950 spettatori si arrampicano su una platea alta sei metri e mezzo, il palcoscenico si fonde con la rocca, gli artisti escono dalle finestre del mastio o scendono dalle scale collegate con gli spalti del rivellino. Ecco come un borgo fortificato di 22 abitanti, integro nel suo aspetto medievale, cambia faccia.
A pochi chilometri da Salsomaggiore e dall’uscita autostradale di Fiorenzuola, sui colli piacentini della Val d’Arda, per la stagione della lirica Vigoleno si trasforma: diventa un grande, vivacissimo set teatrale all’aperto. Centocinquanta tra coristi, orchestrali, cantanti e figuranti si sono dati convegno per il Macbeth di Giuseppe Verdi, con la regia di Riccardo Canessa e la direzione d’orchestra di Günter Neuhold, il 12, 13 e 15 luglio. Altre centoventi persone per i Carmina Burana di Carl Orff con la regia di Mietta Corli e la direzione d’orchestra di Julian Kovatchev si esibiranno il 27 e il 29 luglio preceduti da un recital di Dario Fo che fa rivivere il mondo medievale con “La Parpaja Topola” dal suo “Fabulazzo Osceno” e “Rosa fresca aulentissima” dal “Mistero Buffo”.
Per il terzo anno consecutivo la Fondazione Arturo Toscanini (per informazioni e biglietti, tel. 0521-274415-11, marketing@fondazione-toscanini.it) impegnata nella valorizzazione di luoghi e tradizioni legati alla musica, in particolare ai nomi di Giuseppe Verdi e di Arturo Toscanini, dà appuntamento a Vigoleno. E il borgo in luglio vive di notte: il seicentesco oratorio della Madonna diventa il camerino per gli artisti, cameraman, orchestrali, coristi, cantanti; spettatori animano un piccolo centro altrimenti (semi) spopolato. Vigoleno è irriconoscibile. Ma com’è di solito quest’isolato paese di campagna presso il torrente Stirone?
Che bel castello
Nella provincia di Piacenza, quella del Nord Italia dove si ha la maggiore concentrazione di castelli, il castello di Vigoleno (che si visita il sabato, la domenica e i festivi in luglio e agosto dalle 15.30 alle 18.30) – di cui si ha testimonianza già prima dell’anno 1000, ricostruito nelle forme attuali nel 1389 – è difeso da un doppio ordine di mura che seguono le pendici del colle su cui sorge. Intatti la possente cinta muraria e i camminamenti di ronda, imponente il mastio costituito da una torre quadrata, suggestivo il castello. All’interno, riadattato a residenza nel XVII secolo, soffitti lignei dipinti, stemmi nobiliari, camini in pietra arenaria e al primo piano un teatrino settecentesco decorato da maschere e fauna proveniente da tutto il mondo.
Conquistato in periodi successivi dai Pallavicino, dai Visconti, dai Farnese e dagli Scotti che ne divennero i feudatari e dominarono il borgo pressoché ininterrottamente per quasi sette secoli, abitato tra le due guerre dalla principessa Maria Ruspoli di Grammont che vi attirò ospiti importanti del mondo culturale, artistico e politico del Novecento come Max Ernst, Jean Cocteau, Arthur Rubinstein, Elsa Maxwell, Gabriele D’Annunzio, Vigoleno non richiama solo per le imponenti fortificazioni; anche il resto del minuscolo paese è degno di nota: vicoli acciottolati, case di pietra, una bella piazza dove si trova la cisterna del paese che venne utilizzata nell’ultimo secolo come ghiacciaia sotterranea, l’oratorio della Madonna un tempo cappella del castello oggi sede di mostre e convegni. Ma a emozionare è soprattutto la raffinata semplicità della romanica pieve di San Giorgio: una facciata nuda in pietra grigio-dorata con unico ornamento: il portale ornato dai fregi dell’arco e dalle colonnine. L’interno, altrettanto spoglio, decorato da affreschi tre-quattrocenteschi.
Vin Santo e non solo
Culatello di zibello, coppa e salame Dop, lardo di Colonnata, prosciutto di Parma, parmigiano reggiano, miele, marmellate, infusi, liquori, pisarei freschi base del piatto locale per eccellenza (pisarei e fasö, gnocchetti di farina, pan grattato e acqua conditi con sugo di fagioli). E in sottofondo le arie di Maria Callas. La regola è una sola: tutto si può assaggiare. Ma non solo: nella Bottega del Ducato (via Libertà 15, tel. 0523-895181, www.vigolenoitaly.com, bottega@vigolenoitaly.com, un negozio particolare sistemato da Carduccio Parizzi che nella cantina settecentesca sotto il locale stagiona i salumi, anche saggi di storia medievale, biografie del Parmigianino, volumi di storia dei Farnese, testi di cultura ebraica, fotografie, depliant turistici, libri che raccontano gli itinerari e i piatti della gastronomia locale. Già, perché il proprietario e inventore di questo punto di riferimento del borgo; Vigoleno lo ama davvero. Come il Vin Santo che il paese produce in una delle più piccole zone viticole DOC. Di gradazione alcolica non inferiore ai 18, colore che varia dal dorato all’ambrato e sapore dolce, pieno, armonico il Vin Santo di Vigoleno a base di uve bianche non aromatiche autoctone piacentine (Marsanne, Berverdino, Sauvignon, Trebbiano, Ortrugo) deve invecchiare almeno cinque anni di cui minimo quattro in botti di legno. All’insegna di questo vino ideale con biscotti secchi e dolci anche la cena in costume (“La cena del Vin santo”) prevista per il 9 agosto (per prenotazioni e informazioni, Associazione Castelli del Ducato di Parma e Piacenza, tel. 0521-829055, info@castellidelducato.it, sito www.castellidelducato.it che con melodie rinascimentali e giocolieri commemora l’investitura di Francesco Scotti autorizzato da Gian Galezzo Visconti a riedificare il borgo.