Cosa mangiavano gli antichi Romani? Quali prodotti utilizzavano? E come preparavano le pietanze, il pane, i dolciumi, le verdure, i cereali. E poi: che vino bevevano? Cosa c’era sulla tavola dei pompeiani? Molti ortaggi e verdure: le lattughe, la rucola, la cicoria, le carote, il sedano, l’aglio e le cipolle (molto rinomate). E poi anche la bietola, il porro, le rape, gli asparagi, la menta, la zucca, i cocomeri e i cetrioli. E poi focacce, cavoli spesso cotti con il garum, la salsa ottenuta mettendo a fermentare gli scarti di pesce nel sale, una delle specialità dell’antica Pompei. E ancora: pesce, frittata latte e miele, datteri, fichi e frutta fresca e secca. Accanto alla carne di maiale, di mucca e pecora (ma se ne mangiava poca rispetto a oggi), si faceva ricorso alla selvaggina o a ghiri e lumache, allevati in vasi e contenitori posti in giardino.
Cultura e patrimonio gastronomico
Il progetto è stato realizzato dall’organizzazione degli imprenditori agricoli all’interno degli Scavi per riscoprire il menu degli antichi romani, grazie al quale i visitatori degli Scavi (se ne prevedono circa 3 milioni), fino a fine dicembre, potranno rivivere atmosfere e sensazioni del passato, apprendere e partecipare direttamente ad attività di coltivazione, trasformazione e conservazione dei prodotti locali. La cultura sposa il patrimonio enogastronomico italiano e, tra le bellezze archeologiche degli Scavi di Pompei, per la prima volta, arriva il cibo degli antichi romani. All’inaugurazione dell’iniziativa anche il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, Luigi Curatoli, direttore generale del Grande Progetto Pompei, Massimo Osanna, direttore della Soprintendenza speciale degli Scavi archeologici di Pompei, e Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti, che ha ricordato come a Pompei, con questa iniziativa, sono state unite due eccellenze del Made in Italy, che può contare sul primato mondiale nell’enogastronomia e sul maggior numero di siti inclusi nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità (51 siti), davanti alla Cina (50) e alla Spagna (48), su un totale di 1.052 siti (814 culturali, 203 naturali e 35 misti) presenti in 165 Paesi del mondo.
Tra gli Scavi si fa cultura e si coltiva
Una nuova proposta alla scoperta della capitale dell’archeologia, con un itinerario tra domus e botteghe con tappa finale alla Casina dell’Aquila, la dimora ottocentesca che sorge a monte di via dell’Abbondanza. Qui, Coldiretti in collaborazione con gli archeologi propone ai visitatori l’opportunità di apprendere e partecipare direttamente ad attività di coltivazione, trasformazione e conservazione dei prodotti locali.
Prevista anche la degustazione di pietanze, mentre sarà possibile acquistare prodotti preparati secondo le tecniche in uso all’epoca dell’eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo.
Ogni settimana, il sabato, l’organizzazione dei produttori agricoli presenterà piatti, pietanze e prodotti in maniera da riscoprire il legame che unisce il sistema dei beni culturali al patrimonio enogastronomico.