Ho un appuntamento in piazza Medaglie d’Oro, Porta Romana, e (stranamente) giungo in anticipo. Ne approfitto per la fare un salto alla Libreria Feltrinelli, aperta da poco di fronte a fortezza (quel che resta, quasi niente) e mura della Spagna manzoniana. Libreria, dicevo, ma impropriamente: ormai, panta rei, dicevano gli antichi greci, tutto scorre, il mondo cambia.
E allora, alla Feltrinelli, vabbè, vendono ancora libri, ma, come in altri suoi punti vendita della città. Se ben ricordo il primo ‘avveniristico’ Feltrinelli aprì in piazza Piemonte. Mi ritrovo anche tra “non solo libri”, spazi variamente arredati e posti di lavoro presidiati da computers usati da giovani studiosi. Nonché una sorta di snack bar, per non chiamarlo ristorantino, proponente un curioso menu “Formula SML”: S, per Spizzicare; M, per Mangiare; L, per La condivisione. E datosi che ormai si vive solo di web, sigle, uotsàp e quel che l’è, aggiungo che cotanta moderna libreria sbandiera pure un glorioso acronimo, RED: Read, Eat, Dream (cuntent?).
Curiose sorprese alla libreria Feltrinelli
La sorpresa del gentile lettore alle prese con la… sorpresa del qui scrivente (di ritrovarsi in una libreria cotanto avveniristica) risulterà meno… sorprendente se si considera che il ‘sorpreso’, ahilui tante ere glaciali fa, cominciò a cercare novità librarie in una modesta nonché sempliciotta libreria novarese, laddove il burbero proprietario (ça va sans sans dire di Pontremoli, a quei tempi i librai venivano tutti da lì) se era inverno quasi quasi ti avrebbe pure chiesto una sorta di “contributo riscaldamento” per quel tuo blitz, in effetti motivato soltanto da esigenze culturali (si parla di nevosi inverni abbastanza rigidi, adesso arrivano piogge con la sabbia del Sahara).
Ma la mia feltrinelliana esperienza in piazza Medaglie d’Oro mica finisce qui. Butto un occhio su “Il fiume nero”, un libro, dell’inglese Paul Cooper, narrante (da quel che leggo in copertina) una vicenda del XIII secolo svoltasi nello Sri Lanka. E mi riferisco alla Ceylon, nome inglese (mutuato dalla Ceilao dei portoghesi, che vi approdarono nel ‘500, alias l’araba Serendipity) su cui, proprio sotto il subcontinente indiano (l’isola fu battezzata la “Lacrima dell’India”) apponevo il ditino sfogliando vogliosamente l’Atlantino del, a me caro, De Agostini di Novara.
Quand’ecco apparirmi (con il giusto fine di spiegarmi il contenuto del volume) un giovane addetto alle vendite, indovinate di dove? Elementare, Watson, dello Sri Lanka (e per la cronaca aggiungo il nome del neoamico, Dinusha Hemal Fernando). E fu così che lo sfortunato giovanotto (oltre a dover lavorare ti devi pure cuccare un antico ex globetrotter che te la conta su sulle sue gite nel mondo….) si sorbì un goffo flash back del qui scrivente sulle sue esperienze viaggiatorie cingalesi.
Sri Lanka e i magnifici panorami
La capitale, Colombo, magnifici panorami, ‘non solo giungla’, rivisti almeno 100 altre volte in pellicola (perché il “Ponte sul Fiume Kwai” fu girato nello Sri Lanka, la verdissima Kandy, il Mount Lavinia Hotel…), eppoi, oltre beninteso le spiagge per i tintarellisti, l’archeologica Sigirya e la più che millenaria Polonnaruwa. Dopodiché, non essendo noi viaggiatori (e anche qualche turista) fatti di legno, aggiungo il Curry di gamberi con latte di cocco, il pollo con gli anacardi e il Dharl Curry con (ovvio) riso Basmati. E avrei terminato. Senza aver raccontato a Dinusha che all’aeroporto di Jaffna rischiai una “strana” supermulta (vicende di tour leaders, più volgarmente detti accompagnatori) solo perché un mio ‘accompagnato’, troppo al di là con gli anni e pure sordo, fu cuccato con rupie locali non dichiarate.
Infine, il coup de theatre: dalla business card del neo amico scopro infatti che Dinusha è ‘tour designer’ nonché ‘hotel manager’, e, come non bastasse, un dèpliant mi informa che, se si parla dello Sri Lanka, a Verona (ohèi, ‘relata refero’, mica possiedo la boccia di cristallo…) c’è pure chi pensa a farti andare (antan dicevasi tour operator outgoing, non so adesso), per la cronaca, igotosrilanka.com. Fai un salto nella Feltrinelli a scippare un refolo di aria condizionata e ti ritrovi a Ceylon, pardòn, Sri Lanka (è passato tanto tempo dal De Agostini di Novara … chiedo comunque venia…).
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