Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Brera, l’Atrio dei Gesuiti ritorna allo splendore

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Nel cuore di Milano è stato riaperto al pubblico, dopo il restauro, l’Atrio dei Gesuiti del Palazzo di Brera. La magnifica istituzione culturale milanese, voluta dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria, prima era appartenuta ai Gesuiti

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Brera, Atrio dei Gesuiti

Un tempo dicevasi che sarebbe d’uopo imparare (almeno, aggiungo io) una cosa al giorno. Ebbene, il 28 ottobre (chiaro che la data non si riferisce a quando festeggiavo vestito da Figlio della Lupa … mi riferisco invece al …) giorno dell’inaugurazione dell’Atrio dei Gesuiti del Palazzo di Brera, non mi sono limitato all’apprendimento di una cosa sola bensì ho abbondantemente sforato. La prima cosa imparata è che prima di divenire magnifica istituzione culturale milanese voluta dalla grande imperatrice Maria Teresa d’Austria (quella, per capirci, che volle la non lontana Scala, e non solo per questo da me più volte riverita nelle mie visite ai Kapuziner di Vienna), il Palazzo di Brera appartenne ai Gesuiti. Quella Compagnia (termine militare, e soldati i Gesuiti lo divenivano arruolandosi nell’esercito di Gesù) che, cacciata dai regni cattolici d’Europa verso metà ‘700 e poi abolita da Clemente VII (1773), fu riammessa al Vaticano da Pio VII (1814) e recentemente è tornata al top della classifica con l’elezione di Jorge Mario Bergoglio a Papa (‘bianco’, e quasi ‘nero’ lo  era già, almeno virtualmente, spettando tale appellativo solo al Superiore Generale – e ridaje con l’esercito e i gradi …. – della Compagnia).

Collegio e monastero voluto da San Carlo Borromeo

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Biblioteca Nazionale Braidense

Come dicevo, la trasferta da Porta Romana a Brera, inviato speciale di mondointasca.org all’inaugurazione del restaurato Atrio dei Gesuiti, mi ha permesso la conoscenza di varie novità. In primo luogo ho goduto la visione del citato ex ingresso principale al collegio e monastero della Compagnia (vedi sopra) voluto da San Carlo Borromeo. Una elegante aula a due navate separate da coppie di colonne binate in granito rosa di Baveno, coperta da volte a calotta con cornici  grigie che esaltano e disegnano lo spazio architettonico. E grazie alla conferenza stampa tenutasi nella Biblioteca Nazionale Braidense (da Braida, dal latino medioevale – o forse dal tedesco Breite? – spazio incolto) ho pure conosciuto questa magnifica raccolta di libri di ogni genere ed età (ebbene si, touchè, lo ammetto: è proprio vero il Nemo Propheta in patria, sono stato due volte in Antartide, almeno una dozzina al parigino Louvre ma a furia di abitare a Milano m’ero dimenticato di questa benemerita – e magnifica, quanto legno finemente scolpito – fonte di cultura a dieci minuti da casa).
E già che ci sono informo altri ignoranti (oltre allo scrivente) che in quel ben di dio di sapere che è Brera ci sono pure l’Osservatorio Astronomico (grazie a Lui i milanesi sanno se mettersi o togliersi il gipùnin e se portare seco l’umbrèla), l’Orto Botanico, l’Istituto degli Studi Filosofici e la Pinacoteca.

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Sponsor meritorio per il restauro e per i suoi prodotti

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Brera, Atrio dei Gesuiti restaurato

Appagato tanto appetito di sapere (apprendendo ben più di quella cosa al giorno che sarebbe d’uopo imparare) non restava che obbedire ai richiami della gola (che i più pii ma fors’anche un pochino falsi, e non mi riferisco ai … Gesuiti, chiamano stomaco, leggasi pertanto fame di mangiare senza degustare …). E rieccomi a ringraziare la Rigoni di Asiago, che non solo ha pagato (termine un poco crudo, non da pierre, ma così è) il restauro dell’Atrio dei Gesuiti, ma ha pure portato dall’Altipiano dei 7 Comuni alcune leccornie dalla Rigoni stessa prodotte. E siccome non si vive di sole – ancorché eccellenti – prelibatezze tipo il Miele, il Nocciolato, Fiori di Frutta e quant’altro, beninteso Bio (da cui lo slogan aziendale Nel cuore della Natura e la natura nel Cuore, ma si informi il cortese lettore clikkando direttamente rigonidiasiago.com) ecco spuntare meno dolci, quelle che a Napoli chiamano sfiziosità, in primis (come giustamente ovvio stante il domicilio dello sponsor) quell’Asiago che tra i nostrani formaggi meriterebbe ben più alta classifica. E su tutto (ma forse l’hanno già detto in uno spot tivù) si cosparse quel Prosecco che quando è buono … ma non proseguo la frasetta sennò mi accusano di parafrasare il Manzoni …).
Grazie pertanto a Brera, alla asiaghese Rigoni (la cui Nocciolata non ha niente a che vedere con un’altra vabbè più nota crema di nocciole … e ci siamo capiti …) e ai Gesuiti (ivi compreso – fosse solo perché  mio coscrittoPapa Bergoglio, y que le vaya bien …).

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