Lunedì 20 Gennaio 2025 - Anno XXIII

Il mondo no-profit “ripensa” il turismo

Responsabilità, attenzione all’ambiente e alle economie locali. I principi di una nuova sensibilità al viaggio spiegati da Maurizio Davolio, presidente Associazione italiana turismo responsabile

Parlamento Europeo
Parlamento Europeo

Cosa si intende per alberghi diffusi e turismo di comunità?

Nel primo caso si tratta di un complesso di sistemazione costituito da patrimonio immobiliare abbandonato. Si tratta di bei contesti accessibili a prezzi bassi. Nel secondo caso, invece, si tratta di forme di bed&breakfast in cui la famiglia ospitante cerca di farsi mediatore tra luogo e cultura locale e turista.
Al forum ha partecipato anche Norberto Tonini, presidente del BITS, Bureau International du Tourisme Social. Che contatti avete a livello internazionale?
Abbiamo forti rapporti internazionali. Nel corso del Forum, caratterizzato da un ricco dibattito, sono state presentate anche esperienze maturate in Francia e Spagna, come quelle di UNAT, Echoway, Acsud. Sono state presentate, inoltre, l’iniziativa Ca’ Pace della cooperativa La Lumaca, che riguarda soggiorni per studenti dedicati al tema dell’educazione alla pace, iniziative di cooperazione allo sviluppo (CISV), il convegno di Progetto Continenti previsto a Rimini in occasione del TTG, l’esperienza di Atlantide e una iniziativa di solidarietà in Turchia.
Ciò che intendiamo è portare avanti un processo di turismo responsabile europeo, sviluppare una coscienza comune.
Vi sono d’aiuto le istituzioni europee?
Purtroppo gli interventi comunitari in materia turistica possono essere solo di tipo indiretto. La competenza europea turistica era presente nella Costituzione che è stata bocciata da Francia e Olanda e in passato solo nel primo trattato di Roma. Poi più nulla. Ma il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione l’8 settembre 2005 in cui emerge una certa attenzione e propensione ai nostri principi e alla nostra idea di turismo. Si parla addirittura di adozione di un marchio di adesione alle pratiche di turismo responsabile. A questo punto sarebbe opportuno creare un marchio europeo.

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