Giovedì 25 Aprile 2024 - Anno XXII

Traslocare negli States

Trasferirsi in un’altra città? Più facile a dirsi che a farsi. Al fatidico giorno del trasloco sarà comunque il caso di arrivarci ben preparati, come fanno gli americani, per evitare di dover correre ai ripari all’ultimo momento

Traslocare negli States

Traslocare non è così facile come sembra.
Una volta raccolti tutti assieme, gli arredi di casa vostra moltiplicano magicamente il loro volume andando a riempire i più capienti dei furgoni, furgoncini e van.
Eppure, visti nel loro ambiente naturale, non sembravano affatto così ingombranti!
La consapevolezza che i servizi di un professionista sono necessari si materializza, solitamente, quando realizzate che la spaziosissima station wagon chiesta in prestito alla zia non può ospitare più di cinque-sei scatoloni e un paio di sedie, nemmeno se incastrate il tutto con perizia degna di un campione di Tetris (famoso videogame). 

Italia mammona

Traslocare negli States

In Italia, per vari motivi, i traslochi non avvengono di frequente.
Sia per la sostanziale staticità del mercato degli affitti che spinge le persone, una volta trovata una casa, a tenersela; sia per la statistica che vede i figli rimanere a casa con i genitori fino ad un’età non propriamente giovanile. Secondo l’Istat, fra gli italiani nella fascia d’età compresa fra i trenta e i quarant’anni, ben il quaranta per cento degli uomini e il venti delle donne, vive ancora in casa con i genitori.
Questa tendenza, certamente dovuta anche a motivazioni economiche, oltre che alle virtù della “lasagna della mamma” (che, per inciso, è sempre la migliore) priva però il mercato dei traslochi dei suoi attori principali: i giovani.
Negli Stati Uniti, dove i giovani lasciano casa mediamente almeno cinque anni prima che in Italia, il mercato degli affitti è invece molto più reattivo. Non è raro che una persona cambi casa anche più di due volte l’anno.

Alla ricerca del “nido” adatto

Traslocare negli States

Negli Stati Uniti la prima tappa, appena lasciati mamma e papà, consiste nel trovarsi una casa da dividere con altri studenti universitari, solitamente situata in periferia e abitata da almeno quattro o cinque persone. L’economicità, all’inizio, è il fattore determinante e in questi casi il motto tipico è “divide et risparmia”, parafrasando Giulio Cesare.
Molti non durano più di sei mesi nel caos più totale, rappresentato dalla classica casa-studenti e col tempo affinano le amicizie scegliendosi le due o tre persone con le quali andare a convivere, magari in un “flatshare” (appartamento condiviso) più tranquillo e più vicino al centro.
Dopo qualche mese o un anno, visto che spesso aumentano anche le disponibilità economiche grazie ai primi lavori, si passa a case più ricercate e di alto livello o magari si decide per il grande passo, andare a convivere con il partner di turno.
Facile immaginare come, con questo iter giovanile, vada di pari passo il mercato degli affitti e dei traslochi.
Allo stesso modo negli States è molto frequente il trasferimento da una città all’altra.  Trasferirsi altrove e conoscere altri luoghi è considerato un arricchimento culturale e professionale; le università prima e le stesse aziende poi, incoraggiano i propri studenti o lavoratori a fare esperienze temporanee in altre università o sedi aziendali.
Con dei movimenti vorticosi di persone come questi, è abbastanza ovvio che il mercato si sia preparato di conseguenza. Inoltre ad influire molto sulla mole dei traslochi è l’abitudine in America, al contrario che in Italia, di dare in affitto gli appartamenti prevalentemente non arredati.

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