Nelle Bermuda, il primo a metterci piede, nell’anno di grazia 1503, è stato lo spagnolo Juan Bermudez, capitano del vascello La Garza. Quasi cinque secoli dopo, per l’esattezza alla fine del 1995, su questa piccola macchia di verde chiamata Bermuda, un’isola davvero “isolata” nel mare magnum dell’Oceano Alantico, sono state contate circa 58.000 persone: 35.000 nere, le rimanenti bianche.
Colore della pelle a parte, i Bermudiani sono tutti indistintamente portatori di una cultura e di una tradizione di vita che più britanniche di così non potrebbero essere; l’isola è infatti ufficialmente Colonia della Corona dall’anno 1614.
La vita a Bermuda
Per vivere, questa gente che non conosce razzismo, povertà, criminalità e gode di un generale diffuso benessere, ha a disposizione circa 150 fra isole, isolette e scogli; si accontenta però di ciabattare, pedalare, correre – sulle onnipresenti motorette e sulle auto (una per famiglia, al massimo) – utilizzando le sette isole maggiori che, unite da ponti, ne formano in pratica una sola lunga 33 chilometri e larga, al massimo, tre. Come dire (un po’ di poesia non guasta!), una falce di smeraldo che si allunga nel blu di un mare quasi tropicale.
Molti pensano erroneamente che Bermuda si trovi nei Caraibi; ne dista invece 1.600 chilometri e poco più di mille sono quelli che la separano dalla costa americana. Come vivono gli abitanti di Bermuda? Senza dubbio felici nelle loro isole che definire “colorate” è dire poco. Anche se i famosi alberi di cedro sono quasi del tutto scomparsi (ne facevano navi), la vegetazione si presenta varia e rigogliosa, le case sono solide, eleganti e dipinte in tinte pastello: tutte curatissime, pulite, spesso con fazzoletti di giardino fiorito. La sabbia dei quasi 13 chilometri di spiagge è rosata; i colori delle acque interne e di quelle che dall’isola arrivano alla barriera corallina si stemperano in una gamma infinita di azzurri.
Bermuda, la gente
Le donne amano gli abiti dai colori sgargianti che fanno contrasto col nero della pelle; le bianche vestono abiti più “europei”, ma sempre vivaci. Gli uomini non sono da meno; magliette e camicie vistose, diventano elegantissimi quando indossano con disinvoltura i famosi pantaloncini bermuda (in tinta unita color rosa, verdino, giallino) che non appaiono ridicoli proprio perché si accompagnano a scarpe di cuoio eleganti, calze fino al ginocchio e, sopra, c’è un’impeccabile giacca di ottimo taglio, quasi sempre blu-navy, con camicia e cravatta.
La cortesia e l’affabilità sono altre apprezzabili doti dei bermudiani. Chiacchierano volentieri e raccontano con entusiasmo di quanto sia bella la loro isola. Sopportano con evidente buona grazia la continua invasione delle orde di turisti yankees (soprattutto crocieristi che dormono a bordo delle navi; loro si, orrendamente vestiti!), sapendo che l’80% del movimento turistico proviene dgli U.S.A. e dal Canada, con accompagnamento di preziosissimi dollari.
Va comunque detto che, in generale, il turismo delle Bermuda è un turismo d’élite. Ecco perché chi lavora nei negozi e nelle boutiques di Hamilton e di St.George, i due centri più importanti, riassume al meglio (così come negli uffici e nei locali pubblici), l’immagine dell’isola-nazione: eleganza, presentabilità, sorriso cordiale e dentature “quasi” perfette!
Il Front Street di Hamilton, la capitale, rappresenta la summa della vita bermudiana. E’ un continuo via vai di turisti, certo, ma anche di residenti che in certi giorni della settimana trasformano la via in un delizioso mercatino più interessante per la varietà dei venditori che per la merce posta in vendita.
Donnone nere che preparano dolcetti per i bambini; altre che dipingono loro le facce adattando i colori a quelli dei capelli o dei vestiti. Artisti che offrono quadri di spiagge esotiche (quelle del luogo!); bancarelle che vendono pesce fritto, focacce o mettono in mostra riproduzioni in legno, metallo, vetro sia del “long-tail bird”, il magnifico uccello dalla lunga coda tipico di Bermuda, sia della minuscola rana (tree-frog) che vive sugli alberi e che, d’estate, riempie le notti di un gracidio assordante e continuo.
E’ poi sufficiente entrare in un locale e chiedere un “, per sentirsi in paradiso. Questa bevanda nazionale dal nome minaccioso (scuro e tempestoso), altro non è che una miscela di rum nero, unito a ginger-beer e ghiaccio.
Dopo un paio di bicchieri, la lingua si scioglie e i nuovi amici del posto raccontano i mille segreti curiosi di queste isole così lontane da tutti, ma così vicine a ciò che più si apprezza al mondo: lo spirito del buon vivere, il calore di una cordialità che non deborda mai nell’invadenza. In altre parole, l’invidiabile “way of life” della magnifica gente di Bermuda.
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