Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Guadaloupe, la francese d’oltremare

Caraibi, isole Sopravento, isole Sottovento. Tra le famose, la splendida Guadeloupe. Indigeni originari mescolati nei secoli a neri, bianchi, a creare creoli e meticci dalla pelle sfumata in mille gradazioni

Cartina
Cartina

Guadaloupe, volo Air France 520 con destinazione Pointe-à-Pitre, imbarco immediato, porta 31.
L’aeroporto di Paris Orly rispecchia la città multietnica e alla sortie la coda di aborigeni che da Parigi rientrano nella nativa Guadaloupe per le vacanze è impressionante: hanno agevolazioni sui biglietti e salgono a bordo del Boeing 747 come se prendessero l’autobus.
Nel sedile accanto a noi siede Gaby, un cioccolatino di quattro anni e mezzo, chioma ribelle e occhi audaci. Viaggia da sola, disinvolta come se avesse sempre volato. Invece è la prima volta che la mamma la affida all’hostess della compagnia aerea per mandarla ad abbracciare il papà oltreoceano. Non ha paura, pranza con appetito, ascolta musica e già balla. Si muove a ritmo sul sedile come solo i nativi della sensuale isola caraibica sanno fare. Guadaloupe mais ne fais pas comme-ça, recita una biguine, danza tradizionale dell’isola da tempo soppiantata dal più recente ritmo zouk che imperversa specialmente durante il carnevale. L’assistente di volo ha per lei un occhio di riguardo, viene a trovarla spesso, le porta giocattoli e matite colorate per intrattenerla. Ma Gaby la tranquillizza con il suo sguardo languido: “sto bene, non ho bisogno di niente”. Poi indica il cielo con il dito e dice: “là-bas, c’est chez moi “.

Guadalupe isola di spiagge, vulcani e tanto verde 

Guadeloupe Il Monte Soufrière
Il Monte Soufrière

A 7000 chilometri dalla Francia, tra il mar dei Caraibi e l’Atlantico circondata dagli altri isolotti dell’arcipelago, “chez-moi” è un’isola di quasi 1800 chilometri quadrati a forma di farfalla come ricordano tutte le guide turistiche. Le “ali” sono molto diverse tra loro: a ovest Basse-Terre, vulcanica, montuosa, ricoperta nella sua parte centrale da 17.000 ettari di foresta tropicale che formano il cuore del Parco Nazionale dominato dal vulcano della Soufrière, con i suoi 1467 metri la più alta cima delle Piccole Antille. Attivo dal 1635, la “Vieille Dame” come lo chiamano sull’isola, fa ancora paura, e non si dimentica la sua tremenda fase eruttiva del 1976-77. A est Grande-Terre, calcarea, lievemente ondulata, coltivata a canna da zucchero la cui coltura riveste ancora un ruolo di primo piano nell’economia dell’isola che produce principalmente zucchero e banane oltre al rum, buona parte del quale si consuma in loco. Grande-Terre è il coté turistico dell’isola grazie alle sue spiagge candide: Petit Havre, Gros Sable, Bois Jolan, Raisins Clairs si susseguono tra Gosier e Saint-François. Con un palmeto splendido, sabbia fine e perfette acque cristalline come ci si aspetta dai Caraibi è plage de la Caravelle a Sainte-Anne la più bella dell’isola.

Il cuore nero di Guadeloupe

Guadeloupe Parc National de la Guadeloupe
Parc National de la Guadeloupe

Il sentiero più impegnativo tra i 250 chilometri di traces che percorrono il Parc National de la Guadeloupe è la Grande Randonnée che congiunge il sud al nord di Basse-Terre, da Vieux-Fort a Sainte-Rose, permettendo di conoscere le montagne e la foresta nel modo più avvincente. Non a caso nel 1992 è stata dichiarata Riserva della Biosfera dall’Unesco la zona centrale del parco oltre al Grand Cul-de-Sac marin, ampia laguna orlata di mangrovie che dalla costa nord-orientale di Basse-Terre si protende verso Grande-Terre.  Per i meno sportivi noleggiare un’automobile è la soluzione migliore per girare l’isola caraibica. Il paesaggio è molto vario e le tappe sfiziose. Come quella al Parc Floral (Domaine de la Valombreuse), prima di Petit Bourg venendo da Grande-Terre: orchidee, rose, begonie, filodendri grandi come alberi, trecento specie tra piante e arbusti e un’immensa voliera di avifauna multicolore. Una sosta sulla scura plage de Viard, a sud di Petit-Bourg, poi la visita guidata della piantagione di banane Grand Café Belair, una delle tante tra Goyave e Trois-Rivières.  Fotografatissima, a sud di Capesterre, l’allée Dumanoir con le slanciate palme reali piantate nel diciannovesimo secolo che fiancheggiano la strada. Ma la strada più spettacolare è la D 4, che da Saint-Sauveur raggiunge la base di partenza dei sentieri per le cascate di Carbet. La seconda, che con i suoi 110 metri ai piedi del vulcano la Soufrière è la più impressionante, si raggiunge in appena venti minuti, per la prima e la terza bisogna camminare di più e in quattro ore di marcia si può toccare anche la sommità del vulcano.

