Venerdì 19 Aprile 2024 - Anno XXII

Mantova, non solo Virgilio

Mantova foto di-M. Telò

Un percorso all’interno di una storia millenaria: i tesori di una città ricca di sorprese

Mantova, non solo Virgilio
Mantova, la Basilica, il Palazzo della Ragione e la Torre dell’Orologio,

Si ritrovano tutti a Mantova, i volti sfaccettati e diversi di un movimentato passato, per lasciare a ciascuno la scelta di cosa amare di più. Compendio a cielo aperto della storia italiana, la città si muove disinvolta fra i resti dell’aulico mondo virgiliano e la semplicità schietta e austera del Medioevo, facendo tesoro di monumenti gonzagheschi e signorili opere settecentesche, senza trascurare le prove del suo moderno eroismo. Spesso avvolta da un velo di nebbia, da cui fanno capolino torri e campanili, Mantova sorge su due isole nate per opera del fiume Mincio. Da tre dei suoi lati si affaccia sui laghi Superiore, di Mezzo e Inferiore, coperti nei mesi di agosto e settembre da variopinti fiori di loto, di cui è famosa la coltivazione.

Mantova, le origini
Mantova vista dal lago
Mantova vista dal lago

Le origini della città si perdono nei secoli. Abitata fin da epoca preistorica, la zona venne occupata dagli Etruschi attorno al Mille a.C.. La mitologia ne attribuisce la fondazione all’eroe Ocnus, in onore della divinità maschile Mantus, confusa dai romani con la greca Manto, figlia dell’omerico Tiresia. Passando di dominazione in dominazione, Mantova venne occupata dai Galli e dai romani per finire preda, alla caduta dell’Impero, di Goti, Bizantini, Longobardi e Franchi finché, verso il Mille, entrò a far parte dei domini feudali degli Attoni, di cui l’ultima rappresentante fu Matilde di Canossa. Dopo la morte della contessa nel 1115, la città si proclamò libero comune e combattè strenuamente per la propria libertà. Tuttavia nel 1273 Pinamonte Bonacolsi, approfittando delle lotte fra Guelfi e Ghibellini, eresse la Signoria che, nel 1323, passò nelle mani di Luigi Gonzaga. Mantova si avviò sotto questa dinastia alla gloria militare e allo splendore artistico, durato quattro secoli, durante i quali sorsero Castel S. Giorgio e il Santuario delle Grazie. IIlustri ingegni animarono la corte con la loro presenza, quali Ariosto, Tasso, Correggio, Tiziano e Cellini, mentre Gianfranco Gonzaga invitò Pisanello e Vittorino da Feltre, fondatore della scuola umanistica detta Ca’ Zojosa, Casa Giocosa. Sotto Ludovico II l’ambiente mantovano, ancora gotico, accolse l’arte rinascimentale di Brunelleschi, Fancelli, Laurana e Poliziano.

Mantegna La Camera picta
Mantegna La Camera picta

Leon Battista Alberti e Andrea Mantegna lasciarono un’impronta indelebile sulla città, mentre Giulio Romano, oltre all’edificazione di Palazzo Te, pose mano alla riorganizzazione urbanistica della città. Nel 1627 si estinse la linea primogenita della famiglia Gonzaga e iniziò per la città una lenta decadenza, acuita da guerre e saccheggi, finché nel 1707 subentrano gli austriaci.

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Quali muti testimoni dello splendore passato, rimangono la cupola di S. Andrea, il Teatro scientifico, i Palazzi Sordi, D’Arco, Valenti, Corriani e Canossa. Presa da Napoleone per breve periodo, nel 1814 la città tornò all’Austria, divenendo uno dei capisaldi militari del “Quadrilatero”. Nel 1851-55 col sacrificio dei Martiri di Belfiore, viene qui scritta una delle pagine più belle del nostro Risorgimento, ma solo nel 1866 la città entrò ufficialmente a far parte del nascente Stato italiano.

Arte e monumenti
Mantova La Basilica di Santa Barbara foto di D. Papalini
Mantova La Basilica di Santa Barbara foto di D. Papalini

Castel S. Giorgio fa parte, unitamente a Palazzo ducale e alla Basilica di Santa Barbara, della Reggia dei Gonzaga, un enorme complesso di costruzioni di epoca varia, collegate da passaggi interni, compresa nella zona fra piazza Sordello e il lago. Fatta costruire nel 1300 da Francesco I Gonzaga, che affidò i lavori a Bartolino da Novara, si tratta di uno dei migliori esempi rimasti di architettura militare. Nella seconda metà del 1400 Ludovico II Gonzaga decise di risiedervi e fece rimaneggiare il castello da Andrea Mantegna e dall’architetto di fiducia Luca Fancelli, trasformandolo in una comoda e fastosa dimora. La Reggia annovera 15 aree aperte fra cortili, giardini e piazze, e oltre 500 stanze, decorate da tesori d’arte di notevole valore. La famosissima

Mantova La camera degli sposi
La camera degli sposi

Sala degli sposi, detta anche Camera Picta, conserva affreschi del Mantegna che ritraggono l’effige del principe Ludovico e della sua famiglia. Lo straordinario potere evocativo del racconto storico coniuga il mondo ideale delle forme classiche con la storia interiore dei personaggi, in un grande ritratto di vita contemporanea. Anche la Stanza dei Soli probabilmente reca un affresco del Mantegna. All’appartamento di Isabella d’Este, fatto costruire nel 1519, si affiancano il Giardino segreto, studiolo famoso per il soffitto ligneo dorato, la Grotta con pregevoli tarsie e la Camera Grande, affrescata da Lorenzo Leonbruno.

