Molto peggio, invece, il Kaos degli scioperi aerei
perpetrato globalmente da ministri, sindacati e scioperanti, un bel
casino, anzi, un bel doppio casino quanto a risultati (appunto
doppiamente negativi) Voto 3.
Ma perché, cosa succede? Succede che i sindacati AZ (Alitalia)
proclamano lo sciopero, diciamo per il 18 maggio e a ‘sto punto la
cosiddetta gente legge e si para il sedere annullando, escludendo,
cancellando viaggi di piacere e di lavoro per quella data. Si avvicina
il 18 maggio e il ministro/i, sottosegretari e compagnia cantando, cosa
fanno? Dicono con le buone ai sindacati di non fare sciopero (appunto
il 18) e se le buone non bastano ricorrono alle cattive (precettazione,
niente prendere il sole a Fregene). Allora i lavoratori lavorano il 18
maggio, ma lavorano poco perché chi aveva deciso “di stare a casa per
lo sciopero” adesso non cambia idea e ormai resta a casa o in ufficio
(l’altra ditta è ormai impegnata, la cugina ha già dato la casa ad
altri). Ma fregati il 18 i sindacati si vendicano e inventano uno
scioperetto per il 28, dopodiché vai col tango (quelli rimasti a terra
il 18 avevano spostato il viaggio al 28 … ma anche adesso stanno a casa
… e fermiamoci qui sennò il lettore mi rifila lo stesso 3 che mi
appioppava in matematica la beffarda professoressa Banzi).
Ma con AZ non è finita (altro Voto 3)
datosi che domenica 29 maggio (riporta il Corriere del giorno seguente)
13 voli sono stati annullati e molti altri sono decollati in ritardo
per “scarsità di personale”: vabbè gli attacchi di “Fregenite” (altri
accusano sintomi di Ostiate o di Fiumicinite) specie in occasione
dell’ondata di caldo e del Ponte della Repubblica, ma, dicevano gli
antichi Romani (quelli saggi e lavoratori) Est Modus in Rebus.
Un bel Voto 6
(sufficiente perché prevedendo un aumento contenuto incoraggia la
cosiddetta gente a viaggiare, ma la realtà sarà ahinoi ben diversa) va
invece al Codacons che stima in un 5, 6% il costo in più di alberghi e ristoranti del Belpaese nell’estate 2005.
Doppio voto per la vicenda degli aiuti ai poveracci dello Tsunami. Voto 2 a Provincia di Milano e alla Caritas
che (Corriere 25/5) stanno ancora guardandosi bene dall’inviare gli
aiuti e li custodiscono a prendere polvere nei magazzini milanesi 5
mesi dopo la tragedia dell’Oceano Indiano.E Voto 2 anche a quei pirla
che (per l’ennesima volta) pensavano che “stavolta non sarebbe andata
così” (eppertanto gli aiuti sarebbero stati inviati ai poveracci, sì,
ciao Peppa).
Datosi però che quei pirla erano (forse, e comunque
pirla restano) in buona fede, faccio “overrule” e miglioro la
valutazione con un bel Voto 3 (ma solo per incoraggiamento, dalla prossima volta smettano di credere che gli aiuti umanitari arrivano a destinazione).
Non si salva invece (Voto 4)
l’onorevole Casini, il quale – vista la tragica crisi economica del
Belpaese – ha pensato bene di suggerirci di “rimboccarci le maniche”.
Ma come faremo, egregio Pierferdinando (difficile gerundio che richiede
quasi sempre un ‘a capo’), a rimboccarci le maniche visto che (più per
ragioni economiche che per motivi meteo) ancora qualche consiglio dei
ministri eppoi finiremo tutti in canottiera (salvo quei pochi che –
come dicono i mezzibusto tivù – “Possono permetterselo” e vanno ai
Tremonti a beccare la frescura)?