Il nome Concorde (rigorosamente alla francese) gli era stato dato niente meno che dal Generale Charles De Gaulle nel 1963. Il primo volo risale all’anno 1969 e l’entrata in servizio al gennaio 1976. Da allora i 16 Concorde costruiti a Tolosa dagli inglesi e dai francesi (per un costo totale di circa 9 mila miliardi delle vecchie lire) hanno percorso milioni di chilometri sulle rotte di tutto il mondo, trasportando gente famosa e ricca, ma anche (specie negli ultimi voli) persone che hanno voluto concedersi quest’emozione supersonica. Impiegando tre ore e mezza da Londra a New York, il Concorde è stato l’aereo che, complice il fuso orario, “arrivava prima di partire”. Ora, chi se lo può permettere, attraversa l’Atlantico a bordo di lussuosi velivoli privati. Quella che segue è la cronaca di un’avventura vissuta qualche anno fa da un gruppo di privilegiati viaggiatori, amanti del gioco del golf.
Concorde: viaggiatori speciali
Solo ventidue i giorni necessari, soste e attività varie comprese, pari a un quarto del tempo impiegato dagli eroi partoriti dalla fantasia di Jules Verne per compiere il celebre giro del mondo in 80 giorni. Con una sostanziale differenza: anziché utilizzare i più stravaganti mezzi di locomozione (treni, navi, battelli, animali vari, carretti e riksciò), ecco a disposizione un velocissimo Concorde che avrà pure i suoi anni e un ragguardevole numero di miglia volate, ma che il fascino, quello si, lo conserva pressoché intatto. Specie quando ad occuparlo in “esclusiva”, 90 comodissimi posti, sono passeggeri che non hanno alcun problema di liquidità. Prestigiose carte di credito, filo diretto con la banca di fiducia ecc.; giusto un po’ di dollari per le mance, comunque meno ingombranti delle monete d’oro che sfondavano le tasche del celebrato playboy brasiliano Baby Pignatari, re della jet-society dei mitici anni Cinquanta e Sessanta. Giro del mondo compiuto in senso orario e sempre verso il sole che sorge.
Rendez-vous a Parigi
Dopo un volo “antipasto” dalle città di residenza a Parigi con cena all’Hilton, i pochi fortunati italiani (imprenditori, professionisti, banchieri) familiarizzano con i compagni di viaggio: svizzeri, francesi, olandesi, svedesi, tedeschi, più i soliti giapponesi e persino due che arrivano dalla Costa d’Avorio. Niente inglesi (noblesse oblige) partiti da Londra con un jet di soli connazionali, per un giro del mondo dalla rotta inversa.
Un viaggio organizzato all’insegna della passione per il golf, il più chic degli sport. Una vera indigestione di mazze, palline, buche, par, caddies eccetera, sui campi più famosi e quindi più ambiti del mondo.
Golf in tutte le salse!
Vuoi mettere, per i pur privilegiati giocatori dei molti club nostrani, poter vibrare colpi a una pallina appollaiati su un tappetino quadrato di erba sintetica, perché il “green”, delimitato da lattine vuote dipinte di bianco è rappresentato dal deserto dell’Oman, opportunamente innaffiato per non sprofondare nella sabbia? Il prestigioso Ghala Wenthworth Golf Club di Muscat, solo questo offre. Ben diversi si presentano i terreni di gioco del Golf Club di New Delhi, del Rose Garden di Bangkok, del Bali Golf & Country Club (formula di gara: “quattro palle, la migliore”). I successivi incontri avvengono al Riverside Oaks Golf Course di Sydney, all’Olivier Breaud di Papeete, all’Iguaçu Golf Resort, al Golf Club Petropolis di Rio de Janeiro. L’unica località esclusa dalle gare è l’isola di Pasqua, spelacchiata e pericolosamente in discesa verso il Pacifico. Per la gioia dei golfisti, circa la metà dell’intero gruppo, ogni gara è confortata dalla presenza di un vetturetta elettrica e di un caddie personale.