Il Duomo

Accanto alla reggia dei Gonzaga sorge il Duomo, di antica fondazione ma ricostruito

Mantova, il Duomo
Mantova il Duomo

nel 1545 su disegno di Giulio Romano. Si conservano originali il lato destro gotico e il campanile romanico del XII secolo, mentre la facciata baroccheggiante risale al 1757, opera di Nicolò Baschiera. Poco distante, la Torre della Gabbia deve il suo nome alla gabbia di ferro murata su un fianco, dove al tempo dei Gonzaga venivano rinchiusi i malfattori.
La Domus Magna e il Palazzo del Capitano, affacciate su piazza Sordello, così chiamata in onore del cantore mantovano di lingua provenzale amato e cantato da Dante, costituiscono le facciate più antiche di Palazzo Ducale, costituito da diversi corpi architettonici. Si tratta dei due palazzi più antichi, dove i Gonzaga decisero di risiedere nel 1328, dopo la conquista della città a scapito dei Bonacolsi, che nel XIII secolo avevano fatto erigere gli edifici, identificati oggi come “Corte Vecchia”

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Mantova Palazzo Ducale
Palazzo Ducale

Successivamente si aggiunsero nuovi palazzi, più moderni, collegati fra loro da passaggi interni, tanto che nel ‘600 la reggia divenne una vera città nella città, compendio della storia dell’arte italiana dal gotico al neoclassicismo. Fra le parti più riccamente decorate ricordiamo la Sala dei Fiumi, le cui pareti sono affrescate con personificazioni dei fiumi mantovani, eseguiti nel 1776 dal veronese Anselmi; la Sala degli Specchi, realizzata sotto la direzione di Viani ai primi del ‘600; e l’appartamento degli Arazzi, eseguiti su cartoni di Raffaello. La Sala dei Duchi, o dei Principi, conserva ampi parti di una decorazione del Pisanello, il maggior allievo di Gentile da Fabriano, risalenti alla prima metà del ‘400. Proseguendo la visita della città, una stretta vietta costellata di antiche costruzioni a portici sotto cui pullulano i negozi, collega piazza Sordello a piazza delle Erbe, dietro cui si affaccia l’imponente facciata della Basilica di S. Andrea.

Mantova Piazza delle ErbeCon la sua enorme cupola e la particolare struttura a navata unica, è opera di Leon Battista Alberti, eretta a partire dal 1472 e terminata a due riprese nel 1597-1600 e 1697-99. La cupola barocca è aggiunta di Filippo Iuvara del 1732-82. Le sorge accanto la Rotonda di S. Lorenzo, chiesa romanica a base circolare fatta erigire da Matilde di Canossa nel XI secolo, attigua alla Torre dell’Orologio, opera di Luca Fancelli del 1473.

Mantova Palazzo Te Sala Amore e Psiche
Palazzo Te Sala Amore e Psiche

Poco distante dal centro cittadino, Palazzo Te è una grandiosa villa rinascimentale, eretta da Giulio Romano, primo allievo di Raffaello, per ordine del marchese Federico II Gonzaga nel 1525-35. Centro ideale dell’edificio è la Sala di Psiche, in cui si celebra il tema dell’Amore attraverso la mitica favola dell’Asino d’Oro di Apuleio, forse a illustrazione della passione amorosa di Federico II per Isabella Boschetto. I dipinti di Giulio Romano, risalenti al 1527-30, fondono in perfetta armonia elementi architettonici e decorativi in un’inesauribile vivacità cromatica. La Sala dei Cavalli è la più estesa del Palazzo, in quanto aveva funzione di salone d’accesso per i convitati.

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Mantova Sala dei giganti foto di G. RomanoI fregi e i lacunari dipinti e dorati del soffitto si devono fra gli altri a Rinaldo Mantovano e Benedetto Pagni. Dopo la Sala dello Zodiaco, affrescata con figure di Dei, Mesi, Segni zodiacali e Venti, si apre la Sala dei Giganti, dallo spettacolare effetto scenografico, dove le pareti si fondono con la volta affrescata nella ricostruzione della “Caduta dei Giganti fulminati da Giove”. Le figure colossali e impressionanti, realizzate nel 1530-35 da Rinaldo Mantovano e altri collaboratori su disegno di Giulio Romano, svolgono il tema della Potenza, adulando forse l’Imperatore Carlo V.

Il Santuario a Le Grazie
Mantova Santuario delle grazie
Santuario delle grazie

Nelle immediate vicinanze di Mantova, in direzione Cremona, troviamo la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, situata in un piccolo paese chiamato Le Grazie. Si trova subito dopo Curtatone, località nota insieme a Montanara per eventi del periodo risorgimentale, teatro di battaglie famose della prima guerra d’indipendenza, nel 1848. Più che di una chiesa, si tratta in realtà di un Santuario, infatti fin dall’antichità l’immagine della Madonna qui custodita è stata meta del pellegrinaggio di numerosi devoti. Eretto secondo le forme tipiche del gotico lombardo l’edificio risale alla fine del Trecento o agli inizi del Quattrocento, mentre il lungo porticato che

Mantova Interno Chiesa delle Grazie
Interno Chiesa delle Grazie

precede la facciata è di epoca più tarda. L’interno, dall’architettura sobria ed elegante soprattutto nella parte absidale, presenta una decorazione originale. Dalle numerose nicchie che punteggiano la parete lungo tutto il perimetro interno della chiesa, si affacciano statue di miracolati e devoti in svariati atteggiamenti. Si possono ammirare inoltre il Mausoleo di Baldassarre Castiglione e alcuni dipinti di Lorenzo Costa, autore del “Martirio di San Lorenzo” qui conservato; di Bazzani, F. Bonsignori e la stessa immagine della “Madonna delle Grazie”, realizzata da un artista sconosciuto del Quattrocento.

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