Il 23 aprile scorso, come ogni anno, si celebra il ritrovamento delle ossa di San Riccardo, patrono della città, Andria. Quest’anno per l’occasione è stato aperto il nuovo Museo diocesano d’arte sacra, intitolato all’omonimo santo.
Il Museo Diocesano è ubicato nell’antico Palazzo Margiotta, in via De Anellis, e si estende su una superficie di 1400 metri quadri. Un contenitore importante dal un punto di vista religioso, storico, culturale, oltre che turistico. Un luogo per identificare, qualificare la memoria della Chiesa locale, narrando le vicende della comunità che lo ha originato. Il Museo di San Riccardo nasce con lo spirito di aprirsi al territorio come fucina di recupero del patrimonio artistico e come luogo di incontro, in cui ciascuno può farsi custode della bellezza.
Museo diocesano: le ragioni della nascita
Il Museo diocesano di Andria, istituito con Decreto vescovile del 20 maggio 1972, è stato fortemente voluto da mons. Giuseppe Lanave, Vescovo della Diocesi dal 29 marzo 1969 al 19 novembre 1988. Con sensibilità e intuito raccolse e conservò per la sua comunità un prezioso patrimonio dal riconosciuto valore artistico e di fede.
Nel volume dal titolo “Ho raccolto per voi”, pubblicato nel 1994, mons. Lanave spiegava le ragioni che avevano portato alla nascita del Museo diocesano d’arte sacra. “Come nacque il Museo? Nacque da una mia naturale sensibilità ed apertura alle cose belle, che l’arte e la fede hanno fatto e sparso per tutte le nostre chiese. Capii che in giro vi dovevano essere molte opere d’arte. Scendendo nelle parrocchie, dopo le visite di dovere, entravo nelle retro sagrestie e lì, negli angoli, trovavo quadri malandati, accantonati, candelieri sgangherati, pezzi di marmo operati”.
Il lungo lavoro di restauro
L’opera iniziata continuò col successore, mons. Raffaele Calabro e prende corpo l’idea di una sede adeguata per un’ampia fruizione delle opere. Il Vescovo crede così tanto al progetto da impegnare fondi propri della Diocesi per i lavori di manutenzione straordinaria. Il 16 marzo 2006 iniziano i lavori di ristrutturazione edilizia, che si concludono, dopo una prima fase, il 10 marzo 2009. Una seconda fase dei lavori e con la realizzazione dei servizi per l’ordinamento e allestimento museale inizia il 12 dicembre 2016 e si conclude il 31 marzo 2019.
La nuova sede, ha reso possibile il trasferimento del museo dall’Episcopio in uno spazio che consentirà la fruizione delle opere custodite. Si tratta del complesso edilizio noto come “Casa Sociale Mons. Di Donna”. Costituito da tre livelli fuori terra e due livelli interrati. L’intero edificio si presenta come una struttura eterogenea sostanzialmente costituita da due distinti corpi di fabbrica attigui di epoche differenti: il più recente, collocato ad angolo fra Via De Anellis e Piazza Toniolo, e l’altro più antico con affaccio dal primo piano sulla piazza Toniolo e via Quarti.
Come è strutturato l’edificio
Nel contesto urbano l’edificio si inserisce in un percorso museale costituito dalla Cattedrale, dal Vescovado, da Palazzo Carafa, dal Municipio e dalle Chiese come San Francesco, San Nicola, San Domenico (per citarne alcune), tutti ubicati all’interno del centro storico. Il nuovo museo si articola in percorsi fluidi per ogni piano, offrendo spazi di riposo in luoghi particolari come gli ampi spazi esterni al primo piano (che ospiteranno anche mostre temporanee), i ballatoi che si affacciano sull’atrio centrale. Al piano interrato è collocata un’area adibita a deposito, conservazione, preparazione e restauro delle opere. Al piano terra si trovano la biglietteria, l’ufficio informazioni, il bookshop oltre che una sala convegni, per ospitare incontri didattici e/o esposizioni temporanee.
Il percorso museale inizia al primo piano dove sono ubicate nove sale di diverse dimensioni e uno spazio esterno destinato ad esposizioni temporanee ed eventi. Il secondo piano è costituito da una superficie espositiva, da un archivio e da un ufficio didattico. Tra le opere di artisti noti, si distinguono quelle di: Antonio e Bartolomeo Vivarini, Vito Calò, Nicola Gliri, Nico e Giuseppe Porta, Corrado Giaquinto, Cesare Fracanzano, Fabrizio Santafede. Una curiosità: al piano terra sono collocate anche tre opere riprodotte per i non vedenti. Si tratta del capo di San Riccardo; il busto di Francesco II Del Balzo e Santa Chiara.