Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

Paesi Baschi: Bilbao e San Sebastian in 72 ore

Il piccolo Paìs Vasco potrebbe imprimere sulla Ikurriña, la bandiera che è qualcosa di più di un simbolo, il motto “viva le differenze” (dagli spagnoli)

Paesi Baschi
Paesi Baschi

Nei paesi Baschi, le differenze, rispetto agli stereotipi spagnoli, sono davvero tante, di ogni ordine. Prima in assoluto, il citato idioma, l’euzkera. Cosa rispondere a un signore che ti dice Ongi Etorri (benvenuto) – ma anche se ti accogliesse con Egunon (buon giorno) l’imbarazzo non varierebbe – dopodiché ti invita in un Jatetxea (ristorante) di Donòstia (San Sebastian)? Il minimo che si potrebbe opporgli è un laconico Gabon (buona notte). Sul basco hanno dissertato, e sorriso, in tanti, in misura inversamente proporzionale alle certezze raggiunte: si vocifera persino che nell’euzkera ci siano alcune parole derivate dal giapponese e da altri idiomi orientali. Un’altra raffinata differenza rispetto al resto della Spagna consiste nella gastronomia. Semplici, popolari, sapidi e decisi i sapori della cucina andalusa, castigliana, valenciana, quanto elaborati e composti quelli ammanniti dagli chef baschi. Non per niente San Sebastiàn dista meno di 30 chilometri dalla Francia e, guarda caso, tra città e provincia (Guipuzcoa) si registra la più alta concentrazione mondiale di stelle Michelin. Il mitico cocinero Arzak, il divo della gastronomia televisiva Karlos Arguiñano Baschi.
E differenza anche nello sport; basterebbe la benemerita invenzione della pelota (palla basca) giocata in cinque versioni nei tanti frontones (sferisteri) Jai Alai (Festa Allegra). Oltre a divertirsi nel segare tronchi a cronometro (Aizkolariak) e a sollevare massi di qualche quintale (disciplina dalla difficoltà inferiore solo alla lettura del suo nome basco: Harrijasotzaileak), i baschi vantano pure un isolazionismo footballistico degno di miglior causa, in un mondo del pallone che vede tante squadre europee competere con l’Onu quanto a nazionalità dei pedatori. Nello stadio di San Mamés, la Catedral, l’Athletic Bilbao (Bilbo) non schiererà mai un terzino o un centrattacco straniero. Simbolo sportivo della gente basca, una sorta di Guernica pallonara – ben più della rivale Real Sociedad di San Sebastiàn, la società bilbaina tessera soltanto giocatori nati in loco.
Questi sono i baschi. E le loro differenze.

Paesi Baschi, verso la Spagna verde
Paesi Baschi: Bilbao e San Sebastian in 72 ore

Il Paìs Vasco è inoltre l’anticamera di quella Spagna Verde – sempre più visitata – che per il viaggiatore proveniente dalla Francia, o dalla pirenaica Navarra, inizia a San Sebastiàn, prosegue tra le frastagliate coste del mare Cantabrico e i picchi dell’omonima Cordillera, attraverso Cantabria e Asturie, e termina sulle Rias atlantiche della Galizia.
Per chi non ama la bolgia delle solite turistopoli mediterranee o è reduce dalla canicola di una Plaza de Toros del sud (ma anche la nordica Bilbao vanta le Corridas Generales, ottima Feria a ferragosto), niente di meglio che concedersi settantadue ore tra Bilbao e San Sebastiàn, in due delle tre province della Comunidad, Vizcaya (Bizkaia) e Guipuzcoa (Gipuzkoa), la terza è Alava (Araba).
Un paio di raccomandazioni ai partenti: non fare i furbi alla guida e parcheggiando l’auto (quanto a severità, la Ertzantza, polizia autonoma basca, e i vigili urbani somigliano più ai bobbies londinesi che a un pacioso policìa andaluso); evitare di qualificarsi aficionados del Real Madrid.

