Macao, la minuscola colonia portoghese affacciata sul Mar Cinese Meridionale, alla foce del Fiume delle Perle, proprio sul finire del millennio, è ritornata a far parte della madrepatria storica, la Repubblica Popolare Cinese.
Macao rappresentava il tassello mancante per ricomporre il quadro della grande Cina e il suo ritorno ha segnato la fine dell’avventura coloniale delle potenze europee in Asia. Appena due anni prima era stata la volta di Hong Kong, e la sua riconsegna alla Cina da parte delle autorità britanniche aveva suscitato emozioni, incertezze e paura per il futuro.
I cinesi avevano sbandierato l’evento di fronte al mondo intero e pure gli inglesi erano stati abili a conferire spettacolarità alla vicenda. Per la Cina però, Hong Kong rappresentava una ferita, un’onta, una colonia strappata e mantenuta con la forza per più di cento cinquant’anni. Macao no. Il Portogallo si era addirittura reso disponibile in più di un’occasione alla restituzione della colonia, l’ultima proprio nel 1974, ma la Cina aveva sempre rifiutato. Certo Macao non vale Hong Kong, e la Cina non aveva fretta.
Oltre quattro secoli di Portogallo
Dal 1577 i conquistatori di Lisbona si erano stabiliti qui col consenso di Pechino che chiedeva loro aiuto per liberarsi dalle bande di pirati che infestavano quei mari e dagli avventurieri olandesi che premevano alle porte.
L’invincibile flotta reale portoghese risolse entrambi i problemi e secondo l’illuminata ottica del tempo iniziò a modellare una città che doveva essere sì un centro di commerci, ma anche l’avamposto della cultura occidentale in Asia. Ecco quindi che a Macao vennero edificati un ospedale, la prima università, il primo teatro, la prima Casa della Carità, numerose chiese e cattedrali; nel tentativo anche di avviare la cristianizzazione di quelle popolazioni senza Dio.
Macao si veniva ad inserire come la stazione di sosta mancante sulla rotta Goa, Malacca, Giappone e i commercianti portoghesi, per poter affrontare senza nostalgia i lunghi periodi di permanenza forzata tra un viaggio e l’altro a causa dei monsoni, vi ricrearono quell’ambiente tipico del Portogallo del tempo, con le sue ville, i “patios” ombreggiati da grandi alberi e gli immancabili “azulejos”.
Mai si comportarono in modo prepotente nei confronti degli abitanti cinesi; mai assunsero un atteggiamento dominante; al contrario lasciarono che la città prendesse la sua forma in armonia con il gusto e le tradizioni locali: i numerosi giardini che adornano la città ne sono la testimonianza. Ancora oggi questi giardini, che si chiamino Lou Lim Ieok Garden oppure Jardim de Camoes, sono oasi dove regnano quella pace e quella serenità tipiche del Celeste Impero.
Vita e affari al ritmo latino
I cinesi amano questi luoghi e li frequentano soprattutto all’alba quando distinte signore e impiegati in cravatta si dedicano alla pratica del Tai Chi prima di infilarsi negli uffici, affiancati dagli anziani che giocano a ma-jong o portano i loro uccellini in gabbia a cantare nell’aria fresca del mattino. A Macao i ritmi del tempo scorrono più lenti: con una sapienza pari solo al loro senso degli affari, i cinesi di Macao hanno imparato ad apprezzare e assimilare le cadenze pacate importate dai loro ospiti latini.
La frenesia sta a quaranta miglia di distanza. In questa magari banale ma sacrosanta differenza sta la chiave per ribaltare definitivamente l’equivoco che la vicinanza con Hong Kong ha sempre suscitato: da una parte inglesi e cinesi hanno creato la metropoli che non conosce soste, da quest’altra i portoghesi hanno insegnato ai cinesi che è buona norma concedersi un po’ più di tempo per riflettere sugli affari, magari sorseggiando un bicchierino di Porto nella calura del tramonto.
A differenza di Hong Kong quindi, a Macao niente edifici scintillanti e niente commerci miliardari. Nonostante questo, per la Cina comunista è sempre stata cosa ben gradita quella di poter disporre di un lembo di terra all’ombra della bandiera portoghese, dove poter fare i propri “giochi”.
L’opera evangelica tentata dai religiosi di Lisbona non ha dato i risultati sperati: chiese e cattedrali sono ancora tutte al loro posto, ma la cieca facciata della cattedrale di Sao Paulo, solo una quinta teatrale dopo l’incendio che la distrusse nel 1835, riassume anche il fallimento di quel tentativo.
