Il 16 giugno scorso gli undici team iscritti alla Louis Vuitton Cup e il “defender” sono scesi in acqua per le prime vere battaglie. Sono iniziati infatti gli “Act 4 e 5”, le fasi preliminari della Coppa America, in programma nel 2007 a Valencia, in Spagna.
Anche chi di vela non mastica molto, conosce a grandi linee la storia del trofeo velico più blasonato del mondo, la Coppa America, nata in Gran Bretagna nel 1851.
Sfida perpetua fra Yacht Club, da sempre vicenda di uomini e di barche, la regata è passata indenne fra guerre, due secoli di storia e ambizioni di magnati.
Il premio in palio è una vecchia brocca d’argento, contesa al “defender” da un “challenger”; il terreno di gara, uno specchio di mare dove due barche lottano una contro l’altra.
Egemonia storica degli Americani
Per oltre un secolo è stata una storia quasi monotona, fatta di successi americani contro gli inglesi, nella quale i primi, protagonisti incontrastati, stabilivano le regole del gioco.
Dal 1851, anno d’esordio della Coppa America, questo duello dura fino al 1983, esclusa la parentesi del 1876 e del 1881, anni che vedono uno sfidante canadese contendersi il trofeo con gli americani.
Nel 1983, appunto, anno di nascita della Louis Vuitton Cup (la selezione fra gli sfidanti) accade quello che sembrava non potesse mai succedere. Gli australiani rompono questa continuità e portano la vecchia brocca d’argento nell’emisfero australe. Vi rimane per poco e ritorna in America fino al 1995, quando un’altra barca “straniera”, questa volta neozelandese, la conquista e la porta dall’altra parte del mondo, in Nuova Zelanda.
Per la seconda volta gli americani perdono il mitico trofeo, ma i guai per loro non sono finiti. Nel 2000, per la prima volta nella storia, gli americani non sono presenti né come sfidanti, né come detentori. A contendersi la Coppa con i neozelandesi arriva Luna Rossa, ma i “Kiwi” si rivelano avversari troppo forti. Entrati nella storia come il primo paese non americano ad aver vinto e difeso la Coppa, i neozelandesi devono cedere il passo agli svizzeri di Alinghi che, nel 2003, riportano il vecchio trofeo in Europa dopo centocinquantadue anni.
Ma tutto questo è storia, torniamo al presente.
La Coppa America cambia volto
Chi pensa di rivedere nel 2007 una replica del passato, farebbe un grosso errore. Dopo la vittoria di Alinghi ad Auckland, la Coppa America cambia volto. Il primo grande cambiamento riguarda il formato delle regate. Fino a ieri evento di sei mesi, oggi la Louis Vuitton Cup dura quattro anni, offrendo, oltre al classico formato di match-race (due barche in acqua, una contro l’altra) anche lo spettacolo delle regate di flotta.
Così, se nel 2004 si sono svolti i primi tre eventi, il calendario ne prevede tre quest’anno (Valencia, Malmoe e Trapani) tre nel 2006, per entrare nel vivo della competizione nel 2007. Il punteggio delle regate di giugno a Valencia è valso per stabilire gli accoppiamenti delle match-race della Louis Vuitton del 2007, quelle che dovranno stabilire chi avrà conquistato il diritto di contendersi la Coppa con Alinghi.
Per chi ama la vela questo nuovo calendario è interessante, perché permette di non perdere il filo con lo sviluppo dell’evento. In passato trascorrevano alcuni anni fra una sfida e la successiva. Dalla fine dell’ultima Coppa America è passato poco tempo e si sono svolte già altre regate.
Ora il gioco si fa duro
I team sono obbligati a partecipare a tutte le regate. Chi non lo fa viene penalizzato nel punteggio. Se questa nuova formula aiuta da una parte a mantenere vivo l’interesse del pubblico per l’evento e la visibilità degli sponsor dall’altra, quali le conseguenze per le squadre?
Possiamo pensare a un gioco di bravi equilibristi, oscillanti fra il bisogno di sperimentare in acqua le proprie potenzialità e quello di nasconderle, almeno in parte, agli avversari. I team partecipano, infatti, alle regate di quest’anno con le barche “lepre”, gli scafi vecchi, quelli utilizzati nell’edizione precedente.
