Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Lamento per il “Reina Victoria”

Antichi splendori di “vita vissuta” Centro di Madrid Il Reina Victoria fu costruito nel 1923, in uno stile un filino indefinibile, non modernista, non floreale, non Art Nouveau, diciamo secondo il divertissement di un architetto certamente bizzarro. Basta dare un’occhio alla facciata stravagante, una sorta di torta nuziale culminante con una torretta sormontata da una inquietante palla metallica. Ma il terreno su cui sorse il Reina era già abbondantemente onusto di storia e di ricordi, avendo per decenni ospitato il monumentale Palazzo dei Conti di Teba, gente di grana ma anche di cultura. Nel 1840 Prosper de Merimèe, loro ospite, … Leggi tutto

Antichi splendori di “vita vissuta”

Centro di Madrid
Centro di Madrid

Il Reina Victoria fu costruito nel 1923, in uno stile un filino indefinibile, non modernista, non floreale, non Art Nouveau, diciamo secondo il divertissement di un architetto certamente bizzarro. Basta dare un’occhio alla facciata stravagante, una sorta di torta nuziale culminante con una torretta sormontata da una inquietante palla metallica. Ma il terreno su cui sorse il Reina era già abbondantemente onusto di storia e di ricordi, avendo per decenni ospitato il monumentale Palazzo dei Conti di Teba, gente di grana ma anche di cultura.
Nel 1840 Prosper de Merimèe, loro ospite, scrisse Carmen, novella che più andalusa non si può ma fu appunto ispirata dalla vita madrileña.
Mentre altri hotel più famosi e lussuosi (i non distanti Ritz e Palace) vantavano nobiltà, politica e alta finanza, il Reina Victoria ospitava personaggi della cultura (Dalì, Ricasso, Garcia Lorca, Mirò) e quel mondo borghese che non si identificava nella monarchia, ormai alla frutta, e non vedeva come fumo negli occhi l’avvento della seconda Repubblica (1931).
Negli anni ’40 il Reina ospitò il grande Manolete, la habitaciòn 220 era sua di diritto. Scomparso il Maestro, la camera divenne un mito e fu esposta nel salone di ingresso quando l’albergo divenne taurino negli anni ’70. Non è facile trasformare un albergo in alloggio e punto di incontro di cuadrillas, apoderado (procuratori) e quant’altro gira nel mundillo della tauromachia.
Vi riuscì la Tryp (allora proprietaria del Reina Victoria, e chi scrive ne curava le pierre in Italia) nominando direttore il manchego Baldomero Hernandez, per certo più metido nel mondo delle corride che in quello della hotellerie (e per questo posso garantire che possiede un’anima).
Ahi quelle elegantissime bow windows che ti permettevano il dominio visivo sia sulla Plaza Santa Ana che su quella del Angel (se dormivi su questo lato doveva piacerti il jazz: fino all’alba concerto, come fosse al tuo capezzale, nell’omonimo, antistante bar).
E le magnifiche cabezas dei tori che ti osservavano dalla parete mentre sorseggiavi fresca birra nel Bar Manolete, in attesa di una entrada che Baldomero riusciva sempre a trovarti.
E adesso, l’Hard Rock. Roba da poter solo “castiglianamente” commentare “ma va a dà via el…”

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