Primo giorno: Bilbao
Museo Guggenheim foto di Zarateman
Museo Guggenheim foto di Zarateman

Ore 9 – In Spagna il desayuno (prima colazione) è robusto. Si faccia dunque un salto (fosse soltanto per un solo, il nostro espresso) al Cafè Boulevard in Plaza del Arenal o alla Cafeteria Escala dell’hotel ‘Ercilla’. Rallegrati dall’animazione del locale pubblico si passa alla visita di Bilbao. Con tutta la simpatia per i bilbainos, prima dell’apertura del Museo Guggenheim un’intera giornata per visitare la città poteva risultare eccessiva, perchè lungo le rive del Nerviòn il culto industriale e dei traffici con i porti inglesi e del nord Europa ha sempre fatto aggio sull’estetica e sul frivolo, si è sempre badato al sodo e pensato poco al bello (in compenso, a Bilbao abbondano ottimi ristoranti e buoni alberghi: tra questi ultimi, valido il 4 stelle Ercilla e buono il rapporto qualità/prezzo del 3 stelle Nerviòn).
Il Casco Viejo, la città vecchia (per i bilbainos, Siete Calles) merita comunque una passeggiata di almeno 3 ore e mezza (9,30-13,00): al termine, dopo aver ammirato l’ensemble gotico e rinascimentale di San Antonio, la cattedrale di Santiago, il monumentale Mercado de la Ribera e la Estaciòn dei Ferrocariles Vascos (dall’interessante stile regionalista) e percorso il paseo dell’Arenal e le calles Ribera e Bidebarrieta, si avrà conferma che la Spagna di Madrid è decisamente lontana.

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Bilbao Mercato de la Ribera
Mercato de la Ribera

Ore 13,00-13,30 – Altro rito da officiare a sud dei Pirenei, la visita di almeno un Bar de Tapas (stuzzichini, assaggi vari), suggeriti il Victor Montes in Plaza Nueva, e (entrambi nella Calle Licenciado de Poza) il Busterri e il Serantes.
Ore 13,30-15.00 – Tanto parlare della cucina basca per non provarla? Si goda quindi un almuerzo (pranzo) al Mandoya (un ‘onesto ristorante’, non un Tempio della Gastronomia basca) in Calle del Perro, nel Casco Viejo. Ma il grande appeal, il richiamo che da pochi mesi richiede uno stop di almeno mezza giornata (Ore 15.00-20.00) a Bilbao, è costituito dal Museo Guggenheim (martedì-domenica dalle 10 alle 20, chiuso il lunedì, a Natale e Capodanno).
Appagate le esigenze culturali – e giunta l’ora di cena (Ore 21.00-23.00) – si compia un salto in auto (15 km) a Getxo (in spagnolo Guecho), località Algorta, al ristorante Cubita ricavato nel vecchio Molino di Aixerrota): il godimento di un bel panorama sulla trafficata foce del Nerviòn è seguito da una cena da sublimare con un besugo asado (pagello arrosto). Per chi preferisce restare in città, sulla Gran Via si propongono due scelte. Chi viaggia con un budget non entusiasmante opti per il non carissimo Estraunza, mentre il celeberrimo Guria vale esattamente quanto chiede: molto (ma non poi troppo, se rapportato ai costi gastronomici del Belpaese). Scelta atipica, per chi non vuol rinunciare al panorama di Bilbao eppoi a una cena a costo equo, il ristorante dei bravi allievi cuochi (richiestissimi dai ristoranti chic di tutto il mondo) alla Escuela superior de Hosteleria de Euzkadi.