Le barche nuove, quelle che saranno costruite per la match-race della Louis Vuitton del 2007 (una o due per team a seconda del budget stanziato) scenderanno in acqua solo l’anno prossimo. Sarà in quel momento che la competizione diventerà più interessante, proprio per questo continuo e programmato gioco a nascondino. Fra le altre novità, la presenza di undici sfidanti provenienti da nove paesi diversi, con Cina, Germania, Sud Africa presenti per la prima volta. Gli Stati Uniti, grandi protagonisti di quest’evento per due secoli e fino al 2000, hanno solo una squadra, Bmw-Oracle Racing, vincitore dell’ultima Louis Vuitton Cup, sconfitto in finale da Alinghi. Grandi assenti, per la prima volta, lo storico New York Yacht Club, Dennis Conner, lo skipper veterano di Coppa America e l’Inghilterra, sindacato protagonista dei primi anni, ritornato nel 2003; quindi Paul Cayard e Russel Coutts, il grande protagonista delle ultime tre edizioni.
Italiani in prima fila
E l’Italia? La trentaduesima Coppa America vede la presenza di tre squadre italiane: Luna Rossa Challenge, la più esperta; Team-Capitalia, guidata da Vincenzo Onorato, presente per la seconda volta e gli esordienti di +39, guidati da Luca Devoti, argento olimpico in classe Finn. Nonostante le numerose novità che questa edizione presenta, non tutto è cambiato. Come nel passato restano molti aspetti legati alla tradizione: la capacità dei designer di interpretare il regolamento per costruire la barca più veloce, l’impegno degli equipaggi, la tensione della gara, la forte determinazione a vincere questo evento unico al mondo, dove lo sport convive con una sofisticata ricerca tecnologica, con il denaro che la rende realizzabile, con la pressione psicologica della competizione e con le regole, sempre belle da vedere. Senza dimenticare il potere del defender di decidere l’evento a sua immagine e somiglianza. Per dire se ci piacerà di più o di meno, dobbiamo ancora aspettare. Ma anche l’attesa fa parte della Coppa.
I “team” partecipanti
Sindacato |
Paese |
Capo Sindacato |
Note |
||
1 |
Bmw Oracle Racing |
Stati Uniti |
Larry Ellison |
E’ lo sfidante favorito |
|
2 | China Team by Le Defi |
Cina |
Chaoyong Wang |
Esordio fra i big |
|
3 | Emirates Team New Zealand |
Nuova Zelanda |
Grant Dalton |
In cerca di riscatto |
|
4 |
El Reto Spanish Challenge |
Spagna |
Augustin Zulueta |
Unico team spagnolo |
|
5 |
K-Challenge |
Francia |
Stephan Kandler |
In fase organizzativa |
|
6 |
Luna Rossa Challenge |
Italia |
Patrizio Bertelli |
E’ uno dei team più forti |
|
7 |
Team Capitalia |
Italia |
Vincenzo Onorato |
Gli ex di Mascalzone Latino |
|
8 |
+ 39 Challenge |
Italia |
Lorenzo Rizzardi |
Tante medaglie olimpiche |
|
9 |
Team Shosholoza |
Sudafrica |
Mafia Mkwanazi |
Grande passione |
|
10 |
United Internet Team |
Germania |
Uwe Sasse |
Ingresso tardivo |
|
11 |
Victory Challenge |
Svezia |
Hugo Steinbeck |
Seconda partecipazione |
|
12 |
Team Alinghi |
Svizzera |
Ernesto Bertarelli |
Il defender |
Il punteggio
A partire dal Louis Vuitton “Act 4” di Valencia di giugno, i dodici team partecipanti alla trentaduesima America’s Cup inizieranno a guadagnare dei punti che avranno un peso reale sia per decidere il vincitore del Campionato annuale Louis Vuitton America’s Cup Class sia, per gli undici challenger, per stabilire il numero di “Bonus Points” che riceveranno al momento dell’inizio della Louis Vuitton Cup, le regate di selezione fra gli sfidanti. In ognuno degli Atti della Louis Vuitton Cup i team guadagnano punti: il primo dodici, il team all’ultimo posto in classifica ne guadagna uno. Al termine della stagione agonistica 2005 e di quella 2006, il team che avrà guadagnato più punti negli Atti sarà il Campione Louis Vuitton America’s Cup Class dell’anno. Nel 2004 il titolo è andato ad Emirates Team New Zealand. Ma per gli undici challenger questi punti guadagnati durante i Louis Vuitton Acts hanno anche un secondo scopo: determinare dei “Bonus Points” che saranno assegnati appena prima dell’inizio della Louis Vuitton Cup.
