A passeggio per l’antichissima Ur
Dal punto di vista delle bellezze artistiche da vedere sono la moschea Halil-ür Rahman, fronteggiata dalla vasca delle carpe che i musulmani considerano sacre. Uno dei divertimenti preferiti dai bambini è acquistare per poche lire turche dai venditori il mangime e nutrire questi pesci, alcuni veramente enormi, ormai talmente confidenti e sfacciati da venire a galla per farsi letteralmente imboccare. Dall’altra parte della vasca si trova la moschea Risvaniye Camii, mentre sull’altro lato della grande piazza si erge la moschea Mevlid Halil, costruita attorno ad una grotta che la tradizione islamica vuole sia il luogo natale di Abramo, oggi importante meta di pellegrinaggio. Dietro alla moschea, sulla collina, si vedono le rovine del castello. Per conoscere meglio la storia della zona c’è anche un interessante museo archeologico, considerato tra i più interessanti della Turchia.
Ma quello che rende indimenticabile un viaggio nell’Anatolia meridionale è la salita al Nemrut Daği. Il monte, alto 2.150 metri, è l’incredibile tomba fatta costruire dal re Antiochio. Un lavoro immane visto che sono stati portati via più di duecentomila metri cubi di roccia per dar vita ad una piattaforma artificiale. Su questa piattaforma è stato costruito un cono di piccoli sassi del diametro di centocinquanta metri e sulla parte orientale della piattaforma sono sistemati i pezzi, pesanti ciascuno circa sei tonnellate, di dieci enormi statue di uguale altezza che raffiguravano l’oroscopo, mentre su quella occidentale si trovano gli altorilievi raffiguranti il patto del re Antiochio con gli dei.
Dal Nemrut Daği, l’intera Caldea
Il monte è il più alto della zona e dalla sua cima si gode un paesaggio incantevole che spazia fino all’Eufrate e alla diga. Lo scenario naturale è asperrimo e addirittura magico, sia all’alba quando la luce del sole colpisce le teste di taglio, creando giochi di luci e di ombre, sia al tramonto quando i raggi indorano le pietre. Il periodo migliore per visitare il monte è da metà maggio a metà ottobre, quando il rischio di pioggia o di nuvole è praticamente assente. Una volta in cima, attenzione, perché come cala il sole la temperatura scende repentinamente ed è perciò consigliabile avere con sé un pullover o una giacca. Raggiungere il monte non è molto comodo, la strada è asfaltata solamente per una ventina di chilometri, da Kahta al villaggio di Karadut, poi il fondo diventa un pavè che mette a dura prova gli ammortizzatori del mezzo e la schiena dei viaggiatori. Una volta sul posto, bisogna poi salire a piedi o a dorso d’asino fino alle terrazze; circa un quarto d’ora di camminata.
Per giungere in cima in tempo per vedere l’alba o il tramonto, ci si può aggregare alle gite organizzate che partono dal centro di Adıyaman, distante da Şanlı Urfa circa cento e ottanta chilometri di strada abbastanza ben tenuta. Sul percorso si incontra l’imponente diga sull’Eufrate che dà vita al grande lago Atatürk, dalle sponde verdissime. La zona, fondamentale dal punto di vista economico, perché controlla l’accesso alle risorse idriche, è strettamente controllata dai militari e normalmente si può arrivare solo fino a un certo punto. Qualche volta, ma molto difficilmente, i turisti stranieri vengono lasciati passare. Si può sempre provare a chiedere.
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