Le abitudini cinesi non sono cambiate e un Budda paziente e tollerante continua a regnare sovrano sulla città dai molti templi a lui dedicati. Con lo sguardo suadente di sempre, non sembra prestare troppa attenzione al fatto che i cinesi di Macao, in modo ben più prosaico, venerano con straordinaria devozione anche la Fortuna, una dea che non sempre sa dimostrarsi altrettanto riconoscente e comprensiva.
Gioco d’azzardo: una febbre collettiva
I cinesi tuttavia amano il gioco d’azzardo più di qualsiasi altro popolo al mondo, è più forte di loro: scommetterebbero su tutto ma non possono, almeno legalmente. In Cina infatti, come in quasi tutti i paesi dell’Asia, Hong Kong compreso, il gioco è vietato. Non che in quei posti non si giochi, ma il farlo senza timore, in un posto che sembra fatto apposta è tutta un’altra cosa. Ecco quindi che Macao ha fatto del “gambling” e delle scommesse la base della propria economia.
Molti dei milioni di visitatori che ogni anno affollano l’ex colonia portoghese vengono quaggiù proprio per dare libero sfogo alla loro passione per carte e numeri. Ad attenderli trovano in tutta la città ben nove Casinò, con centinaia di tavoli verdi e migliaia di slot-machines, o “hungry tigers” (tigri affamate) come le chiamano qui, sempre pronte ad accogliere chiunque abbia una moneta per sfidarli.
E poi le corse dei cani, le corse dei cavalli e ancora agenzie di scommesse dove si può puntare su qualsiasi avvenimento sportivo del pianeta. Giungono da tutte le città della Cina, soprattutto durante il fine settimana, e da Hong Kong, data la vicinanza, anche solo per poche ore, con l’unico obiettivo di tentare la fortuna. Uno dei posti preferiti è il Casino dell’Hotel Lisboa, tempio indiscusso del gioco d’azzardo locale. Ai suoi tavoli i cinesi (gli occidentali sono presenze sporadiche) giocano il loro passato, il loro presente e, cosa ancor peggiore, il loro futuro.
Già, perché se le cose vanno male, possono rivolgersi ai “lone sharks” (pescicani solitari), loschi prestasoldi che si aggirano fra i tavoli e che concedono somme in contanti, a interessi altissimi, per tentare di risollevare le sorti della serata.
Eleganza ed etichetta: l’ultimo dei pensieri
L’ambiente interno è fumoso e dai colori vivaci: niente lusso e abiti da sera come nei casinò d’Europa. I cinesi sanno come far gli affari: troppo sfarzo ed eleganza potrebbero trattenere la gente comune dall’entrare e giocarsi fortune. Al contrario in questo modo non si spaventa nessuno; anche la persona più umile può sentirsi come a casa, libera di sfidare la sorte.
Niente documenti e niente abito da sera quindi, solo cash: è l’unica cosa che ti chiedono insieme a quella di depositare all’entrata armi e macchine fotografiche.
Ai tavoli dei Casinò, tra Roulette, Black Jack, Baccarat, Fan Tan e Dai Siu, questi ultimi giochi d’azzardo locali, il proverbiale autocontrollo dei cinesi viene messo a dura prova. Con la loro maschera imperscrutabile ciondolano nervosamente da un tavolo all’altro, curandosi unicamente di segnare sui loro taccuini la cadenza con cui escono i numeri. Sono impegnati a tal punto che possono anche non accorgersi del lampeggiare del segnale che annuncia l’avvicinarsi di un tifone. In questo caso, non del tutto remoto per questa regione dell’Asia, i Casinò, le implacabili macchine da soldi della romantica Macao chiudono i battenti. Tutte tranne una: il Casinò dell’Hotel Lisboa.
Da non perdere a Macao
Tempio di A-Ma: è il più antico tempio della città, situato all’ingresso dell’Inner Harbour, ed è dedicato alla dea A-Ma, protettrice dei marinai. Sembra che esistesse ancora prima dell’arrivo dei portoghesi e che, proprio attraverso storpiature del nome della divinità si giunse a chiamare Macao questa città.
Sao Domingo: la chiesa barocca di Sao Domingo, fondata dai frati domenicani nel XVI secolo, è uno degli elementi di spicco del centro di Macao.
Leal Senado: ancora oggi qui ha sede il palazzo del governo; si tratta di uno dei più significativi esempi di architettura portoghese di tutta la città. Il nome di “Senato Leale” gli deriva dal fatto che mai accettò di riconoscere la sovranità della Spagna quando questa, nel XVII secolo, occupò il Portogallo.
Taipa e Coloane: sono le due isole esterne che completano il territorio della città. Sono collegate alla terraferma per mezzo di ponti, di cui uno nuovissimo, il Ponte de Amizade, per l’isola di Coloane.
