Giovedì 2 Maggio 2024 - Anno XXII

Sicurezza fra le nuvole

L’agosto 2005 è stato uno dei più sfortunati nella storia recente dell’aviazione civile. Cinque eventi, in quattro settimane, hanno causato la morte di quasi cinquecento persone. Eppure, volare rimane “esercizio” sicuro. Vediamo perché

Ammaraggio ART 72 il 6 agosto 2005
Ammaraggio ART 72 il 6 agosto 2005

L’ammaraggio di emergenza dell’ATR 72 della Tuninter tunisina al largo di Palermo, ha colpito direttamente il nostro paese con sedici vittime sui trentasei occupanti del piccolo velivolo. Una sequenza di disastri, quelli dello scorso agosto, che ha suscitato impressione, specie se si pensa che nell’intero scorso anno le vittime di incidenti aerei in voli civili e commerciali sono state in totale quattrocentodieci.
Un agosto “nero” che ha monopolizzato a lungo le prime pagine dei giornali e che, con l’emozione della tragedia, ha inevitabilmente generato timori sulla sicurezza del trasporto aereo. Dubbi che, nel sentire comune, si sono fatti più pesanti con la pubblicazione da parte della nostra Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo (ANSV) del rapporto preliminare sulle cause dell’incidente di Palermo.
L’indicatore del livello del carburante di un altro modello di ATR, il 42, era stato erroneamente installato a bordo del 72 durante una manutenzione, cosa che dava informazioni errate sulla quantità di combustibile a bordo.

Statistiche davvero favorevoli

Rateo di incidenti per milioni di voli all'anno
Rateo di incidenti per milioni di voli all’anno

Volare è davvero sicuro? Com’è possibile che in un’attività così altamente tecnologica possano verificarsi errori così apparentemente grossolani? Domande che d’istinto hanno interessato gli utenti più o meno abituali del mezzo aereo e che, con
la dovuta serenità, meritano una risposta.
Lo scorso anno nel mondo i passeggeri dei soli voli di linea sono stati in totale poco meno di due miliardi. Mettendo insieme il numero dei voli e il numero degli incidenti, l’International Civil Aviation Organization (ICAO), l’organismo delle Nazioni Unite che coordina i vari Stati in materia di aviazione, ci dice che il rateo di incidenti nei voli di linea, ossia la frequenza con la quale si è verificato un incidente, è stato di uno ogni due milioni e mezzo di voli. Un dato che, da solo, dà l’idea di quanto rari siano i disastri aerei, confrontati con l’immenso traffico internazionale.
Anche la serie nera degli incidenti di quest’estate deve essere letta alla luce di queste statistiche. Il casuale verificarsi degli eventi, unito a una sovraesposizione mediatica che, dopo Palermo, ha messo in evidenza notizie di incidenti che altrimenti sarebbero stati trattati con minore risalto, ha dato la sensazione di un mondo del volo diventato improvvisamente insicuro. Ma il “trend” degli incidenti negli ultimi decenni è in continua diminuzione, anche se lenta e intervallata da picchi. Ed è davvero difficile immaginare che il picco dello scorso agosto sia l’indice di una repentina inversione di tendenza.

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Rischio teorico: quasi “zero”…

Disastro aereo
Disastro aereo

Voler fare una comparazione tra la sicurezza dell’aereo e quella degli altri mezzi di trasporto è una cosa che, probabilmente, non ha grande valore scientifico.
Rendere omogenei dati su modi di spostarsi così diversi, alcuni necessariamente pubblici come il treno; altri, come l’auto, molto più sviluppati per quanto riguarda l’uso privato, è cosa davvero difficile e ancora più difficile è trovare un’unità di misura di “sicurezza” che vada bene per tutti.
Tuttavia, basta un esempio un po’ surreale per dare un’idea di quanto marginale sia la possibilità di essere coinvolti in un incidente aereo. Se si ipotizza che un volo duri in media una sola ora (nella realtà la durata media di un volo di linea è molto maggiore), un bimbo appena nato che trascorra l’intera sua vita a bordo di un aeroplano dovrà volare per duecentoottantacinque anni per raggiungere i due milioni e mezzo di ore che statisticamente comportano un incidente. Certo, stiamo parlando di probabilità, non di certezze; ma la dimensione del rischio è chiara.

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