Mediante quanto informato nel corsivo, questa umile rubrica Spigolatrice inaugura la Sub Rubrica “Il Belpaese è anche questo ….”.
Preoccupato (Corriere 12/10) per l’eccesso di “passeggiatrici” (busòne, mignotte, fallofore, battone a seconda della regione) il sindaco di Spino d’Adda in provincia di Cremona, pensò bene di obbligare le ragassole a indossare un giubbotto catarifrangente e così i clienti, “catarifratti”, sarebbero scappati. E difatti, entrata in vigore la sanzione (28 agosto) le sullodate corpivendole pensarono bene di scomparire, se non che poco dopo sono apparse nuove operatrici sessuali, a quel punto libero di indossare (o non) quel che volevano datosi che i tre vigili di Spino d’Adda si ritrovavano impossibilitati di compiere i dovuti controlli (ovviamente, sennò mica si chiamerebbero “Lucciole”) notturni imperocché il Comune (o i vigili o quel che l’è) aveva esaurito il “monte ore di straordinari del 2015” eppertanto non si potevano organizzare pattugliamenti serali. Da qui a dire che il Comune di Spino d’Adda sta andando a puttane, ne passa, restando invece certo che i suoi abitanti a puttane possono (tranquillamente) tornarci…
Spigolature insiste nell’affermare che gli italiani (nonostante ritengano il loro Paese una importante mèta turistica e si definiscano un popolo colto e avanzato) non parlano a sufficienza le lingue straniere.
Se poi si parla di Expò resta invariata la (alta) percentuale (il 92,4%) di visitatori che continua a non sapere che cacchio sono mai i Cluster.
Viste le allegre spese del sindaco (e si presume di tanti altri capi e capetti del Comune di Roma) questa umile rubrica suggerisce (beninteso senza star lì a metterla in politica, solo un’idea) uno scultoreo ritocco alla celeberrima statua della Lupa capitolina.
Fianco alle otto tette allattanti i due gemelli appendere un paio di carte di credito dalle quali ciucciare i danèe.
L’Expò non è che possa fregarsi le mani per l’enorme numero di visitatori, anche nel Burundi un po’ di gente ci va.
Vabbè, non saranno visitatori curiosissimi e tanto meno entusiasti, trattandosi di gente che – alla vista di code tremende davanti ai padiglioni più noti e appetiti, più di 4 ore d’attesa per entrarvi – scorge poca gente in fila davanti a un Paese forse un filino poco noto eppertanto meno intrigante, e non sta mica lì a pensarci tanto, un minuto e sei dentro…
Per quanto riguarda il Dopo Expò è (da tempo) cominciata la discussione.
E se desidera conoscere il futuro di tutto quell’ambaradàm costruito a Rho e dintorni, il cortese lettore aggiorni pure la lettura della vicenda all’inverno 2016: nel frattempo si sarà scritto il solito blablabla (e, di nuovo, saranno solo spuntate le erbacce). Ci si ‘risente’, pertanto, nell’autunno 2016…