Venerdì 27 Dicembre 2024 - Anno XXII

Nella Valle dei Walser

Un mondo nuovo di fantastici giochi sulla neve per i bimbi. Ma c’è spazio anche per le aspettative dei grandi, a contatto con una cultura alpina, malgrado tutto, vitale

Nella Valle dei Walser

Io la neve la mangio”, esordisce Nicola appena arrivato al recinto dove i pony attendono i primi, piccoli clienti della giornata. Detto, fatto. Una manata di neve in bocca: così si comincia a capire cos’è, questa neve. La prima della sua vita. “Io la neve la mangio” ripete Matteo come un pappagallo dopo pochi istanti imitando anche il gesto del fratello maggiore. Ed eccoli pronti per essere issati sui pony per la passeggiata sulla neve.
Emozionatissimo, Matteo – che a furia di sentirsi ripetere “quando diventi grande” ha capito l’antifona – mi dice: “Mamma, quando diventi piccola puoi salire anche tu.” Magari, tesoro mio. Adesso siamo diretti al laghetto, dove si può anche pattinare. Non tanto per il parco giochi sulla neve nelle vicinanze ma per sperimentare il fondo.

La prima volta sulla neve

Nella Valle dei Walser

Che i bambini alle prime armi apprezzino il fondo anche da soli e senza paura è una scoperta anche per me. Scorrono negli appositi binari sui loro scietti, imbacuccati a dovere con i grandi occhiali da sole che per loro sono la “maschera”, come quella del mare. Un bellissimo anello di venticinque chilometri che ha dato giusta fama a Gressoney-Saint-Jean, grazioso villaggio walser che ancora parla (almeno il 40% della popolazione) l’antico dialetto delle popolazioni alemanne giunte nella valle intorno al milleduecento, conserva i bellissimi costumi tradizionali e le caratteristiche stadel, le baite in legno con il fieno disposto ad essiccare sui balconi presenti in tutta la vallata. Quella che da Pont-Saint-Martin si snoda fino ai piedi del monte Rosa.

Nel castello della Regina

Il castello dei Savoia
Il castello dei Savoia

Che uno dei migliori punti panoramici sul grandioso massiccio sia il castello dei Savoia, che in ottobre compie cent’anni, lo sanno tutti a Gressoney. Fu fatto costruire da re Umberto I per la regina Margherita che a Gressoney-Saint-Jean – dove trascorse le vacanze estive dal 1889 al 1925 – era legatissima e molto amata tanto che il suo busto è sulla parete della chiesa del paese e una villa all’ingresso del borgo porta il suo nome e la memoria di un’amicizia neanche tanto segreta (quella con il barone Luigi Beck Peccoz che per lei la fece costruire).
Con il suo aspetto severo, le grigie torri cuspidate e il bosco intorno il castello ai bambini piace da matti. Nicola è entrato compito, ha ascoltato tutta la spiegazione della guida nonostante i suoi quattro anni di età, poi mi ha domandato: “ma i cavalieri in armatura dove sono?” Accenno a una spiegazione accettabile per lui e prometto altre meraviglie.

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