Martedì 23 Aprile 2024 - Anno XXII

Rivivendo Dalì

Statua-Salvador-Dalí

Un artista eclettico e davvero originale, il catalano Salvador Dalì. Percorso della memoria nei luoghi nei quali ha vissuto, lavorato e amato la moglie Gala

DalìSalvador Dalì
Salvador Dalì

Bell’amico Dalì. Soffiare la moglie a uno dei cervelli del movimento surrealista proprio sotto il suo naso. Paul Éluard era partito con la consorte Elena Devulina Diakanoff, chiamata Gala, per fare visita all’amico Salvador, ma a Parigi rientrò solo. Fu un brutto colpo. Gala la russa rimaneva per sempre accanto all’artista spagnolo che ne fece la sua musa. Un amore forte, fatto di passione e complicità, che dominò l’opera di Dalì oltre che la sua vita. Era il 1929, anno in cui l’artista aderì ufficialmente al movimento surrealista rivoluzionandolo poco dopo con il suo metodo “paranoico-critico”. Che mirava a provocare l’esperienza di una realtà virtuale grazie ad associazioni deliranti e tuttavia rigorosamente logiche. Né folle né visionario, ma sfacciatamente libero da ogni vincolo culturale, di una cr

Il Teatre-Museu Dalì a Figueres

Teatro museum Dalì foto di E. Silversmith
Teatro museum Dalì foto di E. Silversmith

Più che un museo, una geniale opera d’arte alla quale Dalì dedicò tredici anni di vita. Un’opera aperta, della quale sono possibili molteplici letture e interpretazioni, ma non solo, anche molte trasformazioni grazie ai 4000 pezzi in dotazione (di cui 1500 esposti): l’artista rifiutava l’idea che il museo fosse un deposito di collezioni. Quello che la sua città natale gli dedicava è tutto meno un’esposizione da fruire passivamente, pur se contiene alcune delle opere più significative della produzione daliniana (come Port Alguer, del 1924, Lo spettro del sex-appeal del 1932, Poesia d’America-Gli atleti cosmici del 1943, Galarina del 1944-45) dalle prime esperienze artistiche ai lavori degli ultimi anni oltre alla collezione privata dell’artista che spazia da El Greco a Marcel Duchamp, da Marià Fortuny a Modest Urgell, da Gérard Dou a Ernest Meissonier, da Wolf Wostell ad Antoni Pitxot ed Evarist Vallès. Piuttosto, un’esperienza da vivere: totalmente surrealista.

Opera di Dalì foto di L. Petrosyan
Opera di Dalì foto di L. Petrosyan

È allestito nell’ottocentesco teatro municipale e nella Torre Galatea – dalla facciata a pelle di gallina realizzata dall’artista con forme di pane triangolari e sormontata da gigantesche uova sul tetto, annessa nel 1983 con il nome voluto da Dalì in memoria della defunta compagna – dove Dalì si stabilì nel 1984 per lasciarla solo alla morte il 23 gennaio 1989 (al centro della sala principale del museo, coperta dalla cupola geodetica, le spoglie dell’artista catalano). Descrivere il museo è un’impresa sbagliata: Dalì non l’avrebbe accettato; non voleva che le opere fossero catalogate, opera è il museo stesso dove tutto fu disegnato da Dalì, opere sono i dipinti, le sculture, i cimeli ma anche gli allestimenti come la sala Mae-West, la sala Palau del Vent, il monumento a Francesc Pujols. Alla base della creazione daliniana intessuta di umorismo, provocazione, esplorazione dell’inconscio, sono gli assemblaggi, le appropriazioni, le citazioni e le autocitazioni. Ma, attenzione, niente è gratuito: “neppure un solo particolare è frutto di improvvisazione” sosteneva l’artista. Inorriditi, stupiti dalla più surrealista delle opere di Dalì. A quasi trent’anni dall’apertura del Teatre-Museu (1974), affacciati dal terzo millennio d.C. sull’arte del Novecento, dubito. Una curiosità: è il secondo museo più visitato della Spagna dopo il Prado di Madrid.

