La effettiva origine del Carnevale ha ancora molti aspetti oscuri, così come permangono incertezze sulla sua etimologia. Il Carnevale, la grande festa invernale che precede la Quaresima, sembrerebbe derivare da carrus navalis, che rimanda a un antico culto della dea egizia Iside, portata in processione su una veliero a ruote. Per altri deriverebbe da carnes levare, ossia togliere la carne, in relazione alla quaresima con cui inizia, per chi osserva la religione cattolica, il periodo di astinenza dalla carne. Il Carnevale si conclude infatti con il martedì grasso, il giorno che precede il mercoledì delle Ceneri.
Il risveglio della terra dopo il sonno invernale
Molti popoli dell’antichità usavano celebrare con grandi festeggiamenti la fecondità della terra, il cui risveglio veniva evocato dopo il lungo sonno invernale. Già i romani nel mese di febbraio celebravano riti per lo più propiziatori di cui permangono testimonianze nel Carnevale attuale. Riti in onore dei defunti si incrociavano con festeggiamenti in onore di Marte e di Fauno, insieme a riti di fecondità. A ciò va aggiunto il ruolo che veniva attribuito al potere rigeneratore della risata. Il riso, infatti, si riteneva avesse il potere di sconfiggere la morte e il lutto, ma non solo: si pensava che ad esso fosse legata la creazione stessa dell’universo.
Nel Medioevo divertimento e grandi abbuffate
Durante il Medioevo il Carnevale è occasione di divertimento e di grandi abbuffate. Allo stesso tempo era concessa una sospensione delle regole e delle leggi che governavano la comunità: i popolani potevano fingersi per qualche giorno potenti, mentre i nobili avrebbero potuto vestire i panni degli umili. Una sovversione momentanea della dura realtà che serviva ad alleggerire le tensioni sociali. In sintesi, il mondo alla rovescia, per un breve periodo!
Oggi il Carnevale si presenta come un groviglio di riti pagani e tradizioni popolari che acquista una particolare valenza e significato in ognuno dei luoghi in cui viene celebrato. Espressione quindi specifica delle tradizioni e costumi di un singolo territorio e mezzo attraverso il quale vengono tramandate antiche consuetudini, al punto da assurgere talvolta a “patrimonio immateriale dell’umanità” riconosciuto dall’UNESCO. È il caso del Carnevale di Binche in Belgio o di alcune tradizioni carnevalesche della Repubblica Ceca.
A partire da questo servizio, Mondointasca vi guida in un tour tra alcune delle manifestazioni più significative in Italia. Iniziando il tour naturalmente da Venezia, per poi proseguire con Putignano (Bari), Ivrea, Tufara, Fano, Acireale e Mamoiada. E oltreconfine uno sguardo ai carnevali di Fiume (Croazia) e Tirolo austriaco.
Carnevale di Venezia: antico e storico
Si tratta sicuramente del carnevale più noto al mondo, senza nulla togliere a quello di Rio de Janeiro. Il Carnevale di Venezia – che quest’anno si svolge dal 23 gennaio al 9 febbraio 2016 – è dichiarata festa pubblica già nel 1296. E indubbiamente nei secoli il Carnevale ha contribuito a rendere più misteriosa e sorprendente la fama della città lagunare. A questo scopo vanno segnalati almeno un paio di Carnevali passati alla storia: quello del 1571, in occasione della battaglia di Lepanto quando, la domenica di Carnevale, venne allestita una sfilata di carri allegorici dove la Fede troneggiava su un drago incatenato; e quello del 27 febbraio 1679 quando il Duca di Mantova sfilò con un seguito di indiani, africani, turchi e tartari che, lungo il percorso sfidarono e combatterono sei mostri. Dopo averli sterminati si cominciò a danzare.
L’arte di costruire le maschere
È proprio nella Serenissima Repubblica di San Marco che si afferma l’arte della realizzazione delle maschere più raffinate e sontuose, da dove si diffusero in tutta Europa. Maschera (dall’arabo mascharà, scherno, satira) come simbolo di metamorfosi, di rinnovamento, di mistero, ma anche come necessità di conservare l’anonimato. Difatti la maschera non veniva indossata solo a Carnevale ma in molte occasioni durante l’anno. La maschera era permessa da Santo Stefano fino alla mezzanotte del martedì grasso che concludeva i festeggiamenti per il Carnevale. Era inoltre permesso indossare tabarro e bauta in occasione di manifestazioni importanti ospitate a Venezia. La bauta è il costume composto da tabarro (mantello nero) un tricorno nero che si indossava sul capo e una maschera bianca denominata larva (che dal latino significa maschera o fantasma).
Da annotare che dopo la caduta della Repubblica, il governo austriaco non concedette più l’uso delle maschere, se non per feste private.
Da qualche anno il Carnevale di Venezia ha riacquistato lo smalto di un tempo. Cuore pulsante della festa è sempre Piazza San Marco, anche se numerosi sono gli eventi diffusi in tutta la città, oltre alle numerose feste in costume ospitate nei palazzi veneziani. Quest’anno è stato coniato il termine CREATUM, di derivazione latina, per indicare la capacità, la creatività, l’eccellenza delle manifatture artigiane del popolo veneziano che nel corso dei secoli si è distinto nelle arti e nei mestieri tipici della città, presenti tutt’ora nella toponomastica: fondamenta dei vetrai, calle dei fuseri (fabbricanti di fusi), calle del forno, calle del Tentor (i numerosi tintori di stoffe), corte dei Cordami (fabbricatori di cordami), ruga dei oresi (dal francese rue, via degli orefici nei pressi di Rialto).
Per le manifestazioni in programma: www.carnevale.venezia.it/programma-eventi/
Leggi la seconda puntata: “Carnevale: le maschere di Putignano e Tufara“
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