Concorde: comodità a gogò, sopra e sotto il cielo
Palline seminate sui prestigiosi green con l’occhio rivolto all’oceano (e alle sabbie del deserto!), alle altissime palme di Papeete, alle pagode dell’antico Siam, al verde rigoglioso e fiorito dell’isola di Bali, alle acque fragorose delle cascate che separano l’Argentina dal Brasile. Per quasi 100 milioni a cranio (circa 500 Euro) extra in carattere esclusi – ad esempio l’acquisto di una perla nera di Tahiti per attutire i sensi di colpa che affiorano beffardi verso chi è rimasto a casa – cos’altro riserba l’esclusiva vacanza dei Vip? Scampoli di impressioni e sensazioni filtrate da sguardi internazionali e riferite dai reduci italiani.
Così, alla rinfusa: voli allietati da champagne, caviale e salmone, al punto di far desiderare una semplice Coca Cola, tanto per cambiare. Bellissime hostess poliglotte, attente e premurose oltre ogni più ragionevole aspettativa; massima efficienza e professionalità del personale di bordo e di terra.
Di tanto in tanto, per ingannare le lunghe ore dei trasferimenti, una capatina nell’avveniristica cabina dei piloti a scambiare quattro chiacchiere con il comandante e a far finta di capire a cosa servano le centinaia di luci multicolori che tappezzano la plancia di comando del mitico jet franco-inglese.
Panorami e sensazioni da favola
Cartoline di viaggio: a Muscat l’albergo più bello, a parziale risarcimento per l’arsura del campo da golf; un ricevimento in India vestiti con tunica bianca e turbante, immaginando di essere per una notte tutti maharaja e una crociera con cena sul fiume di Bangkok, il Menam.
A Papeete il batticuore per le sinuose danze di avvenenti fanciulle ricoperte di fiori bianchi e solo nei punti del corpo consigliati dal pudore e la delusione del museo Gauguin: un paio di opere originali minori con tante foto dei celebri quadri conservati a Parigi. Naturalmente, sempre a Tahiti, la visita all’allevamento di ostriche perlifere, con acquisto quasi obbligato (per non sfigurare con i compagni di viaggio) di uno o più esemplari il cui valore si misura a molti zeri.
Poi i monoliti dell’isola di Pasqua, visti da vicino dopo averli conosciuti al cinema, con il tenero amore fra gli indigeni di Rapa Nui, ma anche l’incredibile panorama degli atolli del Pacifico – da 15.000 metri d’altezza – con il profilo dei vulcani che si insinuano nel mare, colorandolo di mille differenti blu.
In Brasile, due i momenti elettrizzanti: il giro in elicottero sulle cascate di Iguassu, con relativo “risucchio d’aria” propinato ad arte dal pilota e la sfilata di Carnevale nel Sambadromo di Rio (un milione a testa, 50.000 Euro, il posto nella tribuna centrale) spesa ampiamente giustificata dalla inebriante sfilata di bellezze colore dell’ebano al suono coinvolgente delle mille bande dei mille comitati che vivono un anno di preparativi per il celebre Carnevale.
… con qualche piccolo “disagio”
Nessun inconveniente? Ma si, un po’ di cuore in gola quando il Concorde piomba sulla pista a 400 all’ora, col fracasso dei motori che frenano e poi il fatto di dover lasciare ogni sera (entro le 24) la valigia pronta fuori dalla camera d’albergo per la partenza del giorno successivo. Nessuno, assicurano i golf-men d’Italia, se ne è lamentato, anche per la presenza il mattino dopo di uno stuolo di inservienti sempre pronti ad occuparsi dei bagagli, delle lussuose autovetture e delle laute mance. Sotto il profilo puramente sportivo, pur essendo giocatori di buon livello, gli italiani hanno lamentato sonore sconfitte con i tedeschi, i più bravi in assoluto. Per quanto riguarda poi l’aspetto “esotico” del viaggio, sempre gli italiani non hanno mancato di notare, in Thailandia e a Rio, dei travestiti bellissimi! Alla fine, un senso di appagamento generale. Troppo bella ed esclusiva l’avventura vissuta, alla portata di pochi, tutt’attorno a questa vecchia palla magari inquinata quando si è costretti a “respirarla” stando a terra, ma straordinariamente unica, con le nuvole bianche, l’azzurro del cielo e il blu intenso del mare, vista da lassù.
