Il modo di dire “andare a Canossa” è oggi sinonimo di prostrazione, sottomissione, quasi un “ti chiedo perdono…mi rimetto alla tua clemenza”.
Per capirne l’origine occorre però compiere un balzo a ritroso nel tempo, in un’epoca che vede protagonista Matilde di Canossa. una delle pochissime donne in carriera del Medioevo, se non addirittura l’unica. Siamo nell’anno 1077. Matilde, figlia di Bonifacio, che al di là dell’imperante maschilismo degli anni in cui vive, esalta la propria personalità inserendosi con autorità nelle dispute tra potere religioso e potere temporale, svolgendo nel contempo un significativo ruolo di intermediazione nel celebre (e “studiatissimo”!) episodio dell’umiliazione dell’Imperatore Enrico IV al cospetto di Papa Gregorio VII. In quell’occasione il pontefice arriva a revocare la scomunica dal capo dell’Imperatore, complice la cornice e i conforti terreni di un grandioso maniero posto lungo la valle dell’Enza. Antesignana del femminismo, raccontano le cronache che Matilde, forse per distogliersi dai compiti istituzionali che la vedevano sistematicamente occupata nella stesura di bolle imperiali, trova anche il tempo per dedicare una grande cura alla propria persona. Per questo motivo sceglie quello che, fin dall’epoca romana, rappresentava il luogo deputato al benessere. Quelle di Casciana, perla della toscana Valdera, erano infatti le terme più vicine alla contea reggiana.
Matilde e una fonte di nome Mathelda
“Castrum ad Aquis”. Così si chiamava Casciana un tempo. Ma se dubbio non v’è sulla belligerante radice del paese, figlio di un accampamento presso un fiume, non può d’altronde dar adito a fraintendimenti il nome conferito alla fonte che offre la linfa alle terme. Mathelda si chiama quest’acqua, in onore alla prima ospite vip, Matilde che qui vi soggiornò nel 1100. Da allora le acque di quello che, grazie a Federico da Montefeltro divenne stabilimento termale a tutti gli effetti, continuano a zampillare alla temperatura costante di 36 gradi centigradi. Federico pose le fondamenta di quelle terme che poi Leopoldo II, seguito da Ferdinando III, migliorarono, anche se sarà la mano dell’architetto Poggi, divenuto celebre per aver disegnato Piazzale Michelangelo a Firenze, che conferirà a Casciana la nomea di perla termale d’Italia. Se Casciana rappresentava l’icona del benessere, a pochi chilometri di distanza le segrete di un castello risuonavano degli imperativi ordini dei Vicari e delle grida di tormento delle vittime dell’Inquisizione.
Lari: storia di Gostanza e di Rosso della Paola
Anno Domini 1594. In una mattina uggiosa di Novembre Gostanza viene arrestata nella sua abitazione a Bagno D’Aqua, oggi Casciana Terme. Capo d’accusa: malefizi e istigazioni al demonio compiute su vittime ignare. Al capo d’accusa segue una sentenza irrevocabile: Gostanza viene condannata dall’Inquisizione perché rea di stregoneria. In realtà le cose non sono andate proprio così. La donna offriva le sue arti medicamentose a base di erbe alle puerpere o a chi ne aveva bisogno. Andò sempre tutto bene tranne una volta in cui un giovane, nonostante le cure, morì. Fatto sta che solo dopo sette anni di torture, consumate nelle segrete del castello di Lari, Gostanza venne liberata dal suo Inquisitore.
Analoga sorte toccò a Giovanni Trinci, detto il Rosso della Paola, incarcerato per le sue idee politiche rivoluzionarie. Viste le cose in quest’ottica, visitare il maniero appartenuto ai Vicari (“sicari”), produce tutto un altro effetto. Collocato al centro del paese domina, dall’alto di un colle, tutto il Valdarno. Dalle sue mura la vista spazia libera dai monti pisani alle balze di Volterra, dalla costa livornese fin oltre Peccioli. Lari è un borgo da visitare senza fretta, gustando la vista delle statue marmoree attribuite ad Andrea Pisano, all’interno della chiesa dedicata a San Leonardo; oppure perdendosi nel dedalo delle vie per leggere nelle pietre che la compongono pagine di storia. Le stesse che indussero Leopoldo II a declamare: “Venni a Lari e dalla sua rocca mostrai paese vasto; la parte più bella della Toscana”.
Benessere a quattro stelle
Torniamo a Matilde, che avevamo lasciato immersa nell’acqua termale della sorgente che porta il suo nome. Nell’alto medioevo le terme si limitavano ad una fonte di acqua calda nella quale i visitatori si immergevano. Per contro oggi lo stabilimento di Casciana offre una felice combinazione fra le classiche attività termali e il suo centro benessere, mettendo a disposizione degli ospiti anche una piscina termale le cui acque fluiscono da percorsi vascolari a scambio termico.
Comfort a quattro stelle è, invece, quello offerto dall’Hotel San Marco presso Casciana, che vanta il centro benessere più all’avanguardia della Valdera. Dodici sono le cabine predisposte per moderni trattamenti estetici, shiatsu, idromassaggio multisensoriale, bagno turco, sauna, piscina dinamica interna e tisaneria. Il tutto per un percorso all’insegna delle “coccole” e di un reale benessere.
Più che il “benessere”, poté il digiuno!
Al di là dell’ardita “variazione su un tema” di dantesca memoria, il cammino del benessere è incompleto se non si accompagna ai sapori della tavola. Ancora una volta la brulla Valdera ci viene incontro con una Badia situata al centro del comprensorio collinare. È Morrona, che vanta una storia antica quanto quella di Matilde. Correva, infatti, l’anno 1089 quando la Badia fu voluta dal conte Ugone, rampollo della dinastia dei Gherardesca, che la assegnò inizialmente ai benedettini e quindi ai camaldolesi. Questo il passato della Badia. E oggi? Su un’estensione di circa cinquecento ettari, coltivati alternativamente a macchie di ulivi e tralci di vite, l’ex-badia offre una mirabile sintesi fra tradizione e moderna tecnologia, nella produzione di vini e olio. Sauvignon, San Torpè, Cabernet e Franc sono solo una parte delle uve impiantate per la produzione dei vini locali fra i quali N’Antia e ViagnAlta costituiscono le espressioni più rappresentative. Tutto questo, dai tempi di Matilde di Canossa; la prima donna che per far fronte “al logorio della vita medioevale”, a un amaro al carciofo preferì i sapori decisi della cucina toscana e la frequentazione delle Terme di quel gioiello, figlio dei colli pisani, chiamato Casciana.
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