Ditemi voi come si fa a scrivere di Napoli… Comme te l’aggia dicere!? E’ la sintesi del calore partenopeo concentrato in un allegoria tragicomica di quanto più rappresentativo delle emozioni umane possa esserci. Un girotondo caotico di urla, stramazzi, stornelli e risa, che riecheggiano tra i vicoli, rimbalzano tra banchi e bancarelle, si rincorrono sotto ai panni stesi, scivolano tra i passi dei selciati, per nascondersi dietro gli austeri portoni dei palazzi regi. La gente pare sia sempre spensierata e l’esistenza un gran bel gioco, fatto di passionale ma quieto vivere, quotidianità vuota, perché già pregna del sentire e del patire, che a Napoli fa teatro e rappresentazione. Una commedia inscenata all’insegna della moda del momento ma basata su un’antica tradizione.
Napoli sotterranea, un’altra città
Ditemi voi come si fa scrivere di Napoli? Partendo dalle sue fondamenta? Intese proprio quelle fisiche, scavate nel tufo, in profondità, metri e metri sotto il vociare e la calca umana. I greci sfruttarono la zona come vera e propria cava, da cui estraevano blocchi per poter edificare la città sovrastante. I Romani, meno filosofi e più pratici, fecero delle cave un acquedotto e se non fosse per la porosità della roccia, che causò la trasmissione di epidemie, sarebbero ancora ben funzionanti. E’ solo nel XVII secolo, infatti, che si decise per grave rischio contagio, di abbandonare l’acquedotto, ed in breve divenne vera e propria discarica di rifiuti.
Con i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, la vastità di quei sotterranei offrì chilometri e cunicoli di rifugio, dove la popolazione trasferì la sua quotidianità al buio e all’umidità di quegli spazi, che vennero resi “abitabili” sanificando e coprendo tutto con la calce.
Sotto al cielo morte e violenza, sotto terra speranza e adattamento ad un presente tutto da mitigare e rendere sopportabile. Si leggono scritte di aiuto sui muri, si vedono giocattoli per i bambini, si sentono echi di voci e se si fa attenzione, si percepisce una presenza in quei luoghi, che potrebbe essere stata anche la nostra, quando ti viene un brivido giù per la schiena al solo immaginare… Scugnizzi che correvano scalmanati, urla di mamme, chiacchiere di vecchi… Mi piace pensare siano nate e fiorite anche storie d’amore lì sotto!
Coltivazioni sottoterra e “Munaciello”
Adesso ci si prova a coltivare le piante in un progetto che non prevede irrigazione (basta l’umidità!), solo luci artificiali al magnesio. Le piante di basilico crescono bene, ma io non ne riuscivo a percepire il profumo. A tratti i muri si ristringono talmente da doversi mettere di profilo per riuscire ad avanzare, e se lo si fa tenendo una candela in mano nel tentativo di non perdere la via, a volte il tutto può sembrare un salto nel tempo e nelle nostre più ataviche paure.
Ci sono i buchi da cui si calavano i “pozzieri”, quando, ancor in uso le cisterne, omini agili e magri, si calavano dall’alto per la manutenzione, approfittando quindi di far visite più o meno segrete alle case dei nobili, che si potevano permettere un’approvvigionamento idrico privato. La loro attività diede vita alla figura del “Munaciello”, spiritello leggendario del folclore locale, di natura sia benefica che dispettosa, a seconda che lasci doni (in vero pegni d’amante) o si vendichi per torti subiti.
La Napoli dei vicoli tra storia e vita quotidiana
Nel tentativo di risalire in superficie, facile ci si perda tra i resti di un antico teatro greco, dove il palco coincide con il salotto di una casa moderna, nuove finestre si aprono su antichi portoni, cortili interni siano stati palcoscenici di tragedie e commedie ed i camerini degli attori ellenici oggi condividono segreti con camere da letto. Il tutto mescolato in una continuità d’uso impossibile da separare, e fa davvero effetto se si pensa di posare le mani su pietre toccate prima di me forse secoli e secoli fa!
Napoli è sapore ed arte. E’ esilarante estroversione di ogni nostra più intima parte: mi tira fuori il cuore e mi ricorda come si piange, come si ama, come si spera, quanto si può soffrire ma altrettanto consola e mi sostiene per la compagnia che tiene e la simpatia che suscita. Ho bisogno di stare tra la gente, sotto al loro sole, che in ottobre è ancora caldo e guardare il mare, anche se il traffico alle mie spalle mi stordisce.
Religione e alchimia
Napoli è protetta e devota ad una schiera di Santi, che la salva dal sua stessa superstizione. Ci sono chiese dalle porte sempre aperte, cupole e colonnati in ogni stile e foggia, leggende e preghiere per qualsiasi circostanza, tabernacoli votivi agli incroci delle strade, dipinti e affreschi che ti osservano nel tuo passare, ma è sotto un velo che si nasconde il Cristo più bello e “benedettamente affascinante”! Un marmo bianco che custodisce e racchiude l’istante stesso del passaggio dalla vita alla morte, ma così palpitante e vero che quest’ultima è solo un soffio meno reale della pietra stessa. Viene da pensare e meditare, se si considerano la storia, le leggende ed i misteri del luogo in cui si trova.
La Cappella di Sansevero, custodita nel cuore di Napoli, è legata alla figura di Raimondo di Sangro, la cui vita è stata ed è perennemente sospesa nel mistero e nel mito. Questo aristocratico settecentesco esplorò i confini tra l’antica alchimia e la nascente chimica, tra arte e simbolismi, esperimenti e disciplina ermetica. Il messaggio rivelato del vincere e del trascendere le passioni umane per giungere alla vera salvezza mi dona un sollievo tale da consolarmi, in questo giorni in cui non so più bene dove ho lasciato il cuore e smarrito il senno.
Ritorno alla quotidianità
Sapere che il dolore trova un senso nel suo stesso accettarlo per poterlo superare è rassicurante, anche perché è in questo Altrove di Unità e di Amore puro che ci si può ritrovare, noi e con gli altri. Io il concetto l’ho capito bene, ma per meglio tentare di applicarmici mi sono comprata tutti i libri sull’Ermetismo e le biografie di questo simpatico ed interessantissimo personaggio.
Forse così potrei approfondire questo percorso iniziatico e svincolare dalle mie passioni (impossibile!). Certo, dopo un viaggio come questo, i paesaggi, le esperienze, gli incontri fatti… è davvero difficile tornare con distacco emotivo alla mia quotidianità e far finta che non mi sia successo niente. Una sbandata di meraviglie, senso di libertà, leggerezza, possibilità, orizzonti aperti. Natura e gente… Giorni in cui mi sono scordata del mio ego e ho vissuto me stessa, parole piene di nomi assonanti, progetti e sogni carichi di realizzazione. Ora, seduta in treno, cerco solo di stare nel presente perché se rifletto già solo su domani non so come starò. Penso al Cristo velato, mi soffermo su ogni sbalorditivo particolare, e questo mio stupore sarà il mio meditare su tutto l’Amore che ho scoperto di avere nel cuore.
Info: www.napolisotterranea.org
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