Pablo Ruiz Picasso nasce a Malaga il 25 ottobre del 1881 da D. Josè Ruiz Blasco, professore alla Escuela de Bellas Artes e da Maria Picasso Lopez.
All’età di 10 anni si trasferisce con la famiglia a La Coruña ed è ammesso, appena undicenne, nella locale Escuela de Bellas Artes che conta suo padre tra gli insegnanti. Prosegue gli studi a Barcellona città nella quale, a 15 anni non ancora compiuti (aprile 1896), in occasione della Terza Esposizione Municipale delle Belle Arti, espone la sua prima opera al pubblico: “La Primera Comuniòn”. All’inizio del nuovo secolo Picasso compie la sua prima visita a Parigi (Periodo Azul/Blu, 1901-1904, cui segue il Periodo Rosa, 1905-1906) e comincia a firmare le opere con il nome della madre; gli spagnoli hanno il doppio cognome, del padre e della madre e se il cognome del padre è troppo comune possono adottare quello della madre: Garcìa Lorca, ad esempio, era conosciuto come Lorca.
Nel 1907, con Braque, dà vita al cubismo e si lega a Fernande Olivier che nel 1912 lo abbandona perché sostituita da Eva Gouel. Ormai già affermato Maestro, l’artista malagueño frequenta Stravinsky, De Falla e il Balletto Russo di Diaghilev, sposando la ballerina Olga Kokhlova. Il 4 febbraio 1921 nasce il primo figlio, Pablo. Negli anni Venti Picasso si ispira a una tendenza “neoclassica” prima di passare al surrealismo e a nuove nozze con Marie-Thèrèse Walter, una relazione alquanto tormentata. Frattanto conosce Mirò e Dalì, divenendo amico del primo, mentre si limita a stimare l’arte del secondo.
Nel 1935 torna in Spagna. Viene nominato direttore del Prado ma non prenderà mai possesso della carica; frequenta al contrario le corride (“Minotauromaquìa”), fa ritorno in Francia durante la Guerra Civile e dipinge Guernica, maggio 1937, la sua opera più nota; inizia nel contempo la convivenza con Dora Maar, fotografa, sua nuova compagna.
Apertamente schierato a sinistra al termine della Seconda Guerra Mondiale (tante le opere “pacifiste” di Picasso, su tutte la celebre “Paloma-Colomba”) si innamora di Françoise Gilot e la sposa, divenendo padre di due figlie, Claude e Paloma, ma il mènage dura poco e le tre femmine della famiglia abbandoneranno dopo pochi anni il Maestro.
Jacqueline Roque Hutin (da lui, ormai ottantenne, sposata nel 1961) è l’ultimo amore di Picasso, che nell’aprile del 1973 muore a Notre-Dame-de-Vie a Mougins, Costa Azzurra; viene inumato nel suo castello di Vauvenargues. Nonostante un’esistenza ricolma di impegnative e logoranti passioni sentimentali, non si può certamente dire che negli ultimi anni Picasso abbia vissuto una vita da pensionato: a 91 anni realizza un dipinto e un disegno: “Embrace” e “Figuras reclinandose”.
A casa, alla presenza dei Reali di Spagna
Figliol prodigo, il Maestro è tornato definitivamente a Malaga 102 anni dopo esservi nato, grazie alla generosità degli eredi e al finanziamento (66 milioni di Euro) della Junta de Andalucìa, che hanno permesso la nascita del Museo Picasso Malaga (da cui un molto elegante logo MPM) nel Palacio de Buenavista. In effetti la capitale della Costa del Sol, un po’ offuscata dalle bellezze di Siviglia, Cordoba e Granada, aveva bisogno di un rilancio di immagine, ottenuto – evidentemente Bilbao e il Guggenheim fanno scuola – con l’apertura di un’importante Esposizione permanente. Incontro Juan Antonio Llorente, responsabile stampa e pubbliche relazioni del museo, alle 10 di martedì 28 ottobre, mentre i paparazzi invitano il primo visitatore ad agitare il biglietto di ingresso “numero uno” – quasi si trattasse della schedina vincente del superenalotto – e gli infliggono altri flash mentre supera l’ingresso sulle orme de los Reyes, Don Juan Carlos e Doña Sofia, inauguranti il museo il giorno precedente. Fuori, sotto la pioggia, la coda di chi non ha atteso oltre per ammirare le opere di Picasso è già lunga.
Juan Antonio è estremamente generoso, non lesina descrizioni e commenti su passato (difficoltà non solo economiche, anche giuridico-legali e financo politiche), presente e futuro della Collezione. Soprattutto non nasconde le proprie sensazioni, confessando di aver sentito un nodo alla gola udendo le popolane malagueñas ringraziare (“per avere riportato Picasso a Malaga”) Christine Ruiz-Picasso, vedova del primogenito dell’artista Pablo, durante una passeggiata tra la folla in compagnia de los Reyes (da loro decisa in barba al protocollo).
“Sembrava si rivolgessero a una Vìrgen durante una processione: “Viva Cristina, Gracias Cristina“, commenta Juan Antonio, orgoglioso non meno che, ancora, emozionato. Il gentile pierre aggiunge che, visibilmente commossa, Christine non ha nascosto le lacrime, confortata e complimentata dai sovrani.