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Casa-Museu Salvador Dalì a Port Lligat

 

Dalì Casa di Dalí a Portlligat
Casa di Dalí a Portlligat

Duecento chilometri da Portbou, alla frontiera con la Francia, a Blanes: coste rotte dal mare, scogliere in piedi ma anche lunghe spiagge sabbiose alla confluenza dei Pirenei con il Mediterraneo: ecco la Costa Brava. Che in spagnolo significa “coraggiosa”.  Appena a nord-est di Cadaqués, che già dai primi decenni del Novecento fu ritrovo di artisti (dopo Picasso, che la visitò già nel 1910, con Dalì vennero Luis Buñuel, Garcìa Lorca, René Magritte, Paul Éluard) e continua a sedurre pittori e poeti, nel tranquillo porticciolo di Port Lligat, lontano anni luce dalla Costa Brava dei grandi alberghi, Dalì e Gala acquistarono la prima di una serie di baracche di pescatori. Era il 1930. Ne seguirono altre, comprate a diverse riprese e ristrutturate dai Dalì per oltre quarant’anni. Risultato? Un eremo sulla roccia cresciuto a forma di labirinto con scalette interne che collegano i vari livelli delle casupole, spazi ristretti e ambienti caldi grazie ai tappeti, gli arazzi, i mobili antichi, i fiori secchi, gli animali imbalsamati e mille altri oggetti inusuali.

Dalì

Della casa si visitano l’atelier del pittore, la biblioteca, la camera da letto stile impero, gli ambienti della vita privata, il giardino dove il sesso femminile viene evocato da un tempietto e quello maschile dalla piscina. Fu questa l’unica residenza stabile dell’artista che vi trascorreva parecchi mesi all’anno (quando non era all’estero), accogliendo personaggi illustri e la bohème artistica europea.  Il colore verde-grigio del paesaggio, gli ulivi, le rocce e l’acqua della piccola insenatura entrarono nelle tele daliniane. Quel paesaggio Dalì l’aveva nel cuore fin da piccolo, era lo stesso dei suoi sogni: era incantato dal vicino Cap de Creus, battuto dalla tramontana e dal libeccio che avevano plasmato le rocce in forme strane trasfigurate dal pittore catalano in modo fantastico.

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Castell Gala-Dalì a Púbol

Dalì Sala Castell Gala-Dalì a Púbol
Sala Castell Gala-Dalì a Púbol

Amore mio, ti amo tanto che ti regalo un castello. Ecco che cos’è il castell di Púbol: un dono d’amore. Glielo aveva promesso nel 1930, Dalì a Gala, e nel 1969 (l’atto è del 70) comprò un castelletto della seconda metà del XIV secolo, facendolo ristrutturare e disegnando il giardino ornato da sculture (come gli elefanti con zampe da cicogna e i busti di Richard Wagner che decorano la piscina) ispirandosi al Parco dei mostri di Bomarzo. Dalì omaggiava la sua musa che andava a vivere lì, da sola. I patti erano chiari e condivisi dai coniugi in una sorta di revival dell’amor cortese: al rifugio di Gala Salvador doveva essere invitato con tanto di formale missiva prima di ogni visita. Questo era il vero regalo, massimo segno dell’amore daliniano per la russa: un rifugio solitario. Un luogo misterioso, segreto, privato, austero nel mobilio scelto da Gala e di grande bellezza. Ma com’è il “castello”? Esternamente intatto, spudoratamente rivisitato dall’artista all’interno. Dalì partecipò alla ristrutturazione con idee architettoniche e scenografiche, disegnando decorazioni trompe-l’oeil e dipingendo alcune opere. Come la tela che decora il soffitto del Salò dels Escuts (sala degli Scudi). Ebbe a dire l’artista catalano: “Mi sono accontentato di decorare i soffitti affinché quando Gala alza gli occhi mi veda sempre nel suo cielo”.  Al primo piano, oltre alla sala degli Scudi, la sala del Piano, quella che fu la camera da letto di Gala (distrutta dall’incendio del 1984), il bagno ricavato nell’antica cucina del castello, la biblioteca, la camera degli ospiti, la sala da pranzo, la piccola cucina, al secondo la collezione di abiti di Gala disegnati da Christian Dior, Pierre Cardin, Elizabeth Arden e dallo stesso Dalì. Quando nel 1982 morì Gala, che è sepolta in una sala nel sotterraneo del castell, Dalì si ritirò in solitudine a Pùbol. Per non lasciarla sola, affermò, anche se al rito funebre non aveva partecipato. Abbandonò definitivamente il paese, che l’aveva eletto Marchese di Dalì di Pùbol, a causa di un incendio scoppiato in camera da letto il 30 agosto 1984 trasferendosi nella Torre Galatea a Figueres. Fino alla morte.

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Informazioni utili

Ufficio del turismo a Girona
Sito: www.costabrava.org

Maggiori informazioni su Dalì:
Sito: https://www.salvador-dali.org/en/museums/

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