Secondo giorno: Guernica e San Sebastian
Gernikako foto-di Telle
Gernikako foto-di Telle

Ore 9.00-10.00 – Una quarantina di kilometri (autopista per San Sebastiàn fino ad Amorebieta, quindi la BI 635) da Bilbao a Guernica, per una sosta dai risvolti più storici che artistici.
Ore 10.00-12.30 – La visita alla Casa de Juntas e alla vecchia quercia (Guernikako Arbola) – simbolo delle libertà del popolo basco – fanno meditare, si va oltre il ricordo del capolavoro di Picasso ispirato dal bombardamento del 26 aprile del ’37.
Ore 12.30-13.30 – Poco più di venti kilometri lungo una strada secondaria, a Lequeitio (Lekeitio) sulla frastagliata costa del mare Cantabrico spezzata da profonde insenature e lunghe spiagge sabbiose. La chiesa gotica della Asunciòn (XV secolo) e la spiaggia di Karraspio abbelliscono questo pueblo marinero, rallegrato da bizzarre Fiestas: il 29 giugno i dantzari ballano la Kaxarranca sopra una bara di legno; il 4 settembre, San Antolìn, nel porto si festeggia l’oca (facile intuire come, per la felicità del palmipede).
Ore 14.30-16.00 – Si goda l’eccellente qualità del pesce del Cantabrico con una sosta al Mesòn Arropain (nella vicina Ispaster) beninteso dopo un Txakolì per aperitivo (vinello locale, joven, fruttato, bassa gradazione, retrogusto un filino acido).
Ore 16.00-20.00 – Verso San Sebastiàn, da Leikitio a Deva (Deba), una ventina di kilometri, non v’è che la strada costiera, dopodichè chi non ama i percorsi con curve può anticipare l’arrivo a San Sebastiàn percorrendo 50 kilometri di autopista. Ma il pigro perderebbe i riposanti panorami marini di Zumaia e Zarauz.

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Cuchi con gli attrezzi del mestiere
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Ore 20.00-22.00 – Chi arrivasse soltanto verso l’ora di cena nell’accogliente Guetària (patria di Juan Sebastiàn Elcano, pilota di Magellano e primo circumnavigatore del nostro pianeta, in agosto feste che ne commemorano il ritorno) sbaglierebbe di grosso non sedendosi a tavola al Kai-Pe per gustare la Legatza barrilan (Merluza a la parrilla, nasello dell’Atlantico alla griglia, da non confondere con il bacalao, l’italiano merluzzo che sovente fa storcere il naso nei menu nostrani).
Si prosegue, con le belle spiagge di Zarauz a un tiro di schioppo da Guetaria (che oltre a Elcano vide la nascita del couturier Balenciaga, ci perdonino le anziane amanti della moda parigina per questa ritardata menzione), San Sebastiàn dista non più di un quarto d’ora di autopista. Si arrivi tardi o presto a San Sebastiàn (come accennato, chi legge Donostia non si preoccupi, è il nome basco della città) poco importa, è sempre l’ora di fare una capatina da “Sebastiàn” (sotto i portici del porticciolo del Casco Antiguo, la città vecchia) e ordinare un piatto di sarde alla griglia (Sardinas asadas) dall’umiltà di costo e valutazione inferiore soltanto alla ricchezza del sapore. Per i più religiosi, la giornata potrebbe essere spesa diversamente (senza sensibili variazioni di kilometraggio) sacrificando, dopo Guernica, i citati panorami marini per una visita ad Azpeitìa (casa natale di Sant’Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti, interessante la basilica barocca).