Taipa ospita il nuovo aeroporto internazionale di Macao, ed è una zona residenziale; Coloane è invece un’isola più naturale, famosa per le sue spiagge e le colline. Sull’isola di Coloane è molto interessante una visita ai cantieri dove vengono costruite le caratteristiche giunche cinesi: è uno dei pochi posti della Cina intera dove questa operazione viene eseguita completamente a mano da maestri d’ascia, come nei secoli scorsi.
Tempio di Kun Iam e Lin Kai: il primo è uno dei più antichi templi della città, dedicato alla regina del cielo e della misericordia; Lin Kai ha circa cento cinquant’anni ed è interessante perché al suo interno, tra nuvole d’incenso e il tintinnare delle campane, in una piccola stanza si trovano allineate sessanta statue, a rappresentare la vita di un uomo, dalla nascita alla vecchiaia.
Shopping. Gioielli, porcellane e antiquariato
Sono convenienti tutti gli articoli di gioielleria che si possono trovare nei negozi di Avenida Almeida Ribeiro, Praia Grande e Rua do Campo. Sempre nella Almeida Ribeiro, per gli appassionati del genere, è possibile acquistare medicinali cinesi. Ma un viaggio a Macao è certamente un’ottima occasione per tutti coloro che amano le porcellane e le antichità cinesi.
Il commercio di oggetti d’antiquariato è sempre stato uno dei business più redditizi per la città: durante gli anni, molti tesori nazionali e importanti pezzi antichi sono transitati, più o meno legalmente, proprio dalle botteghe di Macao.
Oggi i controlli si sono intensificati per impedire la fuga di altre opere d’arte, tuttavia è ancora possibile fare ottimi affari. Molte delle importanti gallerie d’arte e negozi d’antiquariato si trovano nelle stradine intorno alla cattedrale di San Paolo, in Avenida Coronel Mesquita e nella Rua de Santo Antonio.
Due buoni indirizzi per fare questo genere di acquisti sono: Mobilias Mei Choi, Rua de Sao Paulo 44, telefono 00853 357665 e Hoi Lung Arts & Crafts, Rua de Sao Paulo 50, telefono 00853 340063.
La cucina, trionfo cino-portoghese
Le tradizioni gastronomiche di una città sono sempre uno specchio fedele della sua storia e nel caso di Macao tale affermazione è particolarmente carica di significato. Lasciarsi trasportare dalle suggestioni della cucina di Macao è un’esperienza fantastica e allo stesso tempo curiosa. I sapori schietti e decisi, retaggio della dominazione portoghese durata secoli, qui si fondono amabilmente con i gusti tipici della cucina cinese e di altre gastronomie orientali per dare vita alla cucina “macaense”.
Nei molti ristoranti della città, alcuni di livello decisamente elevato, si possono quindi gustare, accanto agli immancabili “noodles” in tutte le loro sfumature, specialità come la “Casquinha de carangueijo”, un piatto molto speziato fatto con carne di granchio, uova di quaglia e gamberi; il “Minchi”, a base di carne di maiale, uovo e patate; la “Cataplana de mariscos”, una zuppa di frutti di mare tipica portoghese e il “Bacalhau”, o merluzzo, cucinato in tutti i modi.
Alcuni buoni indirizzi per sperimentare le molteplici caratteristiche della cucina locale sono: Restaurante Litoral, Rua do Almirante Sergio 261A, telefono 00853 967878; Riquexò, Avenida Sidonio Pais 69, telefono 00853 565655, ristorante semplice ed economico; Restaurante Lusitano, telefono 00853 705993, con “fado” dal vivo, che se in Portogallo è molto turistico qui ha il gradevole effetto di ricordare atmosfere a noi familiari. Sempre di gran qualità i vini, naturalmente portoghesi, e il porto.
Se volete provare altre esperienze lasciatevi trasportare dal vostro naso. Camminando per la strada diversi profumi e aromi sollecitano l’olfatto: si può mangiare presso uno dei tanti banchetti che si trovano nei mercati e dove ciascuno ha da offrire una specialità diversa. Carni, pesci, verdure servite con i “noodles”, vengono cucinati alla luce delle lampade all’acetilene: dopo pochi istanti trascorsi ad ammirare le evoluzioni dei cuochi cinesi il piatto è pronto e servito in contenitori di alluminio o plastica. Il risultato è ottimo e a costi trascurabili: il gusto di questi piatti decisamente “fast”, prodotto dei mille take-away artigianali della città, non concede il tempo per inutili riflessioni sull’igiene delle cucine.
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