Estate 2005: nelle città di mare italiane ci si tuffava nelle alghe tossiche e tra i colibatteri fecali mentre in quelle spagnole facevano i bagni come ai Carabi?
Eh sì, a La Coruña (spiaggia Riazor), Gijòn (San Lorenzo), Santander (Sardinero), San Sebastiàn (Concha e Ondarreta) per proseguire con Valencia e Alicante da anni si fa tranquillamente il bagno su spiagge cittadine (e le grandi città atlantiche sono affollatissime e mondane località balneari). Adesso si è aggiunta Barcellona, 5 km di spiaggia pulitissima, acqua depuratissima, ristorantini, locali notturni, kioski, pulizia e servizio d’ordine garantiti fino a mezzanotte, nel pieno della giornata l’impiegato esce dall’ufficio, il turista esce dal museo e vanno a prendersi il sole tra un tuffo e un altro. Nel Belpaese è di qualche anno fa la scoperta di colibatteri fecali nella acque di Napoli mentre, più recentemente, a Genova, a fine luglio di quest’anno, sulle spiagge (veh, mica di sabbia bensì di un inospitale acciottolato) si respirava l’aria espulsa da un’alga e ci si ritrovava all’ospedale dopo opportune nausee e svenimenti.
La Miss (Italia) torna in bikini (informa, illuminandoci di immenso, Maria Laura Rodotà sul Corriere della Sera) ma (precisa) “l’intero (???) è più sexy”?
Non senza informare il lettore che (dopo un’inchiesta e approfonditi studi) possiamo proclamare che per intero si fa riferimento a un costume da bagno unico (che copre sotto e sopra, non nel senso o reggiseno o mutande), gioiamo per il grande progresso socioculturale del Belpaese espresso dalla Libertà di Ombelico. Che siano finiti i tempi delle sberle alle signore scollate?
La Lega Calcio è incazzata con la Ventura perché durante la sua trasmissione dice che una squadra ha fatto gol?
Siamo al grottesco, non c’è limite allo strazio, allo squallore, alla mancanza di buon senso (è troppo dire di intelligenza). Nell’era, nel momento massimo dell’informatica e delle tecnologie, grazie alle quali schiacci un bottone di un computer o di un telefonino e sai quanti peli ha sul sedere un macaco dello Zoo di Berlino, quant’era lunga la coda del Ratto delle Sabine e quello che si sono detti la signora Fazio e Ricucci, ecco spuntare il divieto assoluto (pena l’impiccagione?) di chiedere “Cosa sta facendo l’Inter?”. Vabbè l’esecranda fame dell’oro, ma non c’è modus nelle note rebus?
L’Europa è indecisa su cosa fare con il Tessile cinese?
La realtà è che il Vecchio Continente se la fa sotto per tutto quanto riguarda i rapporti con questo nascente Mostro destinato a cambiare l’economia, la finanza, il mercato del lavoro e gli scambi di prodotti e merci nel nostro pianeta (un miliardo e trecento milioni di esseri che senza banfare lavorano 12 ore al giorno per un paio di euro, mangiano una ciotola di riso e dormono per terra senza fare un plissè e producono producono producono…: un bel casino). Un bel casino che almeno inizialmente darà fastidio ai Paesi garantisti più sviluppati, dopodichè anche i Cinesi (vedi Coreani 30 anni fa) sciopereranno, andranno al mare invece di lavorare, faranno i ponti e fregheranno timbrando il cartellino dell’amico, chiederanno rappresentanze sindacali, cominceranno coi blablabla commentando che non si può non e che il discorso sta a monte, che durante il servizio la targhetta con su il nome viola la privacy, etc etc etc. Proprio come successe nel Belpaese del dopoguerra. Prima, palla avanti e pedalare. Poi, arrivò lo Statuto dei Lavoratori (e la lira, da Oscar delle Monete divenne la Cenerentola dei mercati valutari). Tanti auguri Yuan.