Ecco come funziona. Al termine di ogni atto, l’influenza del Defender Team Alinghi sarà annullata rispetto ai risultati. Ai challenger vengono quindi assegnati dei Louis Vuitton Ranking Points secondo un sistema che assegna undici punti al primo classificato, dieci al secondo, fino all’ultimo che ne prende uno soltanto.
I Louis Vuitton Ranking points sono poi strutturati in modo da dare maggior peso agli ultimi Atti in programma. I Ranking Points 2005 saranno moltiplicati per uno, quelli del 2006 per due e nell’ultimo, il Louis Vuitton “Act 14” (la regata di flotta del 2007) i Ranking Points guadagnati saranno moltiplicati per tre.
A questo punto i team saranno ordinati secondo il numero di Louis Vuitton Ranking Points guadagnati e secondo quello dei “Bonus Points” assegnati.
Questi punti sono estremamente importanti perché accompagnano i rispettivi team all’ingresso nei due Round Robin della Louis Vuitton Cup. Il team al primo posto guadagna quattro punti bonus, il secondo, il terzo e il quarto ne guadagnano tre ciascuno. Il quinto, il sesto e il settimo ne guadagnano due a testa e i rimanenti team (ottavo, nono, decimo e undicesimo) ne guadagnano uno a testa.
Alla fine dei due Round Robin (in ciascun ogni team incontra uno per volta tutti gli altri), i primi quattro team avanzano alle semifinali. Gli altri saranno eliminati dalla competizione.
Programma delle gare
2005
Spagna – Valencia Louis Vuitton “Act 4”, 16-22 Giugno
Valencia Louis Vuitton “Act 5”, 24-26 Giugno
Svezia – Malmö-Skåne Louis Vuitton “Act 6”, 25-31 Agosto
Malmö-Skåne Louis Vuitton “Act 7”, 02-04 Settembre
Italia – Trapani Louis Vuitton “Act 8”, 29 Settembre – 05 Ottobre
Trapani Louis Vuitton ‘Act 9’, 07-09 Ottobre
Valencia, simbolo del progresso
Una città che cambia per affrontare il suo futuro. Una città che ha saputo vivere attraverso i tempi e la sua storia. Una città che è il simbolo della nuova Spagna. Valencia è tutto questo, ovvero una realtà che ha saputo modificarsi.
Dalla scelta di deviare il fiume Turia, fonte di gravi problemi e di frequenti e dannose inondazioni, Valencia ha forse dimostrato in questa scelta il suo spirito. Il vecchio letto del corso d’acqua ora è la sede di uno dei parchi più belli d’Europa e, grazie alla guida e alla creatività progettuale di un personaggio come l’architetto Calatrava, è ora divenuto il centro “futuristico” della città.
Oltre al più grande museo oceanografico i Giardini del Turia ospitano, infatti, anche la Città delle Arti e delle Scienze, due edifici dalle linee affascinati, addirittura rivoluzionarie.
Ma la città sta cambiando anche il suo “waterfront”. Infatti la scelta dei detentori del trofeo, gli svizzeri di Team Alinghi, di portare a Valencia l’America’s Cup, ha permesso che anche il suo porto commerciale venisse ristudiato. Se in precedenza la città aveva curato molto la parte del vecchio alveo del fiume Turia, ora sta ridisegnando la parte a mare. Il vecchio porto commerciale confinante con la parte vecchia della città, in uno spettacolare ma abbandonato grande semicerchio, è stato riqualificato e trasformato nella sede della più importante manifestazione velica del mondo.
Il progetto prevede la trasformazione delle vecchie strutture sul porto nelle nuove basi dei sindacati, ben dodici per questa edizione, e in una serie di strutture per l’organizzazione, la stampa e gli stessi spettatori.
Anche l’accesso al mare aperto di questa zona verrà ripensato, dotando l’ansa di un canale direttamente collegato all’esterno senza dover passare per il porto commerciale. Il porto di Valencia è l’esempio di come una struttura, grazie al supporto economico giustificato da una manifestazione come l’America’s Cup, può riprendere vita. Il futuro di quest’area è quindi di zona portuale per il diporto, riqualificando una parte di città che prima era pressoché abbandonata. I lavori del nuovo porto di Valencia dovrebbero essere ultimati per la fine dell’anno, mentre il canale di accesso diretto al mare aperto dovrebbe essere pronto per la metà del 2006.