Le perle nere di Tahiti
Il gioiello marino è frutto del caso: l’incontro di un granello di sabbia con la “madre” della perla. Incapace di sbarazzarsi del corpo estraneo entrato, l’ostrica lo isola secernendovi sopra strati di perla; questi strati concentrici di conchiglia, incrostati con cristalli calcarei attorno al nucleo, fanno nascere lentamente la perla. In natura, sono necessari diversi anni prima che le perle possano essere estratte dalle conchiglie.
Questo processo naturale è stato modificato e accelerato dai “giardinieri del mare” della Tahiti Perles, che coltivano le ostriche perlifere nelle isole Tuamotu e Gambier, oltre mille chilometri al largo di Tahiti. Qui, con l’aiuto dell’uomo, l’ostrica genera una perla entro pochi anni.
Introdotto nelle gonadi da un micro processo chirurgico, un “nucleo” rimpiazza il granello di sabbia che qualche volta viene anche lasciato in loco. Nasce così, fra mille attenzioni e nelle condizioni ambientali più favorevoli, la famosa perla nera di Tahiti che viene valutata singolarmente in base a ben precise caratteristiche: dimensione, luce interiore e luminosità, colore, forma, purezza.
Inutile dire che le perle “figlie” della Pinctada Margaritifera dei mari del sud, l’ostrica che le genera, hanno costi notevoli. Non comunque accessibili per le finanze dei comuni mortali.
I “numeri” del giro del mondo
■ Il giro del mondo giocando a golf, soddisfaceva in primo luogo la grande voglia di praticare questo sport d’élite da parte dei non pochi VIP (very important people) di tutto il mondo, specie quelli europei. Appartenere alla categoria dei VIP vuol dire, ancora oggi: essere benestanti, industriali, maghi della finanza, banchieri (e non bancari). E’ poi assolutamente imperativo disporre di un portafoglio a fisarmonica. Il denaro, per queste fortunate ma abili persone, è ad ogni modo l’ultimo dei problemi.
■ La nave dei sogni per questi 90 eletti era il Concorde, il mitico aereo supersonico anglo-francese che volava a 2.200 km all’ora ad un’altezza compresa fra i 15.000 e i 18.000 metri, dove l’aria è rarefatta: niente turbolenze, niente rumori. Durante il decollo il Concorde raggiungeva i 360 km mentre, in fase d’atterraggio, la velocità sfiorava i 400 km. all’ora.
Il tempo totale impiegato per il giro del mondo (ore di volo effettive), superava di poco le 30 ore.
■ Ciascuna tratta del “giro” non superava mai le 4 ore, riducendo al minimo il fastidio del jet-lag. Altri fastidi evitati o ridotti allo stretto indispensabile: operazioni doganali, controllo passaporti, bagagli, spostamenti da e per gli aeroporti (c’erano le limousine ad accogliere questi vacanzieri speciali) ricerca degli hotel (di lusso, occorre dirlo?), dei ristoranti ecc.; in più, magnifiche escursioni per gli accompagnatori, per coloro (pochi) che non si dedicavano al golf in alcuni dei luoghi più celebrati della terra.
I costi della crociera
■ Il costo di questa crociera speciale si aggirava sui 90 milioni a testa, tutto, ma proprio tutto compreso. I paesi visitati erano questi: Francia (Parigi), Sultanato dell’Oman, India, Thailandia, Indonesia (Bali), Australia (Sidney), Nuova Zelanda (scalo tecnico) Tahiti, Cile (Isola di Pasqua), Brasile (Iguassù e Rio de Janeiro), Senegal (Dakar, scalo tecnico), di nuovo Francia.
■ Un secondo giro del mondo, che partiva da Londra, toccava New York (scalo tecnico) Cancun in Messico, Oakland in California (scalo tecnico), Honolulu nelle Hawaii, le isole Figi nel Pacifico, Cairns nel nord dell’Australia, l’isola di Bali, Goa in India, Dubai negli Emirati Uniti, Aqaba in Giordania con visita a Petra, di nuovo Londra.
■ Inutile precisare che il servizio, a bordo e a terra, era inappuntabile, sotto ogni punto di vista. Cucina d’alta qualità, poltrone-letto comodissime, intrattenimenti vari durante i voli di trasferimento.
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