Picasso, una collezione di quantità e qualità
La donazione della nuora di Picasso e di suo figlio Bernard va in effetti considerata un atto di enorme generosità, trattandosi di ben 204 opere (dipinti, sculture, ceramiche, incisioni), delle quali 133 cedute da Christine e 22 da Bernard, cui si aggiungono 49 pezzi consegnati al museo per 10 anni, prorogabili, e ulteriori 40 per un anno. A questa Collezione Permanente si aggiunge, ai piani superiori del palazzo, la Exposiciòn Temporal (fino al 28 febbraio) El Picasso de los Picassos, con 87 opere provenienti dai musei di Antibes, Barcellona, Madrid, Parigi e alcune collezioni private. Poiché alla Permanente sarà sempre abbinata una mostra Temporal, non esistono dubbi sulla grande importanza di questa nuova istituzione culturale che su una superficie di 8.300 metri quadrati esibirà continuamente ben più di 200 opere del Maestro.
Una produzione artistica sterminata
Ma quanta fu (sulla qualità, nessun dubbio) la “produzione” di Picasso? Il numero delle sue opere è estremamente incerto e controverso: si va dalle 8.000 alle 22.000, forse più. Un giornalista giapponese, con il quale visito il Museo, vantante accurati “studi picassiani” in una università del Sol Levante, mi parla di 60.000 “lavori”del Maestro. In effetti non è facile fare un conto, per molti motivi (ecco l’importanza di precedere la cronaca con una scheda biografica). In primo luogo la lunga esistenza di Picasso fu contraddistinta da una incredibile precocità (a 8 anni il suo primo quadro, il Picador, a 12 scrive e illustra riviste e dipinge i ritratti dei genitori) e da una sorprendente vitalità nell’età senile (a 91 anni le ultime opere, che oltretutto sembrano eseguite dalla mano ferma di un artista di mezza età). Va poi tenuto conto della poliedricità del genio. Picasso creò e plasmò, diede forma e immagine a dipinti, sculture, disegni, ceramiche, incisioni, anfore, collage, non senza interessarsi anche di cinema, teatro e letteratura (negli anni ’34 e ’35 dipinse poco o nulla per dedicarsi alla settima musa e alle arti letterarie). La grande prolificità del genio malagueño è anche dovuta alle tante esperienze maturate in tempi e luoghi (Parigi, Barcellona, Madrid) di grande fertilità artistica: dal Periodo Rosa a quello Blu, dal cubismo al surrealismo, alle opere ispirate dall’impegno politico.
A Malaga, i capolavori di Picasso nella sua lunga vita
A fronte dell’assenza di capolavori che hanno reso Picasso universalmente noto, il Museo di Malaga può vantare l’innegabile importanza e validità di proporre opere che coprono tutta la sua esistenza artistica. Si va dal Pablo quindicenne di La niña y su muñeca (La ragazzina con la bambola, sorella dell’artista, 1896) all’acquaforte Los Pobres (I poveri, 1905); dallo splendido Paulo con gorro blanco (suo figlio Pablo con berretto bianco, 1923) all’argilla cotta Rostro lunar (Volto lunare, 1956) modellata dal pollice del Maestro (un’opera dalla semplicità inferiore solo alla bellezza); dalla meraviglia del dipinto convenzionale Olga Kokhlova con mantilla (1917) alle inquietanti Cabeza de mujer (piccola scultura di ferro, Cannes 1961) e l’olio Retrato de mujer con vestido de cuello verde (Ritratto di donna con vestito dal collo verde, 1938).
Quanto alla aficiòn (passione) di Picasso per la Tauromaquìa, in un museo della taurina Andalusia non potevano mancare opere dedicate al toro (nel ’35, l’artista trovò l’ispirazione per alcune acqueforti, tra dicembre ’45 e gennaio ’46, poi, a Cannes lavorò su 11 litografie su rame di altrettanti stati de Le Taureau). Per questo motivo nell’ambito dei festeggiamenti per l’apertura del Museo, sabato 25 ottobre, esattamente a 102 anni dalla sua nascita, è stata dedicata a Picasso una corrida nella famosa Plaza della Malagueta con i toreri Morante de la Puebla, Javier Conde e Finito de Cordoba.
Una sede prestigiosa
Se poi fosse stato necessario aggiungere altro interesse e bellezza al Museo, ecco l’importanza della sede, il palazzo dei Condes de Buenavista, a due passi dalla casa natale di Picasso in Plaza de la Merced e dalla chiesa di Santiago nella quale fu battezzato. Il palazzo, monumento nazionale dal 1939, costituisce uno splendido esempio dell’architettura rinascimentale andalusa del XVI secolo con l’aggiunta di elementi mudèjar (arte musulmana nella Spagna cristiana). Da non perdere, assolutamente, i resti (venuti alla luce nei sotterranei durante i lavori di restauro) di costruzioni risalenti alle epoche fenicia, punica, romana e dei Moros.
Come se non fosse bastato il genio di Picasso, il visitatore con esigenze culturali si ritrova coinvolto, in una sola visita, anche negli intriganti misteri dell’archeologia.
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