Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Weekend a Carezza nello spettacolo delle Dolomiti

Carezza Lago-di-Carezza

Gli Old Trojons, una particolare compagnia di amici milanesi, vanno in gita sulle Dolomiti a Carezza. Qualcuno a sciare a altri a consumare. Informazioni utili su luoghi e posti goduti nella gita.

Carezza Dolomiti
Le Dolomiti

Mi chiama il Nicola e mi fa: “Anche quest’anno si celebra l’annuale meeting degli Old Trojons a Carezza, vuoi venire?”. Al che, io, contestualmente, gli rispondo di sì.
Per ben tre motivi: 1. Da qualche settimana ho pianto più del previsto e mi farebbe comodo un filino di serenità.
2. Per tentare di godere l’accettabile stato d’animo di cui al punto 1, niente di meglio che andare in gita con gli Old Trojons. Una compagnia di amici milanesi ormai pure loro un pochino attempati, ma per fortuna ancora sufficientemente mattacchioni, giusta il nome che si sono affibbiati.

3. Con tutto il rispetto per quel Vej Piemont che vide i miei natali ma fu anche preso per il sedere dal Carducci (laddove il poeta più che a non tirare “le quattro paghe per il lesso” pensò bene di ingraziarsi quei pidocchiosi dei Savoia), i posti montani piemontesi (e ci metto dentro pure quelli valdostani) non mi attirano più di tanto.

Mentre (astrazion facendo dalla mia passionaccia per gli Absburgo, dinastia cara, non soltanto a Magris, più o meno proveniente da quella zona) a me le Dolomiten piacciono assai. E non soltanto per motivi geologici. Perché, su, dai, ti provocano sempre un certo frissòn quelle cime frastagliate, curioso zigzagare di roccia merlettata (un infinito Resegùn manzoniano), che all’alba e al tramonto si colora di intenerenti tonalità di rosso e di rosa.

La bellezza delle montagne e lago di Carezza
Carezza hotel-Moseralm
Carezza hotel-Moseralm

Per farla breve, arrivo a Carezza (circa 300 km da Milano) dopo poco più di 3 ore d’auto (se la va bene col traffico autostradale fino al lago di Garda). Lì mi sistemo a casa del Fabrizio, una sorta di Junior Old Trojon  che oltre a far le veci del babbo nell’alloggiare la già citata banda di buontemponi ne condivide gli ideali. Oltretutto tra tante benemerenze il Fabrizio può vantare le rappresentanze di alcuni stimati produttori vinicoli.

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Se non che, appena giunti nella citata località famosa per l’omonimo lago (in calce la descrizione e quanto quasi drammaticamente accaduto) una sorta di scissione anticiperà di poche ore quella, non meno curiosa, consumatasi nel piddì (gli ex bolscevici senza dio per anni pappaeciccia coi catto boy scouts toscani, ma quando mai?).

Nel senso che, secondo logica, tutti gli altri Old Trojons vanno a sciare, mentre io e il Nicola ci rechiamo a esplorare i locali di mescita di Carezza e località viciniore. I motivi della diserzione? Lui non scia perché ha paura di farsi male, in tal caso subendo danni professionali (chi guiderebbe l’auto che lo porta a stipulare a Paullo?).
Io, più terra terra, posso vantare una carriera sciistica tanto infame da impedirmi financo di avvicinarmi a uno skilift. Tutto si consumò al Mottarone, laddove, 14enne, tentai di infilare il primo dei due rituali sci, che però mi sfuggì finendo nel sottostante lago Maggiore: fine dei miei sogni di scimmiottare Zeno Colò.

Cenare a Carezza
Carezza Pitt
Il tipico locale Pitt

Carezza (che, in tedesco, suppongo, si dica Karer, datosi che l’omonimo splendido la si chiama Karersee ed essendo ben noto che i tedeschi – forse per risparmiare – chiamano See sia i laghi che i mari) è davvero un bel posto, fosse solo per quelle splendide (e già lodate) Dolomiti che la contornano in uno scenario da cinemascope.
Per quanto riguarda info possibilmente utili per chi intendesse ripercorrere luoghi e posti goduti nella mia gita, ne segnalo volentieri alcuni.

A Carezza ho cenato al “Pitt” che si definisce “locale tipico” laddove parte della tipicità si riferisce (lo sconsiglio pertanto ai vegani) al menu che, in pratica, si circoscrive a buona carne grigliata (più, da queste parti, ovvio, Strudel finale). Il costo? Mah, forse una trentina di euro, tenuto conto della spesa finale, il doppio, epperò comprendente un contingente imprecisato di grappe. A questo proposito consiglio al mio raro lettore di andare tranquillo se nel Trentino – Alto Adige alias Sud Tirol si ritrova a inciuchirsi di alcolici ivi distillati. Gli indigeni, nel senso di quelli del posto, che li bevono, se ne intendono, eppertanto mica li puoi fregare con pessime vinacce.

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Carezze canederli
Canederli

Con bella vista sul dal Catinaccio – Rosengarten, a Tiers (in deutsch, curiosamente, in italiano Tires) bella pappata nella Gasthof che vanta di essere la più antica del posto. Si è degustato solo un primo, ma che buoni quei Canederli (scelti dopo lunga indecisione sugli Spatzli, quei simpatici minignocchi di spinaci), grandi come palle da tennis, un gustoso ensemble di sapori e sostanza (e ce credo, quel burro fuso…). Ma quando si va in gita sarebbe anche il caso di pensare ai nostri cari lasciati a casa.

Eppertanto, shopping mangereccio a Nuova Levante. In primis si acquista il più che ovvio Speck, segue il durissimo Schuttelbrot (tradotto letteralmente: pane scosso, insaporito dal kummel – comino) la cui masticazione è strettamente riservata a dentature made Durban’s o Colgate.

Ampia, infine, la selezione di wurst acquistati. “Birra & Salsicce”, pertanto, perché, cos’è mai ‘sta storia che per gozzovigliare devi andare a Monaco? Una bella Oktoberfest te la puoi organizzare anche in casa a fine inverno, unico problema è la presenza della mogliera da cui la contestuale assenza di qualche bella tettuta bavarese, ma mica si può voler tutto dalla vita.

Chiude lo shopping una mezza dozzina di (ben salati) Pretzel (da degustare in tempo reale – se acquistati contestualmente allo Schuttelbrot – non potendo normali molari affrontare la contestuale masticazione di questi duri pani ostrogoti).

Fermata a Mezzocorona sulla via del ritorno
Carezze hotel-moseralm
Carezze hotel-Moseralm

Sulla strada del ritorno, lunch a Mezzocorona (posto di vini giusti). Se non che, a causa di (un prevedibile) tutto esaurito a “La Cacciatora”, niente di più di un mero appagamento della fame in anonimo ristorante. Infine, e qui terminano i suggerimenti (anche stavolta più validi perché disinteressati) per i non Old Trojons  quindi non residenti chez Fabrizio, dove dormire? Oltre alla dimora che fu della mia diletta principessa Sissi, mi sono parse ok alcune moderne strutture, almeno viste da fuori.

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In attesa degli Old Trojons scimmiottanti Thoeni, ho invece avuto il tempo di conoscere il Moselalm (moseralm.it), un hotel considerato assai valido anche perché adiacente allo skilift.
P.S. Al ritorno dalla gita nelle sullodate montagne dove tutti parlano kartoffeln, m’è venuta  spontanea la seguente domanda: ma che cazzo è venuto in mente agli italiani, a obbligare ‘sti tognini a parlare in un’altra lingua?

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