Lunedì 25 Novembre 2024 - Anno XXII

Trekking lungo la Via Spluga

Via Spluga Ponte sospeso

Dall’Italia alla Svizzera seguendo l’itinerario della via Spluga che da Chiavenna, in Valtellina, porta a Thusis in Svizzera. Il racconto di Jessica e Valerio, armati di zaino e buona volontà, non li ha portati subito alla meta. Complici la scarsa segnaletica e la mancanza di un navigatore

Val di Spluga
Val di Spluga

Un venerdì di festa dopo aver digitato su google “Percorsi dall’Italia alla Svizzera” ecco che appare il blog di un ragazzo, il cantastorie che su internet racconta di come e quando ha percorso la via Spluga che da Chiavenna porta a Thusis in Svizzera, un percorso che si snoda lungo mulattiere e che per generazioni ha visto passare commercianti, guerrieri, contrabbandieri con la bricola e turisti senza tom tom che sbagliano strada.In Africa sono i cantastorie a custodire e tramandare oralmente racconti antichi e presenti. In Italia il mezzo di comunicazione ormai più diffuso è internet, senz’altro meno romantico di una voce che ti parla ma non per questo meno coinvolgente dal momento che è il racconto in sé a ad insegnare senza pensare a quanto breve o lungo sia o di quanti e quali aggettivi sia ornato ma è forse necessario ritornare ad essere bambini, a quando ci raccontavano le favole di Esopo e non vedevamo sempre l’ora di scoprire la morale per pura ed innocente curiosità.
Nella celebre favola di Esopo, ” La volpe e l’uva” si narra che la volpe non riuscendo ad afferrare dei grappoli che pendono da una vite, afferma per giustificarsi che non fosse così importante averli presi poiché tutto sommato acerbi e così allo stesso modo capita a noi essere umani di accusare le circostanze proprio quando non riusciamo a superare le difficoltà.

La cartellonistica non aiuta a raggiungere la Via Spluga
Campodolcino, foto di Valerio Musiani
Campodolcino, foto di Valerio Musiani

È proprio questo che è accaduto a noi armati di zaino e go pro e ritrovati a lasciare l’auto a Chiavenna per proseguire a piedi in direzione Campodolcino, circa 4 ore di strada: un intreccio di storie di alberi, di case in pietra abbandonate e chissà da chi in passato abitate.
Non raggiungiamo il traguardo di Campodolcino a piedi a causa di una scarsa cartellonistica lungo un preciso punto della Via Spluga ma non volendo fare come la volpe, ammettiamo anche che sicuramente la ben poca esperienza da montanari non ci abbia aiutato e ci siamo così imbattuti in una strada in salita su massi impervi per arrivare dopo circa due ore in un villaggio di cinque case e qualche capra: il caratteristico paesino di San Bernardo.
Nulla viene per nuocere ed incontriamo un operaio che come i miglior cantastorie ci narra che il giorno prima è successa la stessa identica vicissitudine ad un gruppo di boy scout che già ha evidenziato ad una guardia forestale la mancanza di segnaletica nel medesimo punto in cui abbiamo imboccato la strada sbagliata. Un po’ con l’amaro in bocca ma forse non troppo, si ritorna a valle a piedi con il pollice in su, nella speranza di incontrare qualcuno a cui chiedere un passaggio fino a Chiavenna e così ci ritroviamo nell’auto di una coppia di anziani che come i saggi cantastorie sorridono e custodiscono la nostra disavventura, allietando però il momento, consigliandoci di visitare il giorno dopo le cascate di Acqua Fraggia a pochi minuti da Chiavenna. Recuperata l’auto a Chiavenna, andiamo a Campodolcino dove ci si ripaga di tutta la fatica della salita mangiando deliziosi pizzoccheri e polenta in un caratteristico bar- ristorante a conduzione familiare ad un tavolo adiacente a buste di patatine e caramelle che tanto ricordano i tempi dell’oratorio (http://www.genzianellafraciscio.it/)!

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Inizio strada - Foto di Valerio Musiani
Inizio strada – Foto di Valerio Musiani

Racconto la vicenda al mio caro amico Cristian non vedente, altro cantastorie che racconta attraverso sapori, odori e suoni di aver percorso un tratto della via Spluga 25 anni fa senza però sbagliare come noi e ne assaporo la storia. Cristian dice di aver percorso la Via Spluga all’epoca in cui qualche suo amico, senza un uso di internet come quello odierno, ha avuto l’idea di una gita fuori porta e mi descrive ricordi di una strada che io non ho percorso se non per pochi tratti quel giorno, raccontandomi di come quell’esperienza su una strada che porta oltre il confine italiano, lo abbia aiutato poi nella vita a superare la sua difficoltà e paura, immaginandosi di volare in Svizzera e come dice lui ” di giocare a palle con le nuvole e mangiarle come zucchero filato”.
Sicuramente un cantastorie africano sarebbe molto più bravo di me a tramandare questi intrecci di vita, io ho provato solamente a metterci del mio mescolandolo a “quello” degli altri incontrati virtualmente e non o per sentito dire, in questa meravigliosa Via Spluga assolutamente da visitare! Complimenti al comune di Sondrio.

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