A Guadaloupe, tracce degli Arawak e dei Caribi 

Guadaloupe Riserva sottomarina Cousteau
Riserva sottomarina Cousteau

Ancora a sud presso Trois Riviéres è il Parc Arquéologique des Roches Gravées: in uno sfavillante giardino botanico petroglifi degli Arawak, abitanti dell’isola prima che i Caribi li decimassero e vi si installassero nel 300-400 d.C., di rudimentali fattezze antropomorfe.  Merita non solo per le testimonianze della cultura amerindiana ma anche per conoscere alcune delle specie vegetali presenti nell’isola: banani, alberi del pane, piante di cacao, caffè, guaiava, avocado, manioca, papaia, varie qualità di peperoncino. Poco più a sud altra spiaggia di sabbia nera lambita da un mare impetuoso: Grande Anse, da non confondere con l’omonimo arenile nella parte settentrionale di Basse-Terre un paio di chilometri a nord del grazioso villaggio di Deshaies. Anche Anse Turlet, superato Vieux-Fort, è un piacevole tratto costiero di sabbia vulcanica, ma qui il mare è calmo.  A nord del capoluogo Basse-Terre si può proseguire lungo la costa occidentale per le belle spiagge che ancora si presentano o per le immersioni nella riserva sottomarina Cousteau (a nord di Bouillante) che ha protetto l’eccezionale flora e fauna degli îlets de Pigeon. Ma a Basse-Terre ci si deve fermare per il mercato, giornaliero, vivacissimo il sabato.

Al mercato: profumi e colori 

Guadaloupe Il Mercato delle spezie
Il Mercato delle spezie

Se un paio di chilometri a sud di Pointe-Noire, nel nord-ovest di Basse-Terre, c’è una piccola Maison du Cacao dove sui pannelli in legno si racconta la storia e la tecnica di fabbricazione del cioccolato dai tempi preispanici fino alla moderna produzione, oggi limitata a uso familiare, e non molto lontano, a Sainte-Rose, il Musée du Rhum traccia le fasi di trasformazione della canna da zucchero e la storia della produzione del rum, non sono questi i luoghi migliori per comprendere la tradizione gastronomica creola. Piuttosto, i mercati. Cannella, zafferano, chiodi di garofano, noce moscata, coriandolo, vaniglia, pepe, peperoncino, zenzero, finocchio greco, roucou, cacao, sulle bancarelle si vendono le spezie essenziali per preparare i piatti tradizionali. Come il migan, stufato a base del frutto dell’albero del pane insaporito da carne salata di maiale, o il crab farci, polpa di granchio aromatizzata e cotta al forno nel carapace del crostaceo, o il

Guadaloupe Piatto tipico trippa e banane verdi
Piatto tipico trippa e banane verdi

bebelé, trippa e banane verdi, o ancora il féroce de morue à l’avocat, avocado, manioca, merluzzo e peperoncino in abbondanza. Tipicissimo il pollo o il maiale ricoperti da una salsa simile al curry fatta con la polvere di colombo: cumino, coriandolo, pepe, peperoncino e zenzero.  Anche i banchetti della frutta sono una gioia per gli occhi: banane di una decina di varietà e bananes plantin, bananoni verdi commestibili solo cotti, ananas, guaiava, mango, papaia, frutti della passione. Ma non solo: se in tutta l’isola si assaggiano a qualsiasi ora del giorno e della notte ti punch a base di rum, lime e zucchero di canna, qui, allineate sui banchetti come soldatini si acquistano le bottiglie trasparenti dei punchs aux fruits, che lasciano intravedere erbe aromatiche e indovinare fragranze tropicali. Ma attenzione: non gettatele nella spazzatura una volta terminato il rum che contengono. Aggiungetene periodicamente, di bianco o di scuro secondo i gusti, e saranno per anni il migliore dei souvenir.

Guadeloupe: meglio sola o accompagnata?

Guadaloupe Pointe à Pitre capitale de la Guadeloupe
Pointe à Pitre capitale de la Guadeloupe

Dipartimento francese d’oltremare dal 1946 – quando Guadeloupe si liberò dallo stato coloniale durato oltre tre secoli, senza staccarsi però del tutto dalla métropole – con un tenore di vita che è tra i migliori dei Caraibi e l’euro in vigore proprio come in Europa, in molte zone ricorda vivamente la Francia: una valida rete viaria, supermercati di tutto rispetto, luce elettrica e televisione largamente diffuse. Poi dietro l’angolo una sgargiante venditrice di accras, bigné alle erbe ripieni di merluzzo, riporta ai Tropici. Anche la cucina inganna. Ingredienti locali, tradizioni amerindiane, ricette africane, arte culinaria francese per risultati squisitamente creoli. Più avanti, ragazzi che toccano il soffitto con un dito si preparano, per gioco, a diventare futuri campioni. Di basket, atletica, calcio: la Guadeloupe coltiva le proprie speranze sportive sotto l’occhio vigile della Francia. Il rapporto con la Francia è controverso: c’è chi si sente francese e non rinuncia al legame, anche economico, con la métropole e chi invece rivendica l’indipendenza sostenendo (negli anni Ottanta con atti terroristici, in seguito negoziando una progressiva emancipazione politica e sociale dell’isola) l’identità nazionale. Moderna, Guadeloupe parla un francese comprensibile oltre al dialetto creolo; è in prevalenza cattolica ed è di casa sulla “navette” Pointe-à-Pitre-Paris. Anche a quattro anni d’età.

LEGGI ANCHE  Groenlandia: Il mondo degli iceberg
Condividi sui social: