Domenica 6 Ottobre 2024 - Anno XXII

Lungo il “bel Danubio blu”

IDanubio Il Danubio foto DR. Konecsny Károly

Forse, blu, lo era all’epoca di Freud o in quella di Maria Vetsera, amante segreta dell’arciduca Rodolfo d’Asburgo. Oppure, a ritroso nel tempo, nell’anno 1529, quando Solimano il Magnifico assediò Vienna, la “città della mela d’oro”

Danubio La sorgente del Danubio a Donaueschingen-foto Uoaei1
La sorgente del Danubio a Donaueschingen-foto Uoaei1

Oggi il Danubio di blu ha ben poco. Ma con i suoi trecento e più affluenti, resta pur sempre il secondo fiume d’Europa dopo il Volga e scorre maestoso bagnando ben nove stati (con la Croazia e la Serbia-Montenegro della scomparsa Jugoslavia) insieme a quattro capitali. Geograficamente nasce in Germania nella Selva Nera, piccola catena montuosa senza grandi vette, dalla confluenza del fiume Brigach con il Breg. Su quella che però è la sua sorgente è ancora in corso una tenzone plurisecolare fra la città di Furtvangen e quella di Donaueschingen, che distano fra loro circa trentacinque chilometri. Entrambe infatti vantano, con tanto di targhe, tale onore. Grazie alla portata delle sue acque e alla sua ampiezza, che arriva in qualche tratto anche a due chilometri, è sempre stato facilmente navigabile.
Ancor oggi viene considerato una grande via di comunicazione e non solo per le merci. Infatti il fiume è percorso da navi a cinque stelle molto confortevoli (complete di piscina, cucina molto curata ecc.), per il turista che desidera scoprire, lasciandosi trasportare pigramente, la realtà delle città e dei villaggi che si affacciano sulle sue sponde.

Passau, la romana Boiodurum

Passau-foto M. Prinz
Passau-foto M. Prinz

La mia crociera ha inizio a Passau, la “Venezia della Baviera”, città imperiale e residenza del vescovo-principe fino al 1803, tant’è che in alcuni momenti della sua storia ha svolto ruoli da autentica capitale europea. Le testimonianze delle glorie passate non mancano nella parte più antica che è adorna di palazzi aristocratici, oro e marmo carnicino, cupole dalle linee leggere e una cattedrale, quella di Santo Stefano, che è un tripudio di barocco e vanta il più grande organo d’Europa. Ma è anche città acquatica, perché si trova alla confluenza di tre fiumi: il Danubio, l’Inn e il meno noto Ilz. Le loro acque si congiungono in una sorta di inquietante ribollire che non lascia indifferenti, sia che si osservi lo spettacolo dall’alto del colle dominato dall’Oberhaus (la fortezza episcopale di Passau) sia che lo si viva più da vicino, passeggiando lungo uno degli argini fino a un giardino dalla forma vagamente triangolare che con la sua punta sembra voler indicare l’attimo in cui le onde dei tre fiumi si rincorrono, si uniscono e si confondono.
Vago senza meta e con calma nella parte vecchia della città, lungo vicoli e vie curiose su cui si affacciano negozi di antiquariato, di abbigliamento tipico e di artigianato, soffermandomi a guardare le insegne e a gustare una birra, che qui ha sempre avuto un suo ruolo preciso; erano davvero in gran numero le birrerie che rallegravano le strade e la popolazione, come ricorda il Conte Minucci, che nel 1741 conquistò la città per ordine del principe di Baviera.

LEGGI ANCHE  Libia, l’album dei cacciatori

Tra i vigneti del Wachau

Danubio Durnstein-foto Robertš
Durnstein-foto Robertš

Verso sera è tempo di imbarcarsi perché la nave riprende il suo cammino. Dopo una cena gustosa e raffinata e un sonno cullato dalle onde del Danubio, il mattino successivo si arriva a Durnstein, nella regione vinicola di Wachau. Piccolo, delizioso villaggio di cinquecento anime – governato da un sindaco donna – è stato molto importante all’epoca dei romani perché ultimo avamposto del Sacro Romano Impero, così come nel Medioevo. Nel castello, di cui purtroppo restano solo le rovine perché distrutto durante la guerra dei trent’anni, venne imprigionato Riccardo Cuor di Leone. Narrano le cronache che, durante una crociata cui partecipava con Leopoldo V e Federico Barbarossa, osò strappare la bandiera austriaca da una fortezza conquistata; al rientro dalla crociata, a causa di un naufragio, dovette passare attraverso il Belgio, dove Leopoldo lo catturò e lo liberò solo dietro congruo riscatto. Curiosa anche la storia del convento delle Clarisse che, in seguito alla riforma protestante, venne abbandonato nel 1573 circa. L’ultima badessa si sposò con un viticoltore, fausto presagio per i tempi moderni. Oggi infatti Durnstein è una meta allettante per chi ama andar per vini. Le colline sono cariche di vigneti e numerose sono le taverne (heurigen) che invitano alla degustazione del vino novello.
Le “heurigen” sono un’istituzione austriaca che risale al 1784, quando l’imperatore Francesco Giuseppe consentì ai coltivatori e vignaioli in tutto il paese di vendere vino, distillati, frutta e carni, direttamente nel luogo di produzione.
A mezzogiorno si riparte. Il tempo a bordo fra un tè con pasticcini o un aperitivo con musica, scorre veloce come le onde del Danubio. Dal battello, posso osservare il paesaggio, i ponti, i piccoli villaggi e i non pochi ciclisti che pedalano lungo le piste ciclabili che costeggiano il fiume.

LEGGI ANCHE  Bar Harbor e Saint John: dagli Stati Uniti al Canada

Vienna, la magnifica

Danubio Hofburg
Hofburg

Eccomi a Vienna, città che non ha bisogno di presentazioni. Per chi la conosce già, la sosta è l’occasione per vagabondare nel tentativo di cogliere qualcosa di diverso in questa capitale che ha avuto una parte così importante nella storia della “mittel” Europa. Non credo però che siano in molti a conoscere il museo di storia della medicina, con i suoi modelli anatomici a grandezza naturale; una volta era l’antica accademia che Giuseppe II istituì per i chirurghi militari. Oppure il cimitero “Biedermeier”, ora abbandonato, di San Mark. Molte le tombe macedoni, greche, polacche, romene. Qui ci sono ancora i resti di quella che è stata l’ultima dimora di Mozart.

Hietzing Danubio Hermesvilla ©Bwag-Wikimedia
Hietzing Hermesvilla ©Bwag-Wikimedia

Quanto alla casa e allo studio di Freud, sono ora diventati meta di una sorta di continuo pellegrinaggio. Tutto è in perfetto ordine, come se il padre della psicanalisi si fosse assentato solo per breve tempo: il bastone, il cappello, la borraccia per le gite fra i boschi; e i suoi libri: Ibsen, Schiller, Heine e vari classici. Gli inguaribili romantici possono poi ripercorrere le tracce della vita privata di Sissi all’Hofburg, in Michaelerplatz, dove un Museo a lei dedicato espone anche una serie di oggetti personali appartenuti alla bella imperatrice assassinata nel 1898. Chi invece è proiettato nel futuro non può non essere incuriosito dal Museumquartier, nuova area per le arti contemporanee di sessantamila mila metri quadrati, con tanto di caffè, librerie, piazze, giardini, che sorge praticamente all’intersezione fra la Heldenplatz, la Biblioteca nazionale, il Museo delle belle arti, e quello di storia naturale. Da Vienna, in una notte di navigazione, si giunge a, in Ungheria, attraverso la Porta Hungarica scavata dal Danubio tra i rilievi montuosi.

Danubio Esztergom foto Puffancs
Esztergom foto Puffancs

Centro della Chiesa Cattolica per secoli, oggi è una piccola cittadina tranquilla, con una cattedrale che ricorda in piccolo San Pietro. Dall’alto del suo campanile, cui si arriva dopo aver arrancato faticosamente per un numero indefinito di gradini, si riesce ad avere una visione delle curve che il Danubio traccia nella Pianura Pannonica, di chiara origine alluvionale.

Buda e Pest, due città in una

Il Bastione dei Pescatori di Buda foto Fabiolah
Il Bastione dei Pescatori di Buda foto Fabiolah

La tappa successiva è Budapest, città che meriterebbe almeno due-tre giorni di visita. Divisa in due, Buda la parte più antica sulla riva destra e Pest, la città più moderna sulla riva sinistra, si estende per circa otto chilometri lungo il Danubio e conta ben sette ponti, fra i quali il più noto è quello delle “Catene”.
A Buda l’itinerario classico prevede di salire fino alla collina della Fortezza, la piazza della SS. Trinità con la chiesa di San Mattia in stile neogotico, il Bastione dei Pescatori che risale alla fine del secolo scorso con le sue sette torri, nonché il complesso architettonico del Palazzo Reale, che riflette ben sette secoli di storia e attualmente ospita quattro musei, fra cui il Museo Storico di Budapest e la Galleria Nazionale.
Ma Buda vuol anche dire le antiche terme Gellert, tuttora attivissime. Splendido esempio di Liberty, sono rinomate per le acque che pare facciano miracoli. Nelle sue vicinanze è stato rinvenuto un uomo preistorico: le gente dice che già allora si sapeva come trarre benefici da quell’acqua miracolosa!

LEGGI ANCHE  Giappone tappa 4: Nara e Osaka, dall’antico al moderno

Bratislava, nuova capitale

Lungo il “bel Danubio blu”

Sulla via del ritorno si approda a Bratislava, in Slovacchia, che si trova a soli tre chilometri dalla frontiera austriaca e a dieci da quella ungherese. Ad annunciarla è un grande ponte e una sorta di fungo gigantesco che altro non è che un ristorante panoramico. Incantevole e ben tenuto è il centro storico, lungo il quale è piacevole passeggiare soffermandosi nelle piazze barocche, nelle piccole botteghe di oggetti antichi, nei caratteristici negozi, facendo quindi una sosta nei bar e nei ristoranti, tutti arredati con gusto e originalità. Quasi d’obbligo è una visita al Duomo, dove vennero incoronati i re ungheresi.
Sulla città si innalza lo Hrad, uno dei tanti castelli che si trovano sparsi sul territorio slovacco e che erano abitati da ungheresi, mentre ai contadini locali spettavano le “drevenice”, piccole case in assi di legno, paglia e letame.
Bratislava offre anche due curiosi musei: quello farmaceutico, in via Michalskà, con i suoi vasi blu cobalto, verde erba e azzurro cielo, adorni di disegni e versetti biblici; nel XVIII secolo era sede della farmacia “Al gambero rosso”. Poi quello degli orologi in via Zidovskà .

Condividi sui social: