Sabato 20 Aprile 2024 - Anno XXII

Lamento per il “Reina Victoria”

Hotel Reina Victoria “A las cinco de la tarde, eran las cinco en punto de la tarde”. Proprio verso le cinque del pomeriggio mi ha colto la sventura di leggere che “In autunno la Sol Melià aprirà il primo Hard Rock Hotel d’Europa sottoponendo a restyling l’hotel Reina Victoria di Madrid”.E giù una lacrimuccia – provocata da un sentito turbamento – cui segue questo Llanto, lamento dedicato all’albergo che scompare. Ohibò, un’ode funebre a un hotel? Eh sì, perché son certo che anche gli alberghi hanno un’anima (inferiore è invece la certezza che ne possiedano una gli albergatori). E il turbamento … Leggi tutto

Hotel Reina Victoria
Hotel Reina Victoria

“A las cinco de la tarde, eran las cinco en punto de la tarde”. Proprio verso le cinque del pomeriggio mi ha colto la sventura di leggere che “In autunno la Sol Melià aprirà il primo Hard Rock Hotel d’Europa sottoponendo a restyling l’hotel Reina Victoria di Madrid”.
E giù una lacrimuccia – provocata da un sentito turbamento – cui segue questo Llanto, lamento dedicato all’albergo che scompare.
Ohibò, un’ode funebre a un hotel? Eh sì, perché son certo che anche gli alberghi hanno un’anima (inferiore è invece la certezza che ne possiedano una gli albergatori). E il turbamento è davvero sentito? Eh sì, perché il Reina Victoria è stato un albergo a me davvero caro, basti informare che ha rappresentato una costante nelle mie abbastanza numerose vicende madrileñe che tra breve compiranno il mezzo secolo. Pertanto, se non si può paragonare il mio rapporto con l’albergo alla fraterna amicizia che legò Garcia Lorca a Ignacio Sanchez Mejias, e ispirò il famoso Lamento, poco ci manca.

Un “cambio” non appropriato

Vabbè, commenterà il lettore, un po’ per il piacere della precisione, un po’ per consolarmi: in fondo in fondo, il Reina mica scompare, anzi diventa un Hard Rock Hotel, e pure il primo in Europa.
Bela roba, insorgo, proprio per questo mi dispero e trovo la forza di lamentarmi sul computer.
Se questo intrigante e misterioso edificio fosse stato abbattuto per la costruzione di normali case abitative – meglio ancora se nel rispetto dell’architettura madrilena di fine ‘800 imperante nella zona  – beh, quasi certamente mi sarei messo il cuore in pace e avrei evitato al mondo la lettura di questa lirica. Ma come si fa a non incazzarsi all’idea che al posto di un palazzo carico di storia (in una zona della capitale spagnola altrettanto ricca di ricordi) ci finisca un Caravanserraglio di un coso che sarà magari anche bello, ma basta il nome a segarlo? Hard Rock, ma siamo matti?
Come gli alberghi anche i nomi hanno un’anima (che spetta di diritto a tutti, tranne, forse, agli albergatori) ma un nome come Hard Rock può possedere solo un’anima dannata, roba da Faust.
Perché simile appellativo può solo evocare mentecatti modernismi, sguaiate mondanità al neon, shows più o meno reality, poco eleganti vicende psichedeliche coinvolgenti gente che esiste ma non vive, non ama essere ma vuole solo apparire.

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Nella Madrid dei ricordi

Locali in Plaza di Santa Ana
Locali in Plaza di Santa Ana

Invece, volete mettere, il Reina Victoria? Le tradizioni, i ricordi del Madrid castizo, i personaggi (gente vera, mica costruita da un bravo agente e da un paio di assoldati dirigenti tivù) che lo frequentarono, la sua eleganza disinvolta di onesto hotel 4 Stelle, pertanto mai spocchiosa, come accade spesso di trovare in tanti deluxe con la puzzetta sotto il naso.
Si affacciava sulla Plaza di Santa Ana, la piazza degli artisti (recentemente bonificata dopo anni di degrado), a destra le birrerie più note di Madrid (Santa Ana e Alemana, punti fissi degli appuntamenti pre-prandiali); a sinistra tipiche case della piccolo-media borghesia che rifiutava di spostarsi nei nuovi e confortevoli barrios di periferia, in parte per mancanza di soldi ma soprattutto per attaccamento a una paciosa vita rionale a poca distanza dalla Madrid monumentale e raffinata. Dall’altra parte della Plaza (rimessa in bell’ordine da una decina d’anni, in precedenza abbandonata e in preda ai balordi) il magnifico Teatro Español dalla facciata neoclassica. E alle spalle del teatro il Barrio de las Letras, tanti locali della movida (il Bar Belmonte, la Casa Patas, la Disco Torero, il Cafè Central) sparsi intorno alla calle Echegaray.

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