Andrea Palladio, Vincent Van Gogh e Vicenza. E’ stata inaugurata venerdì 6 ottobre, nella Basilica Palladiana di Vicenza, la mostra “Van Gogh, tra il grano e il cielo”. Esposte 129 opere (43 dipinti e 86 disegni) che delineano l’intero percorso artistico di Vincent Van Gogh, dai disegni di esordio al tempo del Borinage in Belgio, quando lavorava come predicatore laico per i minatori della zona, fino ai quadri conclusivi con i campi di grano realizzati ad Auvers-sur-Oise, nel luglio del 1890, pochi giorni prima di suicidarsi, passando per Etten, l’Aia, il Drenthe, Nuenen, Parigi, Arles e Saint-Rémy.
Cammino per Vicenza con l’unico intento di testimoniare il genio umano. Ne descrivo a passi le vie e con parole i suoi principi di eleganza e di lineare armonia. Mediante elementi architettonici e “segni”, aldilà di esoterismi concettuali e manierismi formali, scopro uno stile classico, inconfondibile nel disegno urbano e nelle forme dei suoi edifici, per lo più realizzati dall’estro di quel che fu l’architetto e lo scenografo più influente del Rinascimento.
Van Gogh a Vicenza nel salotto nobile dell’umanità
Andrea Palladio riadattò lo stile classico della grecità antica modificando l’ordine di montaggio dei suoi elementi caratteristici: cupole, timpani, colonne… in cerca di connotati stilistico-formali capaci di trasfigurare l’anonimo, tanto da rendere Vicenza e le sue ville patrimonio e salotto nobile dell’umanità. Tre sono le cose che secondo il genio veneto “debbono essere considerate in ciascuna fabbrica: l’utile, la perpetuità e la bellezza”.. concetti che il celebre maestro riprese da Vitruvio e cercò di applicare ad ogni opera. Fu così che le sue Ville furono progettate non solo come edifici abitativi, ma anche come realtà da inserire in una determinata scenografia paesaggistica: logge aperte e portici su ogni lato per cogliere tutto il panorama possibile, colonnati e barchesse, strutture studiate anche per fungere da elemento decorativo, oltre che come magazzino o ricovero per animali. Si ispirò ai templi greci per estendere anche agli edifici pubblici la bellezza maestosa delle forme ben studiate e armonizzate tra loro, nel tentativo riuscito di sacralizzazione del mondano.
Palladio e Van Gogh, architettura e pittura dalle note “giallo sgomento”
E’ in questo contesto d’equilibrato candore e stabilità marmorea che irrompe in scena un altro personaggio, dalle note sfumature di “giallo sgomento” e dal carisma inesprimibilmente puro di chi crede che il mondo possa migliorare. Vincent Van Gogh, ben tre secoli dopo il Palladio, usando la pittura invece che l’architettura, crede che l’arte possa esprimere l’Essenza della Realtà, aiutando così l’uomo a riscattarsi dalla vita terrena. Come il Palladio cercò di armonizzare gli elementi architettonici con simmetrie e proporzione matematica, in modo tale da esprimere un ordine che riguardasse e si estendesse anche al paesaggio ed al contesto naturale, così il pittore olandese inventò il modo di rappresentare l’andamento universale della mente nella Natura. In entrambi i casi, nell’architettura e nell’arte, al caos viene data forma: con palladiano ordine o con centimetri di pittura agitata e prospettive devastate.
Palladio e Van Gogh, la bellezza e il Simbolismo
Il Simbolismo è la corrente pittorica con cui si vuole rappresentare qualcosa alludendo ad altro: la Verità c’è ma non è tangibile. Ecco quindi la necessità di ricrearla in forma esperibile ai sensi, usando l’arte come codice comunicativo tra il nostro limitato esserci e questo ordine cosmico, appena intuibile ogni volta che il cuore sussulta davanti a ciò che avvertiamo davvero più grande di noi. Immagino l’incontro di due personalità simili, magari nell’elegante salotto di una villa veneta, per discutere temi artistici e vitali e confrontarsi su scelte espressive, sfumature di luce, pennellate e intuizioni, come se un’arte potesse entrare nell’altra pur facendo gesti diversi, ma alludendo comunque allo stesso desiderio di Bellezza. Incontro possibile in questi giorni a Vicenza, grazie all’allestimento della mostra interamente dedicata a Van Gogh, che vede le opere del pittore olandese incorniciate dal genio architettonico veneto. Un tentativo di rendere alla pittura una scenografia funzionale a risaltarne con il suo lineare candore le pennellate febbrili e pesanti, che tanto farebbero girare la testa, se non ci fosse un punto stabile e ben definito dai marmi palladiani a sostenerci.
La mostra “Van Gogh, tra il grano e il cielo”
Una panoramica vitale che ci spinge a guardare dentro le tonalità delle nostre emozioni: 43 oli e 86 disegni, prestiti eccezionali dei maggiori musei del mondo, primo fra tutti il Kroller – Muller Museum di Otterlo, ma non quelli ammirabili al Museo d’Orsay di Parigi o al Van Gogh Museum di Amsterdam, anche per questo la visita della mostra è un’occasione unica! Per 185 giorni consecutivi, fino al 8 aprile, negli splendidi spazi della Basilica Palladiana, sarà possibile riscoprire un personaggio che tanto ha fatto discutere per la sua esistenza disperata e per il suo modo di intendere e di vivere l’arte. L’augurio è quello di coprire ogni pregiudizio con pennellate ben dense di colore, in modo da lasciare agli occhi uno sterminato campo dove perdersi. Tra girasoli e cipressi, per riuscire ad entrare in connessione con un sentire comune che nell’arte vibra tra opera e spettatore, in un capolavoro che accomuna.
La mostra: Basilica Palladiana – Piazza Dei Signori – Vicenza
Apertura e orari: da lunedì a giovedì 9.00 – 18.00; da venerdì a domenica 9.00 – 20.00.
Info e prenotazioni: www.lineadombra.it/vangogh
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