Come affrontare il cambiamento
Riepilogate e arricchite le voci negative che pesano come macigni sui
bilanci di un’agenzia viaggi, alle agenzie stesse non resta che
domandarsi “cosa fare”, “come reagire”?
Chi scrive (come già segnalato, e adesso viene ribadito) ha trascorso decenni nel mundillo del
Turismo, non solo viaggiando e descrivendo genti e Paesi ma anche
vivendo le realtà di chi i viaggi li confeziona e li programma, e
infine di chi li vende. Ritenendosi pertanto intitolato a tentare qualche
consiglio, ecco lo scriba suggerire l’adozione di uno slogan: “Il mondo
dei viaggi cambia, cambia l’agenzia viaggi”. E si viene al dunque.
Nella
maggioranza dei casi, fino ai nostri giorni l’agente di viaggi non è
mai uscito dalla bottega, ha sempre aspettato/ricevuto il cliente.
Cambiano, appunto i tempi, e adesso che il cliente non va più in
agenzia sarà maomettanamente l’agente che andrà a stanare il cliente.
Molti mestieri sono cambiati e chi li praticava o si è dato una
regolata o ha cambiato …mestiere. A fronte di salumieri e droghieri (e
qualche altro lavoratore in proprio), che stanno ancora fermi lì, in
bottega, ad attendere chi va a comprare mortadella e detersivo, c’è
tanta altra gente che ha preso su ed è andata in giro a visitare, a piazzare la merce:
cominciò secoli fa l’arrotino, adesso battono le case agenti di
commercio, venditori vari, financo quelle creature (berlusconiane?)
fornenti consulenza su come investire nei Fondi e impiegare i Risparmi.
Andare incontro al cliente e stimolare le sue esigenze
Perché, dunque, un agente di viaggi, sapendo che l’architetto X ama
aggiornarsi professionalmente, non va a trovarlo proponendogli un
viaggetto a vedere qualche opera di Foster o Calatrava? Perché, dunque,
un agente di viaggi, sapendo che nel suo paese, città, esiste una
squadra amatoriale di Calcio, non va a trovarla proponendo un viaggetto
all’estero per andare a giocare una partita amichevole e vedere un po’
di mondo?
Per uscire dalla bottega e andare a incontrare, proporre,
vendere, non basta però vincere soltanto la pigrizia. Occorrono anche
(oltre alla tecnica del venditore) un certo know how (ove si intende la conoscenza del prodotto
che si vende, pertanto come si programma, pianifica, un viaggio, cosa
prevedere, includervi, fornire durante il suo svolgimento) e una certa cultura geografica ancorché approssimata e rabberciata (ove si intende avere idea di dove può essere
la Castilla y Leòn piuttosto che sapere grosso modo ubicare il Cile o
la Birmania (chi scrive segnala che pochi giorni fa fu contattato da
una signora che si dichiarò perplessa dopo
la visita in 4 agenzie viaggi nel Polesine: alla sua richiesta di
informazioni sulla Micronesia l’interpellato esibì uno smarrimento
inferiore solo all’ignoranza prodotta dall’astrusa domanda).
Accrescere la professionalità degli operatori
Tutto quanto sopra esposto ha un solo nome: professionalità.
Cambiamento nei rapporti con il cliente (andarlo a cercare invece di aspettarlo, fase commerciale), dunque, e miglioramento delle proprie conoscenze (voglia di saperne di più, fase professionale). Per dirla col poeta, si consigliano (parolone non poi così impossibili)
imprenditorialità e professionalità (e un filino di specializzazione: i
pacchetti ‘charter + albergo’ penseranno a vederseli direttamente i
grandi tour operators). Ecco cosa occorre a chi vuole gestire
un’agenzia viaggi del futuro (che non potrà più campare solamente vendendo un dèpliant, tirato su per caso dalla scaffalatura).