoio di raccolta della lava quando “a muntagna”, come i siciliani chiamano l’Etna (con rispetto, timore e confidenza), decide di sfogarsi e di vomitare magma incandescente: un’enorme piscina ribollente.
Da sempre, nei racconti della storia
L’Etna, con i suoi quasi tremilaquattrocento metri di altitudine, è il gigante dei vulcani europei e uno dei più imponenti vulcani attivi della terra. Da secoli lo spettacolo unico dell’Etna in eruzione avvince e spaventa l’uomo. Omero, Diodoro Siculo, Tucidide, Virgilio, hanno redatto cronache fantastiche, ricche di pathos, di leggenda.
Tutti coloro che sono giunti, attraverso i secoli e gli ebenti, in questa terra favorita dalla natura, hanno identificato l’isola con la sua imponente montagna. Sicani, Siculi, Fenici, Greci, Romani (la Sicilia era il granaio dell’impero), Bizantini, Arabi, Normanni, Aragonesi e altri popoli ancora hanno conosciuto, avvicinato, temuto il vulcano, simbolo della mitica Trinacria.
In cima alla “muntagna”
A quota tremila e oltre, con una strana sensazione di calda precarietà sotto le suole, si abbraccia con lo sguardo il mondo. E’ un giorno fortunato, per l’Etna-watching: a ovest la catena montana delle Madonie; a nord i monti Nebrodi e le isole Eolie, sospese nella nebbia azzurrina del Tirreno. A nord-est i Peloritani con la punta di Messina e la costa calabra.
Gli occhi seguono il contorno dell’isola maggiore: Taormina, Acireale, giù, fino a Catania con l’azzurro intenso dello Jonio, mare nel quale “a muntagna” si infila in presa diretta, con prepotenza. Riducendo il raggio visivo, si spazia su un panorama verdissimo, tutt’attorno al vulcano, per scendere, oltre il capoluogo, nella piana del Simeto chiusa, a sud, dai monti Iblei. Questo scenario davvero unico, davvero incomparabile, racchiude uno dei parchi più interessanti d’Italia.
Il Parco della “montagna-museo”
Istituito con decreto del Presidente della Regione Sicilia il 17 marzo 1987, il Parco Naturale dell’Etna si estende per complessivi cianquantottomila ettari e impegna territorialmente ben venti comuni della provincia di Catania. Quelli che, più di altri, arricchiscono il parco (da quattromila ettari per comune in su) sono Linguaglossa, Adrano, Castiglione di Sicilia, Zafferana Etnea, Randazzo e Bronte che, solo, vanta un’area di ben diecimilaventi ettari.
Quattro sono le zone che compongono il parco, ciascuna con caratteristiche proprie ben definite. Anzitutto la zona “A” (ventitremila ettari), integralmente protetta, nella quale vengono condotte le attività scientifiche e di ricerca. Segue la zona “B” (ventiseimila ettari) che consente ai residenti di continuare ad esercitare le attività tradizionali, con l’obbligo di osservare, comunque, le regolamentazioni in vigore. E’ quindi proibito edificare nuove strutture, ampliare le abitazioni esistenti, eseguire opere di trasformazione del territorio. La zona “C” (tremila ettari) è un’area che prevede il possibile insediamento di strutture adatte a valorizzare il vulcano sotto l’aspetto turistico. Infine, la zona “D” (seimila ettari), un’area definita di “controllo” del parco, nella quale sono permesse le attività economiche purché risultino compatibili con le finalità e gli obiettivi dell’Ente Parco.
In questi ultimi anni il turismo sull’Etna ha acquisito un’importanza sempre maggiore. Vengono organizzate gite, escursioni guidate piuttosto impegnative; nella stagione invernale, lo sci la fa da padrone e lo slogan “sciare fra gli aranci” non è poi così fuori luogo!
La flora e la fauna
Per chi ama la natura la montagna offre più di un motivo di interesse e di studio. La flora è ricca e ben distribuita. Si passa dai vigneti e agrumeti odorosi di zagara delle zone più basse, ai bellissimi boschi e alle pinete: pioppi tremuli, faggi, lecci, betulle, pini larici; famoso è quello ultracentenario detto “U Zappinazzu”.
Più su, nelle zone di lava antica, troviamo la ginestra etnea, gialla e vivace e i cuscini verdi di spino santo, ingentiliti da piccoli fiori color lilla. Su un totale di circa duemilacinquecento differenti piante esistenti in Sicilia, ben millesettecento sono presenti nella zona del parco.
Altro aspetto interessante, la fauna. Tra gli uccelli, il picchio, il gheppio, l’upupa, la coturnice, dall’impegnativo nome di “coturnix aetnensis”, una delle poche specie endemiche.
La lepre e il coniglio sono di casa, così come l’istrice e il riccio. E’ destino dei primi due essere predati dalla volpe e dal gatto selvatico, mentre i secondi prediligono roditori, vipere, piccole serpi. Naturalmente la varietà di insetti e lepidotteri presenti non si conta ed è una strana sensazione vedere coloratissime farfalle (giallo-rosse, rosso-viola), insieme ad altre completamente bianche, svolazzare nel panorama desolato e scuro della lava solidificata, a quasi tremila metri di altitudine.
La sede del Parco dell’Etna
Si trova a Nicolosi, ma ogni comune dispone di un punto base per le molte possibili escursioni. Da ogni cittadina etnea è agevole raggiungere le stazioni base più alte e da queste proseguire con i fuoristrada verso la sommità, seguendo le piste di terra lavica predisposte dal personale del parco.
Interessante è il piccolo Museo dell’Etna che ha sede a Linguaglossa. Contiene le antiche pietre laviche nate dal fuoco e modellate dall’aria, dall’acqua: alla fine paiono granito, marmo, sasso, pietra pomice, terra granulosa, polvere.
Ancora un’occhiata agli attrezzi degli antichi mestieri, alla sala botanica e a quella della fauna, non senza trascurare la video-cassetta che fissa i momenti terribili di una delle ultime eruzioni dell’Etna. Ma l’uomo ha imparato a convivere col vulcano; ne conosce gli umori, i brontolii, coltiva la terra resa fertile dalla lava.
“A muntagna” è vissuta intensamente, sempre. La si vede da lontano, da molto lontano, in Sicilia, e la sua presenza è qualcosa di rassicurante, di immutabile nel tempo.