Terzo Giorno: San Sebastian
San Sebastian la baia
San Sebastian la baia

Ore 9.00-9.30 – Anche a San Sebastiàn si dedichi qualche minuto desayunando in un bar con i Donostiarras, (assai animato il Kursaal, Ramòn Maria Lili 2, gran richiesta di tostada a la plancha).
Ore 9.30-14.00 – Inizia una visita eccitante, perchè San Sebastiàn, capitale della provincia di Guipuzcoa, è bella, intrigante ed elegante. Due monti, l’Igueldo a occidente, l’Urgull a est, sovrastante la città vecchia, e l’isola di Santa Clara – al centro dell’imboccatura – proteggono una splendida baia dalle dimensioni perfette, contornata da due spiagge, la Concha e Ondarreta, periodicamente modellate dalla marea. Divenuta capitale estiva del regno di Spagna alla fine del secolo scorso, promotore il giovane re Alfonso XIII, San Sebastiàn visse i fasti della Belle Epoque scambiando teste coronate e alta società con la non distante Biarritz.
La neutralità della Spagna nella prima Guerra Mondiale, che coinvolse la Francia, rese la città ancor più ricca e bella: lo prova, dal ponte del Kursaal (o della Zurriola) un colpo d’occhio sul teatro Victoria Eugenia, il lussuoso hotel Maria Cristina e i giardini circostanti. Eleganza d’antàn e tradizione alberghiera “stile Montecarlo” anche al 4 stelle Londres y Inglaterra sulla celebre passeggiata della Concha (chi accampa minori pretese non si lamenterà del 3 stelle Europa).

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Plaza Mayor de San Sebastián
Plaza Mayor de San Sebastián

Ma la San Sebastiàn viva, allegra e verace va scoperta nel Casco Antiguo, tra la basilica di Santa Maria e la Plaza de la Constituciòn decorata dai balconi tuttora numerati, nel Settecento tribuna per gli spettacoli taurini.
Chicca della grande tradizione culinaria di San Sebastiàn, le Sociedades Gastronomicas, più di 50 in una città di 180.000 abitanti: uniti dal solo desiderio di gozar de la vida (in qualcuno di questi Templi della Gastronomia le donne sono a malapena tollerate) signori di differente età, censo e professione si alternano ai fornelli della loro Sociedad per ammannirsi a vicenda pietanze e dessert. Chi desidera visitare la più antica di queste confraternite, la Uniòn Artesana, vicino alla chiesa di San Vicente, è benvenuto.
Ore 14.30-16.00 – Si pranza a Casa Nicolasa, ove José Juan Castillo propone un menu spaziante dalle Huevos al plato con foie alle prelibate Crepes de rape (coda di rospo). Popolari per ambiente e costo – ma validi quanto a bontà del pesce – i ristorantini del porto pesquero sotto i portici che conducono all’Aquarium e al museo Naval
Ore 16.00-21.00 – Gita (20 km) al confine francese, nella bella Hondarribia (in spagnolo Fuenterrabia), due passi per il canonico shopping e una visita al castello ospitante il Parador.

pintxos
pintxos

Ore 21.00-23.00 – Ritornati a San Sebastiàn sarebbe un delitto non dedicarsi alla degustazione di pinchos (Tapa tipica dei Paesi Baschi) frios y calientes, per i donostiarras una vera e propria alta cocina en miniatura. Una consultata Guia de bares con sabor suggerisce dove conquistare le migliori banderillas (niente a che vedere con la Corrida: la banderilla, lo stuzzicadenti che serve per portare alla bocca una piccola Tapa, è divenuta, in senso lato, la Tapa stessa).
Al bar Ganbara, calle San Jeronimo 21 – dopo un variato shopping di ponchos peruani e articoli nautici nelle viuzze limitrofe – si degusta il croissant de jamòn (prosciutto), altri optano per l’Hojaldre con txistorra (pastasfoglia con salsiccia), mentre sul banco appaiono Gambas y esparragos rebozados (gamberi con asparagi impanati e fritti). Chi, dopo tante sfiziosità, non avesse ancora sconfitto l’appetito, percorrerà la Calle Fermìn Calbetòn e al Beti Jai (sempre festa) ordinerà un txangurro a la donostiarra (granseola gratinata). Così è. D’altro canto il detto “In Spagna il Sud canta, il Nord mangia” deve pur essere dimostrato dai fatti. Eppoi, non si era detto che il Paìs Vasco è proprio differente?

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